Presentato a Catania il rapporto “Sussidiarietà e… giovani al Sud”. Giorgio Vittadini: «Se guardiamo all’Europa come la pensiamo oggi il Meridione è visto come un’estrema periferia, ma se estendiamo il nostro sguardo al mondo orientale, il Mezzogiorno ne diviene centro»

Le occasioni mancate sono un leitmotiv nella storia del nostro paese, un tasto forse troppo dolente quando si parla di mezzogiorno. Porre maggiore attenzione a ciò che sta accadendo nel Mediterraneo può significare cambiare anche la prospettiva con cui guardare la Sicilia e il Sud Italia. Queste alcune delle tematiche affrontate sabato 20 aprile presso l’Auditorium De Carlo dell’ex Monastero dei Benedettini nell’ambito della presentazione del rapporto 2017/2018 “Sussidiarietà e…giovani al Sud”. Per l’occasione sono intervenuti alcuni dei docenti che hanno collaborato al rapporto: Salvatore Ingrassia, Roberto Cellini, Luigi Scrofani e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e ordinario di Statistica dell’università Bicocca di Milano. «Se guardiamo all’Europa come la pensiamo oggi- afferma Vittadini – il Meridione è visto come un’estrema periferia in cui le classi politiche si concepiscono ancora in termini assistenzialistici, ma se estendiamo il nostro sguardo al mondo orientale che si affaccia sull’occidente, il sud ne diviene centro».

«Se la Sicilia intende svolgere un ruolo da protagonista sarà indispensabile migliorare la parte strutturale: senza porti e strade adeguate sarà sempre secondaria»

UN NUOVO SCENARIO. «L’allargamento del canale di Suez – ha proseguito il professore- potrebbe offrire una valida alternativa per le merci provenienti dal Far East e i porti siciliani potrebbero divenire un grande emporio di ricezione e smistamento». Che la partita degli scambi commerciali internazionali si stia giocando di nuovo nel Mediterraneo è dimostrato dall’acquisto di alcuni porti greci da parte di aziende straniere e dal progetto cinese di rilanciare la via della seta in forma moderna, investendo su una rete ferroviaria che avvicini l’’Europa all’Asia. «Certamente se la Sicilia ed il Mezzogiorno – continua Vittadini – intendono svolgere un ruolo da protagoniste è importante migliorare il sistema infrastrutturale perché senza porti attrezzati o strade adeguate continueranno ad ottenere parti secondarie».

«Oggi la politica spende solo il 5% dei fondi stanziati dall’UE. Bisognerebbe fare investimenti a lungo termine»

UNA QUESTIONE DI LUNGIMIRANZA. Tutta l’analisi di Vittadini è incentrata su un concetto fondamentale: la lungimiranza. Una qualità richiesta soprattutto ad una classe politica che ad oggi «spende solo il 5% dei fondi stanziati dall’UE e che dovrebbe amministrare il territorio puntando al bene pubblico e ai risultati su lungo raggio, anche quando questi non offrono un immediato consenso popolare». Essere lungimiranti in un mondo in costante trasformazione e ad una velocità incontrollabile significa anche comprendere che la parte del mondo che oggi è Sud in termini economici, non lo sarà per sempre, ecco perché «è necessario investire sull’istruzione e contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono degli studi, favorire l’inclusione, ma soprattutto fare delle università del Sud dei centri di attrazione per tutto il Mediterraneo».

«L’apporto della popolazione straniera è di importanza cruciale per la tenuta del Mezzogiorno»

PUNTARE SULLE PECULIARITÀ DEL SUD. Un obiettivo ambizioso certo ma che avrebbe il merito di puntare non più sull’imitazione, spesso fallimentare, delle università del Nord Italia ma sulle peculiarità delle università meridionali che vantano una lunga tradizione, un ricchissimo patrimonio artistico e una cultura mediterranea che le lega ai paesi della conca adriatica, del Nord Africa e del Medio Oriente. Un primo passo in questo senso è forse già stato compiuto dall’università di Catania, che ha pubblicato un bando per l’anno 2018/2019 volto a destinare 40 borse di studio agli studenti universitari che si iscriveranno, riservandone 10 per studenti di nazionalità albanese, bosniaca, macedone, kosovara e montenegrina. È poi fondamentale intensificare le lezioni in lingua straniera in quanto facilitano l’integrazione di studenti di diverse provenienze ma costituiscono una risorsa anche per gli studenti meridionali, che difettano spesso di una competenza oggi molto richiesta quale il plurilinguismo. Una “visione Federico II” come quella di cui ha parlato Vittadini implica anche e soprattutto una conoscenza linguistica e culturale ampia e diversificata che passi anche da una riconsiderazione dei flussi migratori, poiché «l’apporto della popolazione straniera è di importanza cruciale per la tenuta del Mezzogiorno».


