Qual è il ruolo della tecnologia e del digitale nel settore dei beni culturali? Di questi  e altri temi s’è discusso alla conferenza “Presente e futuro della conoscenza”, tenutasi al Dipartimento di scienze umanistiche di Catania

Mentre una donna robot, Sophia, ottiene la cittadinanza in Arabia Saudita e la città di New York si prodiga nella ricerca di un futurologo che possa migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, la Svezia già da qualche anno ha istituito un Ministero del futuro. Non si tratta della trama di un film di fantascienza, ma di fatti di cronaca che dimostrano la rapida avanzata dell’avvenire e l’immediata esigenza di riflettere sulle conseguenze di questi cambiamenti. In che modo cambieranno i saperi, le conoscenze e i luoghi tradizionalmente depositari della cultura come i musei? Quali saranno le prospettive lavorative nelle nuove società composte da umani e robot? Questi alcuni dei nodi problematici su cui si è riflettuto in occasione della IV colloquio del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania dal tema “Presente e futuro della conoscenza”, grazie al contributo di due importanti protagonisti della scena culturale nazionale come Patrizia Asproni, Presidente della Confcultura e del Museo Marini di Firenze, e Salvatore Carrubba, Presidente del Piccolo teatro di Milano e della Fondazione Collegio Università Milanesi.

IL MUSEO DEL FUTURO, FUCINA DELL’OGGI. Secondo Patrizia Asproni «discutere del presente e del futuro della conoscenza è oggi più che mai estremamente impegnativo, considerando che il mondo si muove ad una tale velocità da generare una precisa corrispondenza tra i due scarti temporali; si tratta di un  cambiamento epocale e dobbiamo capire in che modo sfruttarlo a nostro favore». Questa continua e diffusa proiezione verso un futuro sempre più imminente nell’ottica di un immediato risultato positivo sulla società, esercita notevoli influenze anche nel settore della gestione del patrimonio culturale, «a Rio de Janeiro hanno creato il museo del domani per raccontare il futuro del pianeta e i suoi cambiamenti, tanto quelli climatici quanto quelli demografici. A Dubai nel frattempo si investono somme cospicue per un museo del futuro che sia soprattutto un polo dell’innovazione, espressione delle più recenti scoperte e spunto continuo per nuove creazioni». Si tratta certamente di una concezione assolutamente innovativa dello spazio museale che, se fino ad ora ha preservato il passato, deve adesso acquisire consapevolezza dei cambiamenti in atto e confrontarsi con l’avvenire. «La cultura è lente privilegiata per osservare il futuro, e ancor più lo è il museo che va inteso non più quale luogo polveroso, ma come un database per preconizzare il futuro. In questa svolta l’Italia può avere una posizione privilegiata e per questo serve lungimiranza perché, parafrasando un verso del giovane poeta Mattia Stepanek “anche se il futuro sembra lontano, in realtà comincia proprio adesso”».

UOMINI E ROBOT NELLA SOCIETA’ “FUTURAMA”. L’impeto con cui il cambiamento si insinua nella vita quotidiana può però intimorire e tante sono le questioni che le nuove generazioni devono affrontare. «A fronte di una svolta epocale riconosciuta quale quarta rivoluzione industriale, nei giovani insorge la preoccupazione per le limitate prospettive lavorative, forse tra qualche anno ulteriormente ridotte dall’incalzante presenza dei robot. È una questione che ha generato posizione diverse tra gli studiosi, ma che certamente mette in discussione tutti i paradigmi precedenti». Le riflessioni di Salvatore Carrubba sono problematiche ma fiduciose, «alla fine la capacità dell’ uomo di combinare cervello, sensazioni vive, mani avide e piedi fermi non potrà essere sostituita completamente dalla macchina. Questa rivoluzione non annulla il bisogno di competenze umane e soprattutto umanistiche, ma al contrario probabilmente comporterà un aumento nella richiesta. Esemplificativo è il caso della Silicon Valley che non richiede più solo profili scientifici ma anche filosofici». All’uomo quindi spetterà occuparsi delle attività più creative, sebbene anche nelle arti tradizionale l’uso dei computer è in crescita come dimostrano i programmi per dipingere o comporre musica.« Le macchine acquistano gradualmente anche queste abilità creative tradizionalmente umane, la spinta sarà quindi lavorare insieme poiché i robot sono estranei alle doti che ci caratterizzano come la leadership, l’emotività, la capacità di fare gruppo: il futuro che ci aspetta è quello di una pacifica coabitazione con i robot non necessariamente conflittuale». D’altronde il futuro non sarà totalmente digitalizzato e robotizzato secondo il direttore Carrubba: «la realtà vera è quella a cui siamo legati indissolubilmente e a cui non vogliamo rinunciare per quella virtuale. Ne è dimostrazione il libro cartaceo non soppiantato da quello multimediale nonostante le previsioni, oppure la sopravvivenza del teatro, la forma d’arte più antica. Non pensiamo che il mondo diventerà dei robot, abituiamoci piuttosto alla multidisciplinarità e alla collaborazione».

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