Sesso e ballo così il Festival di Sanremo esorcizza la pandemia

“Questa terra sparirà. / Nel silenzio della crisi generale / Ti saluto con amore / Con le mani, con le mani, con le mani / Ciao ciao / Con i piedi, con i piedi, con i piedi / Ciao ciao / E con la testa, con il petto, con il cuore / Ciao ciao / E con le gambe, con il culo, coi miei occhi / Ciao! /Questa è l’ora della fine…». Richiami ai Rem, quelli di It’s the end of the world as we know it (and I feel fine), o, se preferite, alla versione emiliana A che ora è la fine del mondo? di Ligabue, e, soprattutto, un tuffo nella disco music anni 70/80 versione Gioca jouer di Claudio Cecchetto. «Ma un Gioca jouer filosofico, esistenzialista, apotropaico», tiene a precisare Dario Mangiaracina, anima palermitana del duo La Rappresentante di Lista, del quale la viareggina Veronica Lucchesi è l’altra metà.

In un periodo in cui le discoteche sono chiuse a causa della pandemia, da Sanremo, quasi come un esorcismo collettivo, parte un invito al ballo, a liberarsi da ogni freno. Se la coppia del “queer pop” immagina una fine del mondo tutta da danzare nella distopica Ciao Ciao, il brano con il quale è in lizza all’Ariston per il secondo anno consecutivo, il “cantautorapper” Dargen (Jacopo all’anagrafe) D’Amico in Dove si balla consiglia di infischiarsene: “Fottitene e balla tra i rottami per restare a galla… Che brutta fine tra le mascherine”, canta tra tunz tunz tunz , Vasco, Jovanotti e Gabry Ponte. Tormentone garantito, sulla scia di quello di Musica leggerissima di Colapesce-Dimartino, vincitori morali del Sanremo 2021. «Ci può stare», commenta il quarantunenne milanese. «I due cantautori siciliani celebravano il potere salvifico del pop, io quello dionisiaco del ballo. Il mio pezzo è una sorta di istruzioni per l’uso verso l’uscita dalla pandemia. Dopo due anni di immobilismo, non solo fisico, abbiamo bisogno di movimento».

Donatella Rettore e Ditonellapiaga

È la stessa finalità che si pone un’altra coppia esplosiva di Sanremo2022: Donatella Rettore e Ditonellapiaga. L’ex “bambina cattiva” del punk nostrano e la sua fan Margherita Carducci però virano verso I feel love di Donna Summer, ansimare compreso. «I giovani a causa della pandemia hanno perso due anni fondamentali della loro vita e giovinezza. Noi vogliamo ridargli un po’ di guizzo e spensieratezza», spiegano, parlando della canzone Chimica con cui sono in gara al Festival e che recita così: “E le tue labbra sulle mie labbra / La mano sulla coscia incalza / E credimi ti dico sì / È solo una questione di / chimica…”. O ancora: “E non m’importa del pudore / Delle suore me ne sbatto totalmente / E non mi fare la morale / Che alla fine, se Dio vuole è solamente / Una questione di / chimica”.

«È una canzone che è provocazione e tanta ironia. Un incontro tra generazioni, ma anche tutto al femminile per ribadire il “girl power”» sostengono Rettore, 66 anni, e Ditonellapiaga, 24. «Siamo sempre in difficoltà, anche dopo quarant’anni, nel poter dire certe cose. Questo è un fardello che le donne si portano dietro da anni. Speriamo di buttare giù questo muro e ottenere la parità di genere. La nostra canzone è un gioco di parole, di musica. Siamo due cantautrici, veniamo da generazioni diverse, ma entrambe vogliamo lottare insieme per questo».

«Con l’arrangiamento di Mousse T, – spiega Morandi – “Apri tutte le porte” ha una bella carica. Non è la classica canzone di Sanremo.

Un concetto che ribadiranno nella serata delle cover, per la quale hanno scelto Nessuno mi può giudicare, portata al successo da Caterina Caselli. «Se non vinciamo noi, spero vinca La Rappresentante di Lista», tifa Donatella Rettore, evidenziando l’unità d’intenti con il duo siculo-toscano.

“Apri tutte le porte / Brucia tutte le scorte / Fai entrare il sole / L’abitudine è una brutta bestia / Un parassita che lentamente infesta / Tutto quanto fino a prendere il potere / E non riesci più a reagire”, è invece il pensiero positivo che Lorenzo “Jovanotti” Cherubini ha trasferito a Gianni Morandi nel brano funky Apri tutte le porte con lui l’ex ragazzo di Monghidoro torna per la settima volta al Festival dove debuttò nel 1972 nei saloni del Casinò, vincendo all’Ariston nel 1987 insieme a Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con Si può dare di più, e dove è stato anche conduttore per due splendide edizioni (2011 e 2012).

«Apri tutte le porte è una canzone di speranza», spiega Morandi. «Il suo ritmo, con l’arrangiamento di Mousse T, ha una bella carica. Non è la classica canzone di Sanremo, ma è una canzone che spero possa piacere e divertire. Non che io possa mandare chissà quale messaggi, ma con il mio entusiasmo cerco di trasmettere comunque qualcosa attraverso la mia canzone».

Chissà se basterà una canzone per “riportare leggerezza” nelle case degli italiani, come Amadeus ripete come un mantra.

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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