Alice, da musa
a custode dei gioielli
di Franco Battiato

Era il 1980 e Il vento caldo dell’estate attraversava l’Italia, evocando l’essenza di una stagione di amori, bugie, malinconie, e consacrando il talento di una cantante di Forlì, Carla Bissi, diventata prima Alice Visconti e poi semplicemente Alice. Merito dell’incontro con Franco Battiato e Giusto Pio, da cui sarebbero poi venuti fuori altri brani pietre miliari di quell’epoca, come Per Elisa, Chan-Son Egocentrique e I treni di Tozeur.

«Fu il nostro comune manager, la buonanima di Angelo Carrara, a farci conoscere», ricorda Alice. «Era il 1979, io avevo iniziato a scrivere canzoni ma desideravo confrontarmi con qualcuno che mi dicesse continua o lascia perdere. Carrara pensò a Battiato, che mi disse: “Ascolto e poi ti dico”. Quando ci rivedemmo fu spiccio: “Continua così, ci rivediamo tra un anno e facciamo l’album”. E questo accadde».

Così nacquero Caponord e il singolo Il vento caldo dell’estate. «Quel disco scaturì da una collaborazione intensissima tra di noi e Giusto Pio», continua Alice. «Il vento caldo dell’estate era basato su un tema scritto da Francesco Messina che Franco risolse in canzone. Il mio sogno di cantautrice si concretizzò nel miglior modo possibile». Poi arrivò la vera svolta: l’album Alice, quello di Per Elisa, la canzone che trionfa a Sanremo. Era il 1981. Un anno memorabile per il Festival, che ritrova slancio, per Alice e anche per Franco Battiato, che dilagava con La voce del padrone. «Ci trovammo entrambi sugli scudi, io grazie a quel disco ebbi un notevole successo in Germania. Poi, le nostre strade si separarono».

«Con Franco non ci siamo mai persi di vista del tutto e siamo sempre rimasti amici fin dai primi momenti della nostra conoscenza. Chiaramente la nostra collaborazione più intensa risale a quegli stupendi anni Ottanta».

Ma chi ha perso le tracce del fortunato sodalizio ai tempi della Chan-Son Egocentrique o del duetto all’Eurofestival con I treni di Tozeur è stato un po’ distratto. I riferimenti incrociati tra i due, infatti, non sono mai venuti meno, dai Gioielli rubati dalla pupilla al maestro nel 1985 ai blitz della cantante di Forlì ai concerti del vate etneo con Antony e la Filarmonica Arturo Toscanini, dalla Eri con me firmata Battiato-Sgalambro su Samsara (2012) fino al duetto nella cover di La realtà non esiste di Claudio Rocchi, incluso poi in Weekend (2014) insieme a un brano dello stesso Battiato (Veleni), autore anche della traduzione della Tant de belles choses di  Françoise Hardy. 

Franco Battiato e Alice

Insomma, le affinità elettive si sono protratte negli anni, nonostante i due abbiano viaggiato su rotte distanti che hanno portato la musa di Per Elisa ad allontanarsi dai riflettori – mostrando una rara curiosità nella ricerca, nella collaborazione, con frequenti incursioni nella classica – rispetto alla sempiterna popolarità del suo mentore.

«Ho avuto la fortuna di incontrare tante persone, italiane e straniere, che mi hanno accolto e accompagnato nella mia carriera, fra cui Francesco Messina, con il quale condivido la vita da oltre trent’anni», racconta Alice. «Con Franco non ci siamo mai persi di vista del tutto e siamo sempre rimasti amici fin dai primi momenti della nostra conoscenza. Chiaramente la nostra collaborazione più intensa risale a quegli stupendi anni Ottanta».

La cantante è infastidita quando si specula sulle condizioni di salute del Maestro di Milo. «Non sarebbe male lasciare nel riserbo di cui ha bisogno chi sceglie di dedicarsi alla guarigione delle conseguenze di così tanti e sfortunati incidenti»

Trentasei anni dopo, nel 2016, quel tour in coppia sfiorato all’indomani del quinto posto all’Eurofestival con I treni di Tozeur, si concretizzò. Per Alice si chiudeva un cerchio. «Era un mio sogno che arrivava da lontano e che finalmente si realizzava: già nel 1984 gli chiesi di fare alcuni concerti insieme ma lui, quell’anno, decise di non esibirsi dal vivo. Mi raggiunse solo in qualche mia esibizione in Sicilia. Con Franco ho un rapporto professionale e personale privilegiato. È stato un motivo di grande gioia per me condividere il palco con lui, l’avevo sempre desiderato e quando me lo hanno proposto ho esultato. Io quando canto Franco non faccio altro che aderire a quello che lui scrive, trovando una continuità fra le nostre sensibilità. Franco è una persona straordinaria che ha qualità fuori del comune a diversi livelli. Ha un’intelligenza sopraffina, ha fatto un grande percorso spirituale, è di una generosità straordinaria. E oltre ad essere un artista profondo, è un uomo di qualità superiori alla media. Tra me e lui c’è un’affinità che non saprei descrivere. Ma perché farlo? Solo le cose esteriori possono essere raccontate a parole».

Alice in concerto

Per questo motivo, la cantante è infastidita quando si specula sulle condizioni di salute del Maestro di Milo. «Non sarebbe male, dato che la parola “privacy” si è ormai svuotata di qualsiasi valore reale, provare a riesumare il caro vecchio buon senso al fine di lasciare nel riserbo di cui ha bisogno chi sceglie di dedicarsi alla guarigione delle conseguenze di così tanti e sfortunati incidenti», ebbe modo di commentare su Facebook.

Da musa di Battiato, adesso Alice si è trasformata nella custode dei gioielli del suo compagno d’arte. Alice canta Battiato è il titolo dello show con cui sta girando l’Italia in questa estate attraversata dallo spettro del virus. Al suo fianco, un altro amico dell’autore di Povera patria, il pianista Carlo Guaitoli. Il vento caldo dell’estate soffierà martedì 18 agosto all’Anfiteatro di Zafferana Etnea, mentre il 18 settembre s’insinuerà in piazza Cavour a Pantelleria. In scaletta canzoni popolarissime, ma anche pezzi tutti da scoprire, che rendono il concerto una celebrazione del genio del compositore siciliano e dell’eccezionale voce di Alice.

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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