«Abbiamo voluto tutti così bene a Francesco Virlinzi… Amavamo la sua energia e il suo entusiasmo per la musica e l’arte. Per la vita, in generale. Era un nostro amico, non un fan. Mi aveva affascinato con le foto che ci aveva scattato e che rispecchiavano il nostro stile psichedelico di quel tempo. Ci aveva tanto parlato della sua terra che noi volevamo suonare in Sicilia: il concerto di Catania resterà sempre nei nostri ricordi».

Michael Stipe, carismatico e iconico leader della rock band R.E.M., ricorda ancora con emozione quel giorno. Era il 6 agosto 1995, una afosa domenica dell’estate siciliana, e Catania divenne il crocevia di sogni. Uno americano: quello di quattro “ragazzi normali” di Athens, i R.E.M. appunto, che, partendo dalla profonda provincia dell’Impero Usa, erano entrati nel firmamento del rock a stelle e strisce. E un altro siciliano. Vagheggiato dal giovane imprenditore visionario Francesco Virlinzi. E nel quale si rispecchiava un Sud in cerca di riscatto. «Questa non è la data di Catania, ma è di tutta la Sicilia, del Sud» ebbe modo di commentare “Il Moro”, com’era soprannominato per i suoi occhi e capelli scurissimi Checco Virlinzi. «È la data del riscatto di un territorio che dopo tanti anni sta veramente facendo parlare bene e tanto partendo proprio dalla musica, dall’arte, da situazioni che all’aspetto possono sembrare futili…, come appunto un concerto rock».

Chi in auto, chi in treno, chi in aereo, i fans confluirono ai piedi dell’Etna da ogni parte d’Italia. Oltre tredicimila ragazzi, qualche vip, molti giornalisti della carta stampa nazionale e internazionale. Catania si trovò crocevia delle strade del rock

Francesco Virlinzi e i manifesti dell’evento

Quel giorno centinaia di ragazzi, provenienti da ogni parte d’Italia, e alcuni dall’estero, vollero condividere gli stessi sogni. Chi in auto, chi in treno, chi in aereo, confluirono ai piedi dell’Etna. Oltre tredicimila ragazzi, qualche vip, molti giornalisti della carta stampa nazionale e internazionale. Catania si trovò crocevia delle strade del rock. Si sentì capitale della musica. Credette davvero di poter diventare la città gemella di Seattle, la capitale del suono degli anni Novanta alla quale era stata paragonata da quel giovane imprenditore, illuminato e sognatore, che aveva deciso di portare nella sua città gli idoli che prima era costretto a inseguire nei tour in giro per il mondo. Che aveva capito che la terra all’ombra del vulcano era fertile di suoni e di talenti. Che aveva messo su la Cyclope records, etichetta discografica con la quale sostenere giovani musicisti, come i Flor – che quel giorno aprirono la maratona musicale – o Brando e Mario Venuti, o ancora Carmen Consoli. Che, per primo, aveva intuito le potenzialità del rap lanciando i Nuovi Briganti, mentre con Moltheni aveva anticipato temi e sonorità del rock indie.

Nino, proprietario di una trattoria etnea affibbiò uno scappellotto a Michael Stipe quando osò mettere il parmigiano sugli spaghetti con il pesce: «Pezzu d’amiricanu, comu ci putisti mettiri ‘u fummaggiu ‘cca supra?!»

Il biglietto del concerto

«Francesco era molto orgoglioso della sua città», ricorda Bill Berry. «Così l’abbiamo esplorata con lui, ammirando luoghi bellissimi e conoscendo persone generose e cordiali». Compreso Nino, il folcloristico proprietario di una popolare trattoria etnea, che affibbiò uno scappellotto a Michael Stipe quando osò mettere il parmigiano sugli spaghetti con il pesce: «Pezzu d’amiricanu, comu ci putisti mettiri ‘u fummaggiu ‘cca supra?!» lo apostrofò l’oste.

«Erano divertiti e rilassati» racconta Nico Libra, l’enciclopedia rock vivente di Catania, che svolse il ruolo di Cicerone per i quattro ragazzi di Athens. «Peter (Buck) era già venuto in dicembre ed era salito sull’Etna, la sua prima volta su un vulcano. Michael era emozionato e incuriosito dal calore con cui la città li accoglieva. Voleva capire questo paese che avevano conosciuto attraverso i racconti di Francesco. Scherzavano, s’intrattenevano con tutti. Al contrario dei riservati e silenziosi Radiohead». Il vulcano e la cucina erano i temi di discussione. «A Bill Berry piaceva molto il cibo e io gli avevo regalato un libro, “Sicilia in bocca”, scritto sulla carta pesce, con la traduzione in siciliano e inglese. Aveva un ristorante alla periferia di Athens. Anche Michael aveva un locale vegetariano», continua Libra. «Bill, prima dell’aneurisma, era il più spassoso della band. Ci aveva soprannominati “The mafia team”. Su quelle giornate così rilassate trascorse fra Catania e Taormina, dov’erano alloggiati e dove Michael fece incetta di bizzarri souvenir, si allungò però l’ombra del concerto che avrebbero dovuto tenere tre giorni dopo in una Tel Aviv tormentata dalla questione palestinese».

Quel concerto rappresentò un Rinascimento artistico per la città, che seppe reagire e contrastare la deprimente realtà socio-economica. La musica era diventata strumento di riscatto per molti ragazzi

Michael Stipe e Francesco Virlinzi

Con il concerto dei R.E.M., quel 6 agosto 1995 – forse non a caso – calava il sipario sull’“Estate catanese” ideata da Franco Battiato. Eventi e iniziative che non erano più fatti isolati e marginali, ma rientravano in un contesto generale che segnava il risveglio culturale di una città, una volta definita la Milano del Sud. Un Rinascimento artistico per reagire e contrastare la deprimente realtà socio-economica. La musica, il teatro, la danza, la moda per trovare sbocchi creativi in una regione che tardava a riprendere il cammino imprenditoriale. I giovani protagonisti della svolta: le loro “canzonette” stavano riuscendo a scuotere una città che sembrava destinata a sopravvivere. Invece si voleva vivere. E la musica diventava strumento di riscatto per molti ragazzi: da Brando che sfidava cantando Io rimango qui ai realizzati sogni americani degli Uzeda. Si pensava di non dover più partire o fuggire alla ricerca della terra promessa. Invece…

Il sogno continuò per i quattro “ragazzi normali” di Athens: Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills, Bill Berry. Proseguì finché Michael Stipe, dimostrando una grande onestà intellettuale, decise di appendere il microfono al chiodo. Si realizzò per gli inglesi Radiohead che quella sera debuttavano da supporter ai Rem. Per Catania si trattò soltanto di un sogno di mezza estate. Che cominciò a tramontare appena si spensero le luci sullo stadio Cibali che ospitò l’evento. Per poi svanire definitivamente con la scomparsa prematura di Francesco Virlinzi.

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