Art Bonus, la norma sconosciuta che potrebbe far crescere la Sicilia
Si è svolto recentemente presso il DISUM dell’Università di Catania un incontro per riflettere sulle sorti del patrimonio artistico nel nostro territorio. La misura, che prevede il sostegno alle nostre opere da parte di enti come aziende a banche in cambio di grandi detrazioni fiscali ed è poco nota e praticata al Sud, è stata illustrata dall’ingegnere Carolina Botti, referente del progetto per il Ministero dei Beni Culturali
La Sicilia, terra di grande ricchezza artistica e culturale ma con un’enorme povertà di investimenti. È quanto emerge dalla lettura dei dati relativi all’Art bonus per il sud Italia e le Isole, istituito dalla legge 106 del 2004 “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, che si è svolto presso l’ex Monastero dei Benedettini di Catania. Una misura volta a sostenere i nostri beni e a favorire il mecenatismo culturale incentivando gli enti quali aziende e banche, ma anche singoli cittadini, ad elargire donazioni in denaro in cambio di una detrazione fiscale pari al 65% dell’importo speso. Eppure, nonostante il vantaggio economico ricavabile, dei ben 345 milioni di euro raccolti solo il 2% proviene dal Sud, le cui erogazioni in denaro ad oggi si fermano a 586.916€, ovvero solo lo 0,17% del totale.
PROBLEMA STRUTTURALE. «Il problema non riguarda solo la Sicilia ma coinvolge la gran parte del Sud – spiega al Sicilian Post Carolina Botti, referente Art Bonus per il Ministero dei Beni culturali – quindi sicuramente c’è un discorso strutturale alla base che riguarda l’ambito degli investitori, spesso non così presenti in termini di fondazioni bancarie piuttosto che di imprese». Il nostro territorio presenta dunque uno scarto rispetto al resto della Penisola dovuto al tessuto economico scarno di potenziali benefattori. Eppure la differenza tocca anche questioni più strettamente amministrative e politiche. Continua l’ingegnere Botti: «C’è stato anche un ritardo temporale nel recepimento della norma e nella consapevolezza di come possa essere utilizzata a vari livelli, ovvero nella pubblica amministrazione e nei principali istituti culturali». Inoltre bisogna tenere in considerazione i tempi di natura burocratica, che spesso minano un intervento diretto ed immediato a danno non solo degli enti promotori di restauri ma anche di iniziative potenzialmente benefiche per la Sicilia, come l’Art Bonus stessa. «Mi auguro che sia solo un discorso di natura temporale – conclude fiduciosa Carolina Botti – però bisogna lavorare sodo per eliminare tutti quelli che possano essere ostacoli o impedimenti nell’applicazione (della norma, ndr)». Per esempio con interventi che permettano di «includere una facilitazione dal punto di vista di chi poi deve realizzare le opere e quindi dimostrare che quanto viene donato effettivamente si traduca in qualcosa di concreto non resti una “cattedrale nel deserto”».
L’ART BUONUS PUÒ DAVVERO ESSERE UNA RISORSA? È abbastanza risaputo quanto difficile possa essere per un ente pubblico nei nostri territori valorizzare e mantenere aperti siti di valore storico e culturale. Come spiega Mariarita Sgarlata, consigliare delegato della Fondazione Inda di Siracusa e con un passato come assessore ai Beni culturali della Sicilia, la questione investe direttamente le aziende lì dove si richiede di finanziare opere manutentive di ordinaria amministrazione che di fatto non danno un ritorno di immagine significativo per l’impresa, oltre il fatto che «l’Art Bonus in Sicilia non è stato recepito direttamente giacché le leggi nazionali vengono in qualche modo riviste e ritoccate», ritardando quel processo comunicativo essenziale nella promulgazione di norme come questa. Non mancano d’altro canto esempi virtuosi, come il caso raccontato da Antonio Marcellino, fondatore e direttore del Festival Internazionale del Val di Noto Magie Barocche, il quale ha tratto un certo vantaggio dalle possibilità date dalla Legge 106 nello sviluppo dell’evento (raccolti 11.000,00 € al 09/05/2019). Ma è un caso isolato. Catania non presenta al momento nessuna donazione per entri quali il Centro Zo Culture Contemporanee o Scenario Pubblico Compagnia Zappalà Danza. Sono questi esempi di occasioni mancate per far rivivere luoghi e risorse culturali sofferenti nel nostro Paese.