Sei storie di realtà giovanili del Sud

Durante l’incontro sono intervenuti sei giovani tra i 18 e i 40 anni, che hanno raccontato le loro esperienze positive, spiegando come e perché sia possibile investire sulla Sicilia

Michele Calabretta è un ex allievo della Scuola Superiore di Catania, laureatosi in ingegneria e con una prestigiosa esperienza lavorativa alle spalle presso l’azienda Ferrari,Lamborghini e Audi in Germania. «Ho avuto l’opportunità di poter fare ciò che mi piace nella mia terra d’origine, occupandomi di ricerca e sviluppo presso la STMicroeletronics. L’ultimo dei miei sogni è quello di realizzare una mia attività nell’ambito agricolo acquistando una vigna e valorizzando le potenzialità del nostro territorio. Bisogna cambiare la narrazione stereotipata del sud ma per farlo è fondamentale fare squadra».

Giuseppe Guglielmino lavora nella società cooperativa di famiglia che opera nel settore edilizio. «Ho vissuto all’estero per 15 anni e sono ritornato per dare una mano alla società di famiglia che produce intonaci naturali con cocciopesto. La scelta di cuore però da sola non è sufficiente e necessita anche di un sostegno economico. In questo momento ci troviamo al salone del mobile a Milano per presentare il nostro contributo al progetto shared house, che fonde spazio abitativo e di co-working».

Francesco Mannino è il presidente di Office Culturali, un’impresa no profit di giovani operatori culturali. «Siamo nati da una serie di fortunati eventi, dal bisogno per la facoltà di lettere di Catania di offrire uno sbocco occupazionale ai suoi studenti, dal bisogno degli studenti di potersi prendere cura del luogo che è stato scenario della loro formazione, da una collaborazione tra pubblico e privato. Oggi siamo un’impresa no profit con 10 dipendenti e 30 soci che tenta di essere soprattutto un’impresa coesiva».

Sebastiano Piazza è un giovane agronomo che, insieme ad alcuni colleghi ha fondato Terre Siciliae.«L’azienda è nata nel 2014 dal dibattito tra amici universitari e dall’incontro con un’ imprenditrice catanese. Il primo investimento puntava sull’ e commerce e su un mercato internazionale ma si è rivelato fallimentare. Fondamentale invece è stata la partecipazione alle fiere, in particolare all’artigiano in fiera a Milano da cui nasce l’idea del kit del cannolo che dimostra quanto l’innovazione possa essere suggerita dalla realtà se la osserviamo con attenzione».

Giorgio Romeo è un giornalista con una collaudata esperienza presso “La Stampa” di Torino e “La Sicilia”. «Sicilian Post nasce dinnanzi al bivio in cui ad un certo punto mi sono ritrovato: tornare a Torino o restare in Sicilia? Ho messo su una squadra di under 35 e insieme abbiamo tentato di raccontare quanto più tocca noi giovani. Qualche mese fa in collaborazione con la Fondazione Domenico Sanfilippo abbiamo realizzato l’inchiesta Generazione 18 e non poteva mancare la domanda sull’andare o restare: ebbene solo il 18% dei giovani del campione esaminato immagina il proprio futuro in Sicilia. Quali prospettive possiamo dare a questi giovani?»

Mark Efosa Usiosefe è un 18enne del quartiere San Cristoforo che si sta formando nell’ambito della pasticceria e panificazione.« Tramite un mio amico sono venuto a conoscenza di questo corso professionale di Archè- Piazza dei Mestieri e mi sono subito iscritto. Adesso so cosa voglia fare e vedo chiaramente il mio futuro. Tre settimane fa sono stato chiamato per partecipare ad una prima selezione a Roma per operatori in alberghi e hotel stellati, un’occasione che non avrei avuto in assenza di un supporto formativo adeguato.

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