«Alcuni russi dicono che non esistiamo: a Palermo un festival per riaffermare l’identità ucraina»
A Uzhorod, al confine con la Slovacchia, mentre fuori risuonano le sirene, i profughi ucraini trovano riparo nei rifugi antiaereo. Una bambina tiene in braccio un bambolotto. Lo smalto rosso sulle manine, un giubbotto pesante addosso e alle sue spalle tanti sacchetti pieni di cibo. I segni lasciati dei carri armati sulle strade vuote di Kherson, occupata dai russi. Bunker, partenze, abbracci, animali domestici. La vista delle esplosioni dalla finestra.
Sono solo alcune delle foto che verranno proiettate il 25 marzo, dalle 11 alle 18.30 al Centro Internazionale di Fotografia dei cantieri culturali della Zisa a Palermo per In Prima Linea Presentazione di foto che documentano la guerra in Ucraina. Più di trecento foto inviate da reporter e fotografi ucraini, rimasti nelle loro città per documentare la guerra e fornire al mondo uno sguardo diretto sulla tragedia che il loro popolo sta affrontando.
È una delle tante iniziative parte di Ucraina. La terra di confine – Festival della cultura Ucraina, che si svolgerà nel capoluogo siciliano dall’11 marzo al 10 aprile. Tra Palazzo Steri, i Cantieri Culturali della Zisa, la Fondazione Sant’Elia e il cinema Rouge et noir, troveranno spazio i lavori di autori, registi e fotografi ucraini attraverso mostre, presentazioni di libri e una rassegna di proiezioni cinematografiche. L’idea nasce da una telefonata tra due dottorande ucraine dell’Università degli studi di Palermo, Kateryna e Olena, poco prima dell’invasione russa. «La situazione era già tesa – spiega Olena Moskalenko – I media russi dicevano che la cultura ucraina non esisteva. Ci sentivamo in dovere di spiegare che non è così. Siamo uno stato più piccolo è vero, però anche noi abbiamo la nostra voce e per noi era fondamentale farla sentire».
Olena Moskalenko è una dottoranda di scienze umanistiche. Originaria di Kiev, vive a Palermo da 10 anni. Nella sua città natale ha conosciuto il marito, un medico alcamese. I due si sono innamorati e ha deciso di venire a vivere in Sicilia. A Kiev, il palazzo in cui abitava da bambina, proprio in queste settimane è andato distrutto. Kateryna Filyuk, invece, è di Odessa. Si è trasferita a Palermo quattro anni fa, per lavoro. Adesso è all’ultimo anno di dottorato, è sposata con un fotografo palermitano e ha un figlio di un anno e mezzo. Si sta specializzando in fotografia sovietica degli anni ’60, l’idea di In Prima Linea Presentazione di foto che documentano la guerra in Ucraina è sua.
«Alcuni fotografi ci hanno inviato una o due foto – spiega la curatrice – altri venti o addirittura trenta. Non faremo una selezione. Vogliamo mostrare tutto quello che ci è arrivato». Reportage per le strade delle città, colpite dai bombardamenti, scene di vita quotidiana nei bunker, ritratti di amici e parenti testimoni del conflitto: così i fotografi ucraini hanno risposto all’appello del centro culturale IZOLYATSIA, di 89books e del Centro Internazionale di Fotografia. «Io e mio marito conosciamo tanti fotografi in tutto il mondo – racconta Kateryna– specialmente in Ucraina. Abbiamo chiesto loro di inviarci i loro ultimi lavori e così hanno fatto. C’è chi ha fotografato come si cucina il cibo nei bunker, chi ha fatto i ritratti delle bambine che sono scappate dalle zone di guerra e sono al confine con la Polonia. Il lavoro che stanno facendo è molto importante e ci restituisce una visione del conflitto in prima persona».
Tra le foto proiettate, al Centro internazionale di fotografia, ci saranno anche quelle di Maks Leviv. Il fotogiornalista ucraino scomparso dal quartiere di Vishgorod, a nord di Kiev. Il suo amico e collega Markiian Lyseiko non ha notizie di lui dal 13 marzo. Quel giorno Maks stava andando a Moshchun, ma nell’area in cui stava lavorando sono scoppiati i combattimenti; Markiian teme che l’amico possa essere stato ucciso o rapito dall’esercito russo. Tra i tanti, ad inviare una sua selezione da Irpin, anche Oleksandr Glyadelov, il fotografo ucraino in mostra a Palazzo Riso, fino al 31 marzo.