Avola città europea all’alba del Rinascimento: merito della famiglia Aragona Cortès
La storia siciliana ci ha spesso abituato a riservare delle sorprese. Non stupisce, quindi, che, fra le carte dimenticate e documenti d’archivio custoditi fuori dall’isola, possano ancora oggi emergere famiglie eminenti e storie in grado di ridisegnare la nostra visione relativa al passato dell’isola. È il caso della città di Avola nel ‘500 e dell’enorme influenza che ebbe nella storia europea grazie all’insediamento della famiglia Aragona Cortès: a questo tema di riscoperta storiografica ha dedicato i suoi studi la dottoressa Francesca Gringeri Pantano, confluiti nel volume Il marchesato di Avola nel Cinquecento. I conventi, i feudatari. Santa Maria di Gesù dalla fondazione alla ricostruzione, recentemente presentato a Catania. «La famiglia Aragona Cortés – spiega l’autrice – seppe guardare oltre, legando i propri luoghi e le città dell’isola con la storia dell’Europa tutta». A partire dal loro decisivo ruolo nella fondazione del convento francescano dei Minori Osservanti, l’autrice ricostruisce l’intrecciarsi di vicende diplomatiche, cambiamenti socio-economici e stratificazioni culturali che ebbero profonde conseguenze sugli equilibri di potere e sul futuro dell’isola.
DIMENSIONE GLOBALE. Come spiega la prof.ssa Lina Scalisi, ordinario di Storia Moderna presso l’università di Catania, «si tratta di libro molto complesso che intreccia quattro tematiche differenti: il casato, la storia urbana della città di Avola, il tessuto religioso e la complessità delle istituzioni». La narrazione della Gringeri Pantano, però, non trascura di mettere in evidenza le figure di spicco della famiglia: primo fra tutti Carlo Aragona Tagliavia, primo principe di Castelvetrano ma anche viceré di Catalogna e presidente del Regno di Sicilia, al quale, secondo la ricostruzione dell’autrice, si deve il merito di avere ampliato la sfera d’influenza della famiglia oltre la dimensione isolana grazie ad un’accorta politica matrimoniale che gli permise di estenderla fino al Regno di Napoli, alla Spagna, fino in Messico. Un’influenza geopolitica che, inevitabilmente, si rifletteva in floride entrate economiche, testimoniate dall’ingente quantità di miniere d’argento e coltivazioni di canna da zucchero possedute dalla famiglia.
DONNE STRAORDINARIE. «Centrale, nel libro, è anche la dimensione di genere. Esempio più rappresentativo è lo spazio dato alla figura della Marchesa di Avola Maria de Marinis» spiega la docente Lina Scalisi. «Attraverso i documenti – aggiunge Francesca Gringeri Pantano – ho scoperto la figura di questa donna straordinaria della quale niente era conosciuto e che emerge con la sua grande autorità. Ho trovato a Napoli interi volumi che testimoniano il suo interesse per questioni di natura farmaceutica ed una lettera che ci tramanda quanto ci tenesse alla salute dei cittadini, al punto da realizzare un piano di assistenza domiciliare».
Un imponente lavoro storiografico durante il quale la Pantano si è avvalsa dei preziosi documenti ancora conservati presso archivio Pignatelli di Napoli: « Al suo interno ho avuto modo di consultare reperti scritti non solo in siciliano ma anche in spagnolo e italiano che gettano una luce su molteplici aspetti di cui altrimenti non avremmo avuto notizia: da come la famiglia gestiva l’amministrazione cittadina ai loro registri contabili fino alla corrispondenza privata».