«Avevo partecipato anche l’anno scorso ed ero arrivato in semifinale. Adesso mi sono voluto dare un’altra chance, ma mi sentivo meno motivato della prima volta e arrivare nella cinquina è stato per me sorprendente»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]L[/dropcap]a maggior parte delle volte scrivo quando sono a Catania, e per lo più in estate. Sono affezionato a determinati paesaggi, imprescindibili per la mia ispirazione, e l’essermene andato dalla Sicilia mi ha aiutato a rafforzare l’amore per la mia terra. Ora che non ci vivo la valorizzo di più», ci racconta Vincenzo Grasso parlando del suo trasferimento a Torino, che ha scelto come città in cui studiare Filosofia e vivere a stretto contatto con il mondo dell’editoria.

Tre anni fa, non a caso, il catanese aveva già pubblicato il suo primo romanzo con la casa editrice indipendente SuiGeneris. «L’editrice è catanese come me, ma al nord ci sono più finanziamenti e agevolazioni per l’editoria ed è lì che hanno stabilito la loro sede. Fin da quando abbiamo presentato la mia opera al Salone del Libro si è stretto un legame molto forte con tutti, ho dato una mano all’organico e svolto un tirocinio curriculare con il team, e ora che vivo in Piemonte mi rendo conto ancora meglio dell’aria letteraria che si respira fra le strade di Torino».

Ora che ha vent’anni, Vincenzo Grasso è finalista al Premio Campiello Giovani 2018 con il racconto Bestiario familiare. «Avevo partecipato anche l’anno scorso ed ero arrivato in semifinale. Adesso mi sono voluto dare un’altra chance, ma mi sentivo meno motivato della prima volta e arrivare nella cinquina è stato per me sorprendente».

Un traguardo ancora più importante tenendo conto della tematica che viene affrontata nella storia: «L’identità di genere è una questione che mi sta molto a cuore, sono argomenti forti dal punto di vista sociale e trovo che siano la causa di molte delle dinamiche attuali – in modo a volte velato, a volte più manifesto». Nel 2017 aveva parlato di transessualità ambientando la vicenda nel quartiere di San Berillio, mentre quest’anno il suo obiettivo era di avere uno sguardo più generale e di inquadrare una problematica più urgente.

«Mi ha sempre colpito la scarsa capacità del genere maschile di manifestare le proprie emozioni. Questa continua castrazione ha delle conseguenze negative, tant’è che i casi di suicidio in Italia sono più numerosi fra gli uomini e sono spesso legati alla perdita del posto di lavoro. Una tale divisione impari dei ruoli risale a un periodo tribale, in cui il dominio era stabilito dalla forza fisica. Da quando la nostra società si basa sull’etica e sulle competenze, potremmo essere invece tutti sullo stesso livello, se non fosse per il fatto che certi retaggi rimangono».

Cosa significa dunque essere uomini nel mondo contemporaneo? Perché esternare i sentimenti è tanto difficile? Come vivono gli uomini il rapporto con la depressione, con l’amore, con le delusioni che ricevono, con madre e padre? Ecco le domande che solleva la short story. «È stata anche un’occasione per chiedere a me stesso come vivo la mia vita da un punto di vista interiore e quale potrebbe essere la differenza con i miei coetanei», ci ha spiegato Vincenzo. «Per la prima volta mi sono calato nei panni di un narratore maschile e che parla in prima persona: un’esperienza che mi ha reso più consapevole».

E se, da un lato, il finalista si dichiara già soddisfatto del traguardo raggiunto e del confronto con gli altri che gli è stato offerto dalla partecipazione al Campiello, dall’altro lato ha le idee chiare sul proprio futuro. «Mi piacerebbe continuare a scrivere e lavorare nel mondo dell’editoria anche dietro le quinte. So che è difficile, ma non ho intenzione di gettare la spugna e credo che impegnandosi e provando a frequentare un master si possa raggiungere il proprio obiettivo. D’altronde il mercato editoriale sta cambiando, non vogliamo più leggere prodotti aziendali e cerchiamo una dimensione sempre più distinta e distintiva, basata su nuovi gusti e nuove realtà, alle quali spero di unirmi».

Un giovane coraggioso e pieno di fiducia, che ha tanto da dire e che nel tempo libero legge volentieri Vladimir Nabokov, Allen Ginsberg e Cristina Campo, al quale auguriamo buona fortuna con il futuro e non solo con il concorso letterario.

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