Caetano Veloso: «Sul palco riunisco la mia famiglia»
Il 13 luglio fa tappa al teatro antico di Taormina il tour “Ofertorio” che vede il cantautore di Bahia insieme con i suoi figli. «Avere dei figli è la cosa più importante nella mia vita adulta». «Nello show trasmettiamo felicità». «Spero che il presidente brasiliano Bolsonaro non duri troppo a lungo». Mario Venuti apre la serata
È irta di ostacoli, talvolta insormontabili, la strada dei figli che vogliono seguire le orme dei genitori. Soprattutto il mondo della musica è pieno di ragazzi che si perdono lungo la strada, costretti a una vita all’ombra degli ingombranti papà. Lo sanno bene moltissimi figli d’arte, da Sean e Julian Lennon a Jakob Dylan, fino ai nostrani Celentano’s son, o ai figli dei Pooh oppure a Cristiano De André.
Forse è per questo motivo che Caetano Veloso, il “Bob Dylan del Brasile”, come è stato definito dal suo biografo Jason Manning, ha deciso di prendere per mano i propri figli per accompagnarli nel difficile mondo della musica. Eppure, da piccoli, i suoi pargoletti non avevano alcuna attrazione nei confronti delle sette note. Tutt’altro, «Per favore, non cantare» lo implorava il più piccolo, Tom. «Quando erano bambini li addormentavo cantando — ricorda il padre — ma al più piccolo, Tom, non piaceva proprio. Sembrava non avesse interesse per la musica».
Poi le cose sono cambiate, al punto che il cantautore di Bahia, 76 anni, ora celebra l’amore filiale con “Ofertorio”, un tour acustico, insieme ai suoi tre figli maschi Moreno (46 anni), Zeca (27 anni) e, appunto, Tom (22 anni), che il 13 luglio farà tappa al Teatro antico di Taormina. «Questo è tutto solo un trucco per mantenere la famiglia vicino quando vai in tour. Sai, i bambini crescono e diventano distanti…», scherza. «L’ho sognato a lungo, almeno tre anni, ma Zeca non ne voleva sapere, quindi ho aspettato che lui fosse pronto, Moreno si è interessato alla fisica, si è laureato ed ha contribuito alla realizzazione laboratorio sulle particelle all’Università Federale di Rio. Tom, da adolescente, sembrava amasse solo il calcio. Adesso un po’ alla volta, seguendo percorsi differenti, tutti e tre hanno iniziato a lavorare con la musica. Finalmente è arrivato il momento».
Non solo musica, ma racconti di vita, memoria e nostalgie, e l’allegria tipica dello spirito brasiliano nel progetto. «È uno show per famiglie, nato dal mio desiderio di trasmettere felicità. Avere dei figli è la cosa più importante nella mia vita adulta. Quello che ho imparato dalla nascita di Moreno, e confermato con gli arrivi di Zeca e Tom, non ha un nome e non ha un prezzo. Credo, veramente, che la nostra non sia una famiglia di musicisti qualunque: c’è un carattere genetico dedicato alla musica».
Tra i fondatori del Tropicalismo insieme all’amico Gilberto Gil, Caetano Veloso riconduce agli anni del regime militare brasiliano il nascere del suo desiderio di paternità: «A 27-28 anni ero sicuro di non volere figli, ma poi, quando io e Gil siamo stati mandati in esilio a Londra, il Brasile mi mancava tantissimo. Quando, nel 1971, ho saputo di poterci tornare, mi sono sentito così vivo che ho voluto un figlio. Ero esattamente come una donna che all’improvviso sente il bisogno di rimanere incinta. E se mia moglie non avesse accettato, l’avrei fatto con un’altra donna: la nascita del mio primogenito ha segnato il momento più importante della mia vita».
Sostenitore dell’ex presidente Lula, travolto dallo scandalo delle tangenti, Caetano Veloso assiste con un certo distacco e molta disillusione alla nuova deriva populista del Brasile. «Penso sia un contraccolpo prodotto dalla combinazione tra i progressi conquistati dai movimenti degli anni Sessanta e il risentimento dei lavoratori, che hanno perso così tanto con la globalizzazione». Non teme, tuttavia, il ritorno di un regime militare. «Lo scenario è diverso. Rispetto alle idee del presidente Bolsonaro, i militari che presero il potere nel 1964 paiono sensibili e civilizzati. Bolsonaro ha perpetrato una sorta di colpo di Stato al rallentatore per destituire la ex presidente Dilma Roussef, accusandola di falso in bilancio, e ha intrapreso una lotta alla corruzione che è solo spettacolo. Però, gli ha fruttato la presidenza in modo democratico. Ora continua a dire molte delle cose che ha sempre detto — contro gli omosessuali, contro l’emancipazione delle donne, e dalla parte della liberalizzazione dell’uso delle armi — ma deve affrontare il Congresso, che, sebbene sia composto da molti membri del suo stesso partito, non gli rende facile passare le leggi più terribili. Dal punto di vista economico, Bolsonaro replica la combinazione di autoritarismo e neoliberismo economico che il Cile ha sperimentato con Pinochet. Ma spero che questo nuovo incubo non duri altri 21 anni».
Tornando allo spettacolo “Ofertorio”, tiene a sottolineare che «il suono del concerto sarà acustico e molto semplice. Io sarò l’unico a suonare solo la chitarra. Gli altri si alterneranno a vari strumenti». Nel repertorio canzoni di Caetano come il funk di “Alexandrino” e “Trem da Cores”, scritta per l’attrice Sonia Braga. «Introdurremo alcune di quelle cose che sono cresciute in noi, da noi, con noi. E le mie canzoni scelte da loro. “O Leãozinho”, che i bambini chiedono spesso ai genitori, come i miei, che la chiedono ancora. E canzoni come “Reconvexo” che ci devono essere e devono essere lì a confermare la tradizione». Spazio anche alle composizioni dei figli: “Um Canto de Afoxé para o Bloco do Ilê” di Moreno, e “Todo Homem” di Zeca.
Ad aprire la serata di Taormina l’esibizione di un emozionato fan di Veloso, Mario Venuti.