C’è un periodo dell’anno in cui in un piccolo borgo della Sicilia sembra di tornare al XVII secolo: la gente scende in strada, una strana lingua anima i vicoli e tutti sono in festa. È ciò che accade in occasione del “Gioco del Maiorchino”, appuntamento ludico annuale che si svolge a Novara di Sicilia (ME) fin dal ‘600, durante il quale i partecipanti riuniti in squadre si sfidano nel lancio lungo le vie della città di una forma di formaggio maiorchino prodotto con latte di pecora e capra da cui il gioco prende il nome. Negli ultimi 35 anni a organizzare l’evento nel periodo carnevalesco è stato il “Circolo Sportivo Olimpia”, grazie al quale il gioco con la rete Tocati’ di Verona è entrato nel Registro Delle Buone Pratiche di Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco alla fine del 2022.

UN PREMIO CHE PARTE DA LONTANO. «Il riconoscimento ottenuto è per noi motivo di grande orgoglio – afferma il presidente del circolo Angelo Di Pietro –, è un traguardo raggiunto gradualmente. Nel 1987, con l’associazione “Pro noa” di cui io facevo parte, abbiamo deciso di ufficializzare il gioco del maiorchino, nato oltre 400 anni fa, organizzando ogni anno un minitorneo. Siamo partiti da 10 squadre con un totale di 30 persone e siamo arrivati alle 24 squadre di questa edizione». Il gioco del maiorchino dal 2003 partecipa al Festival Internazionale dei Giochi in Strada realizzato dall’Associazione Giochi Antichi. Inoltre, nel 2006 è entrato nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana-

Per merito del signor Di Pietro e della moglie Angela Puglisi, presidente della Proloco di Novara di Sicilia, il maiorchino è poi entrato ufficialmente nell’Associazione Giochi Antichi (AGA Verona) e nel “Tocatì – Festival Internazionale dei Giochi in Strada”, lanciato dal circolo stesso nel 2003. «Grazie a queste associazioni – affermano i due coniugi – il maiorchino è entrato nel Registro del Patrimonio Immateriale della Regione Sicilia, unico gioco presente, e infine in quello dell’Unesco».

Foto di Manuela Pavanello

UNA GARA PER TUTTI. «In Italia – prosegue – ci sono molti giochi che utilizzano formaggio o in sostituzione una ruzzola di legno che deve percorrere un determinato percorso, ma nessuno prevede una forma di formaggio che deve rotolare per stradine scoscese fino a raggiungere la “sarva”, la salvezza, cioè il traguardo». Quest’ultimo termine è solo uno dei tanti che si sentono nei giorni del torneo, quando le persone in strada tornano a parlare l’antico dialetto gallo-italico. «Nei giorni della festa si crea un clima di coesione, tutta la comunità è unita nel tifo, adulti e bambini, uomini e donne». A tal proposito il maiorchino è nato come gioco maschile: alle origini giocavano i pastori che producevano il formaggio per testarne la durezza e la tradizione è proseguita solo tra gli uomini. Da qualche anno anche le donne hanno voluto partecipare al torneo: quest’anno c’erano 9 squadre femminili, ma sono giunte richieste per eliminare questa distinzione e far giocare tutti insieme». Ma non sono solo gli adulti a partecipare attivamente: «Anche i bambini conoscono il maiorchino e vogliono giocarci. Un tempo era loro vietato per evitare che danneggiassero carrozze, cavalli o passanti; oggi invece cercano di imitare i tiratori adulti con qualsiasi oggetto a disposizione».

«Nei giorni della sagra il borgo si riempie
di turisti provenienti da ogni dove,
specie dalla base americana di Sigonella.
Ma non solo gioco: tra pietanze e bancarelle
il maiorchino diventa un star»

TRA GIOCO ED ECONOMIA. Se le pratiche legate al gioco sono certamente quelle centrali, non da meno sono i risvolti economici che la festa porta in dote: «Nei giorni della sagra – racconta Di Pietro – arrivano turisti dalle aree limitrofe, dall’Italia e dall’estero. Quest’anno, nonostante i disagi nei collegamenti stradali con la statale 185 chiusa per frane, sono giunti comunque visitatori da Catania, Palermo e Ragusa e anche da fuori, come americani dalla base di Sigonella, ogni anno puntualmente presenti. Il riconoscimento Unesco ha poi sicuramente contribuito a incrementare il numero di turisti e ha alimentato nella comunità il senso del valore di questo gioco».

NUOVE FRONTIERE DELLO SLOW FOOD. Durante la sagra vengono anche preparate pietanze più o meno tradizionali a base di maiorchino che i turisti assaggiano con curiosità: «Dai maccheroni con sugo di salsiccia alla degustazione di ricotta fresca, il re delle bancarelle è il maiorchino» spiega la Puglisi. È grazie a questo incontro tra momento ludico e alimentazione che il lancio del maiorchino è entrato nella rete di “Cibo&Gioco – patrimonio ludico alimentare”, parte del progetto “Geoportale della Cultura Alimentare” ideato e gestito dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) del Ministero della Cultura. Dando nuovo slancio alla produzione del maiorchino, che a più riprese ha rischiato di perdersi_ «Si tratta di un formaggio con una stagionatura di 10 mesi e una lenta lavorazione: da 100 litri di latte si ricava una sola forma da circa 10 kg. E proprio al latte prodotto dalla capre e dalle pecore che pascolano sui prati dove è mietuto il grano maiorca che il formaggio deve il suo nome». Oggi, anche grazie ai riconoscimenti, il maiorchino è tornato in auge e il gioco a esso dedicato è un marchio ufficialmente depositato al Ministero dello Sviluppo Economico.

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