Noi speriamo sempre e in ciascun momento è in un certo modo un atto di desiderio, e altresì un atto di speranza, atto che benché si possa sempre distinguere logicamente, nondimeno in pratica è ordinariamente un tuttuno, quasi, coll’atto di desiderio, e la speranza una quasi stessa, o certo inseparabil, cosa col desiderio.

Cercavo le parole giuste per scrivere sulla Pasqua, parole che andassero bene ai credenti e ai non credenti. E chi mi viene in aiuto? Leopardi! Leopardi e il suo aggrapparsi a qualcosa, alla poesia, alla capacità degli uomini di costruire insieme per il bene, a quella ginestra forte più della difficile superficie vulcanica, al desiderio e alla speranza scarsamente attribuitagli. Sì, aggrapparsi a qualcosa è necessario nella vita, in ciascuna storia, perché è ciò che ci fa andare avanti nonostante tutto. Possiamo non credere in Cristo, però la Pasqua ci riguarda ugualmente e ci mette davanti una grande verità. Del resto, soprattutto nel mondo della scuola, tutti beneficiano del periodo pasquale, persino coloro che normalmente si oppongono o non partecipano agli esercizi spirituali in preparazione, organizzati dai docenti di Religione e da altri colleghi credenti, anche quelli che non vogliono il crocifisso in classe, lo stesso crocifisso che è segno emblematico della Pasqua e passaggio necessario per la Resurrezione. Il cristiano si aggrappa alla croce e la croce abbraccia il cristiano, ma ciò che è più sorprendente, è l’abbraccio totalizzante, cioè per tutti, tanto da stupire – si legge in uno dei Vangeli – persino un centurione che fa una vera professione di fede: “Costui era veramente il Figlio di Dio”! E chi non ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno o a qualcosa per vivere? Stolto è chi pensa di bastare a se stesso, in che modo potrebbe mai essere aggrappato a sé? Persino San Pietro ha pensato di esserlo per ben tre volte, ma poi ha pianto amaramente! Siamo in buona compagnia allora, soprattutto se ad essere compagno è il cosiddetto “Buon Ladrone”, uno dei due crocifissi insieme a Gesù. È stato capace, sbilanciandosi verso Cristo, anche fisicamente, di essere il primo inquilino del Paradiso; ha potuto farlo perché si è fidato, abbandonato, aggrappato. Ci insegna che la croce “è un ponte sicuro verso la Resurrezione”, che il verbo “sperare” va sempre coniugato al presente quando si parla di fede, di carità, di sogni, di progetti, che si può vivere da “risorti”, anche i non credenti, perché la Pasqua è per tutti.

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