Venti di guerra, caro bollette e prezzi del carburante alle stelle. Non è certo un periodo facile quello che i consumatori italiani si stanno trovando ad affrontare. Di fronte a questo il rischio di lasciarsi prendere dallo scoramento o, in qualche caso dalla psicosi da economia di razionamento è dietro l’angolo. In Sicilia, ad esempio, a causa del diffondersi di informazioni parziali ed inesatte sullo sciopero dei trasportatori (poi revocato) e sulla chiusura dei benzinai da lunedì (in realtà prevista solo ai self service nelle ore notturne), migliaia di consumatori si sono affrettati a fare il pieno nelle pompe dell’isola, nonostante queste ultime esponessero prezzi tra i più alti mai visti. A questo clima di incertezza generale si aggiunge la poca chiarezza su quali siano le contromisure da adottare per uscire indenni dalla tempesta. Ne abbiamo discusso con Carmelo Calì, presidente di Confconsumatori Sicilia e responsabile nazionale trasporti dell’Associazione.   

Avvocato Calì, in relazione all’aumento dei prezzi del carburante, il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha sottolineato come non solo questo non abbia a sostegno motivazioni tecniche e correlate alla crisi in Ucraina, ma ha parlato, sic et simpliciter, di una «truffa colossale a spese delle imprese e dei cittadini». Come giudica questo fatto?
«Ritengo che la dichiarazione del ministro sia estremamente grave, per certi versi addirittura devastante. La truffa è un reato, e a questo punto dovrebbe aprirsi una indagine, ma al di là di questo aspetto, Cingolani ha ragione sul fatto che l’aumento dei prezzi, sia slegato dai più recenti fatti di cronaca, e in questo senso bisogna fare chiarezza. Rispetto a questo, infatti, dobbiamo considerare almeno due fattori: il primo è che questo fenomeno, il quale peraltro non riguarda solamente il carburante, si è verificato già prima che scoppiasse la guerra in Ucraina; il secondo è che allo scoccare del conflitto vi è stato un ulteriore incremento dei prezzi. Tuttavia, dall’inizio del conflitto sono passati appena sedici giorni: troppo pochi per giustificare questi rincari».

Cosa possiamo fare per difenderci, allora? Le associazioni di consumatori possono venirci incontro per incidere sulla diminuzione dei prezzi?
«Purtroppo non direttamente. Le associazioni di consumatori possono chiedere che in casi come questi vengano adottate da parte del governo, del parlamento e delle autorità di settore provvedimenti in grado di arginare aumenti spropositati ed ingiustificati dei prezzi. La strada, d’altro canto, sembrerebbe percorribile. E la dimostrazione l’abbiamo avuta nella conferenza stampa di ieri del presidente del Consiglio Draghi, il quale, spiegando che uno dei quattro pilastri fondanti di una risposta alla crisi energetica sia dato dall’introduzione di un tetto di prezzi al gas, ha sottolineato come al dibattito su questa ipotesi a livello comunitario, sia seguita una riduzione significativa del prezzo dello stesso 200 a 116 euro per MWh. Ciò dimostra che se le autorità si pongono in una condizione di ascolto nei confronti delle istanze e delle richieste dei cittadini, hanno gli strumenti per mettere in atto azioni a loro tutela. Il nostro compito, come associazione di consumatori è  dunque quello di invocare con forza questi interventi e ricordare a chi ci governa che – probabilmente – lo stesso approccio adottato per il gas sarebbe applicabile anche in altri ambiti».

Intanto però, le bollette aumentano, e non sempre il motivo è legato al costo delle materie prime. Cosa si può fare rispetto a possibili speculazioni da parte dei fornitori di energia?
«Innanzitutto verificare che le bollette non riportino addebiti illegittimi. L’invito, in questo senso, è di prestare molta attenzione alla lettura, e di farsi eventualmente aiutare da qualcuno competente qualora non si riuscisse a fare chiarezza sulle varie voci. Noi già svolgiamo da anni questo servizio presso i nostri sportelli. Purtroppo gli addebiti illegittimi spesso sono figli di comportamenti vessatori del passato, ma in altri casi si configurano in modo nuovo e particolare nei singoli casi. Motivo per cui, al momento, lo strumento per demolire l’illegittimità è nella contestazione delle singole bollette, fermo restando le eventuali azioni previste dal codice del consumo qualora dovessero riscontrarsi illegittimità nei confronti della generalità degli utenti».

Secondo gli ultimi dati ISTAT, a causa dell’inflazione del 2021 il 7,5% delle famiglie italiane si trova oggi in povertà assoluta. Un dato che, alla luce degli ultimi mesi, non può che peggiorare. Rispetto al caro bollette la strategia per i consumatori sarà l’austerity?
«In realtà ci troviamo in mezzo a una tempesta perfetta. Poiché i prezzi al dettaglio sono aumentati, si determinerà una contrazione della domanda e questo porterà alla chiusura di attività e alla perdita di posti di lavoro, cosa che inevitabilmente produrrà nuovi poveri. La soluzione, quindi, non sta tanto nella necessità di una austerity dei consumatori, bensì sarebbero auspicabili sgravi in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa. Non solo aiuti ai produttori, ma anche a coloro che si trovano alla base della piramide, affinché non siano, come spesso accade, coloro che maggiormente pagheranno il prezzo di tutto questo».

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