Una miscela di jazz, progressive, pop e world music. Un approccio cantautorale che fa dell’uso ricercato della vocalità uno dei suoi punti di forza. Tutto insieme a fraseggi strumentali e sonorità che, seppur attuali, afferiscono anche a strumenti tipici della tradizione popolare siciliana. C’è questo e molto altro in Amanti, Santi e Naviganti, il nuovo album del ricercatore e cantore popolare siciliano della zona dei Nebrodi Antonio Smiriglia.

TRACCE DEI MAESTRI. Un autore nebroideo, tra gli esponenti più interessanti della musica popolare d’autore, che vanta collaborazioni importanti come quella con i maestri Ambrogio Sparagna e Franco Battiato, e i cui lavori sono caratterizzati da un’inconfondibile energia, l’elemento che lo ha fatto conoscere in tutta Italia grazie anche alla sua voce potente e ai suoi testi profondi. L’intento, alla fine della stesura di questo prodotto musicale, rimane quello di non privarlo del legame indissolubile con le proprie tradizioni e con la propria terra, tentando, anzi, di rivitalizzarle, riattualizzandole e arricchendole di stratificazioni di tutte quelle esperienze che ci conducono inesorabilmente alla contemporaneità. Nei testi, nove tracce in tutto, ecco echi del Peter Gabriel della “svolta” world music che convivono con i sentori di formazioni italiane, quali Canzoniere Grecanico Salentino e Nuova Compagnia di Canto Popolare, fino ad arrivare a produzioni vicine a quelle di Eugenio Bennato e, come già detto, Ambrogio Sparagna.

ELEGANZA ARCANA. L’ascolto, sin dal primo brano, palesa limpidezza, eleganza ed una trama compositiva ed esecutiva complessa, ma scorrevole e di facile acquisizione, mai ingombrante e funzionale ad un sound che avvolge e coinvolge emotivamente attraverso il sapiente dosaggio di meticciamenti di generi, forme e stili, frutto di mescolanza fra il recupero della memoria di ciò che è stato e la contemporaneità. «L’esigenza di svelare una nuova tipologia di canzone autorale – ha dichiarato Smiriglia – è l’obiettivo del mio nuovo lavoro che rimane ancorato all’idioma d’origine, conducendo il pubblico che ascolta oltre i suoi confini con inflessioni plurilinguistiche che non possiedono coordinate ben precise. Tutto con l’intenzione di comunicare sentimenti ancestrali, arcani e attuali al tempo stesso, con un sapere aperto a diversi ritmi e aree semantiche e senza cristallizzazioni di carattere storico, geografico, sociale e antropologico». In sintesi, si tratta di un lavoro con una forte componente evocativa ed una sottesa pregnanza di immagini che, idealmente, accompagnano le narrazioni contenute nei testi, talvolta scaturiti dalla ricerca delle tradizioni o, altrimenti, frutto dell’odierna originalità creativa del cantore. Complessivamente ne scaturisce un nuovo percorso di ricerca musicale e personale dell’artista e dei musicisti che lo hanno coadiuvato, dalla quale sgorga un’originalità unica nel suo genere, atta a scandagliare l’animo umano nelle sue diverse sfaccettature, attraverso il tempo che scorre.

Un album, registrato negli studi di Giuseppe Faranda, a Brolo, in provincia di Messina, ed edito in coedizione da Aventino Music-Opensoundmusic, interamente scritto da Antonio Smiriglia (che si destreggia fra voce e chitarra acustica), coadiuvato da Fabio Sodano (anche flauto traverso, ottavino flauto, di canna, sax soprano, xaphoon) e Tonino Lazzaro (alla fisarmonica) agli arrangiamenti. Chiudono il cerchio i musicisti Sebastiano Montagna (chitarra classica), Socrate Verona (bouzouki, violino), Pino Garufi (basso, contrabbasso), Stefano Sgro’ (batteria) e Michele Piccione (tamburi a cornice, marranzano). Tutti artisti che fanno parte integrante della grande famiglia del cantautore messinese, al cui album hanno partecipato, sotto forma di featuring, pure Oriana Civile (voce), Nino Milia, (chitarra classica), Calogero Emanuele (mandolino) e Marco Corrao (elettronica). Un lavoro che si conclude con una canzone simbolo, ovvero con il brano Tempu, un invito a cogliere l’attimo e a vivere intensamente il momento “hic et nunc” e a non rinviare a domani quello che si può fare oggi. Un “carpe diem” di oraziana memoria che presuppone, tra l’altro, una profonda riflessione sul momento storico che si sta vivendo tuttora.

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