La guida, Nicola Caruso: «Tempi strettissimi, ma emozioni intense. Anche chi all’inizio si mostrava distaccato alla fine è rimasto rapito dalla bellezza del luogo»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]È[/dropcap] stata un’esperienza emozionante ma anche una soddisfazione enorme. Anche se il gruppo era numeroso e i tempi strettissimi, l’aria che si respirava era serena». Poco più di 50 minuti per raccontare alle consorti e ai consorti dei leader del G7 le bellezze nascoste del Monastero dei Benedettini. È stata questa la sfida a cui si è sottoposto Nicola Caruso, una delle guide dell’Associazione Officine Culturali.

A partecipare al tour nel Monastero, blindatissimo per l’occasione, sono state Emanuela Gentiloni, Brigitte Macron, Akie Abe, moglie del premier giapponese, Joachim Sauer, marito della Merkel, Malgorzata Tusk, moglie del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. La grande assente è stata, invece, Melania Trump che dopo il pranzo al Palazzo degli Elefanti, è immediatamente tornata a Taormina.

«Emanuela Gentiloni – continua Caruso – si è comportata da vera padrona di casa, Brigitte Macron, invece, è stata la più simpatica e divertente. Mi è sembrata anche la meno abituata a questi eventi, infatti, più di una volta ho dovuto cercarla nella coda del corteo perché tendeva a vagare rapita dalla sua curiosità per l’edificio. Joachim Sauer sembrava apparentemente un po’ più distaccato davanti alle bellezze del nostro Monastero, ma di fronte agli erbari del ‘700 della biblioteca Ursino Recupero (la cui visita è stata condotta dalla dott.ssa Carbonaro ndr) lo scienziato che è in lui ha preso il sopravvento ed è rimasto rapito: il suo entusiasmo ha fatto sì che il gruppo sostasse per dieci minuti di fronte alle antiche raccolte».

Dietro il successo della visita, un’organizzazione minuziosa, coordinata insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alle forze dell’Ordine, al Comune di Catania e al Dipartimento di Scienze Umanistiche. Il Direttore Marina Paino ha accompagnato passo passo i ragazzi di Officine Culturali, ragionando insieme a loro il percorso, i tempi e i temi. «É stato davvero molto faticoso, ma anche molto esaltante. Per Officine Culturali questo è stato indubbiamente un ulteriore momento di crescita ma anche di dimostrazione di una professionalità, che non si improvvisa ma che deve essere costruita nel tempo con continuità, e con piccoli e grandi eventi. Sette anni fa sarebbe stato impensabile che la scelta ricadesse sui Benedettini. E di questo noi siamo molto orgogliosi, perché ci pare di aver fatto un buon lavoro insieme e per conto dell’Università di Catania».

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