Oggi più che mai c’è bisogno di ossigeno e aria pura, per questo è necessario non dimenticare che «il respiro della Terra è il nostro respiro, non possiamo permetterci di distruggerla». A ricordarlo è Vandana Shiva, filosofa, attivista ambientale ed ecofemminista indiana che è stata protagonista, lo scorso 22 aprile, di un “colloquium” virtuale alla Scuola Superiore di Catania organizzato in occasione della giornata internazionale della Terra.

INTERCONNESSIONE. Invitata a parlare dall’antropologo Gesualdo Busacca, Vandana Shiva ha impostato il suo intervento con un approccio tout court. Del resto, la sua è una personalità poliedrica, costruita grazie a un approccio multidisciplinare: da filosofa, infatti, ha applicato i suoi studi alla fisica per la tutela dell’ambiente. Temi apparentemente distanti tra loro, ma in realtà interconnessi: la democrazia planetaria supera ogni divisione. È questo che significa “Earth Democracy” (titolo originario di “Il bene comune della Terra”, di Vandana Shiva). Chiarendo il concetto, la Shiva propone un esempio concreto: «La pandemia in corso mostra quanto l’emergenza sanitaria e quella ambientale siano legate tra loro. Quest’ultima a sua volta è frutto di colture intensive che distruggono la biodiversità della flora».

ECO-FEMMINISMO. Ogm, eccessivo sfruttamento dei terreni e uso di pesticidi stanno eliminando le piccole coltivazioni di semi vari a cui in India si dedicano le donne: ecco perché l’attivismo di Vandana Shiva è tanto ecologista quanto femminista. Vicepresidente di Slow Food, la Shiva si batte per la difesa delle colture biologiche, laddove le agricolture intensive rischiano di rendere infertili i terreni impendendo di sfamare tutta la popolazione della Terra. «Fin dalla colonizzazione, e oggi ancor di più a causa della globalizzazione e del capitalismo maschilista, – denuncia la filosofa – l’egocentrismo dell’uomo ha sempre danneggiato la natura. Se un tempo si parlava di apartheid umana come esclusione degli Africani, oggi si dovrebbe parlare di eco-apartheid: uno sfruttamento intensivo dell’ambiente per la produzione del dannoso junk food globale che rischia di lasciare privi di risorse alimentari i più poveri, emarginati». Il ritorno a un’agricoltura glocale e alla produzione di cibo locale possono essere la soluzione. «Bisogna mettere da parte l’insaziabilità e puntare alla sostenibilità».

CULTURA INCLUSIVA. Ambiente, ecologia, economia sono strettamente correlati tra loro: «Oikos, dal greco, è la radice comune di economia ed ecologia, che dovrebbero progredire insieme. L’economia deve generare vita, non distruggerla. Oggi invece essa è un management troppo astratto e distante dall’ecologia afferma Vandana Shiva», con un appello ai giovani affinché prendano in mano la situazione. «C’è bisogno di una nuova rinascita con un concetto inclusivo di cultura, che comprenda anche la cultura ecologica. Una prospettiva più profonda in cui innovazione non significhi distruzione e investimento non significhi solo rendimento in denaro, una scienza inclusiva come quella del genio del Rinascimento, Leonardo».

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