«Ho cominciato questa “avventura” perché volevo raccontare la vita parigina ai francesi con una buona dose di umorismo, la Sicilia non poteva mancare nei miei disegni poiché è la terra d’origine della mia eroina, Fiamma, e appare a più riprese nella sfera familiare della protagonista» confessa Fiamma Luzzati, vignettista di origini catanesi, ma trapiantata a Parigi dopo anni vissuti tra Roma, Genova e Milano, che con il suo blog “L’Avventura” ha conquistato il cuore dei lettori prima di Libération e poi Le Monde, raccontando le peripezie di una giovane italiana arrivata nella Ville Lumière piena di speranze, ma costretta fin da subito a scontrarsi con la dura realtà.

SPERIMENTARE NUOVE STRADE. La storia di Fiamma non è soltanto l’esempio di come dedizione e talento vengono certamente valorizzati all’estero, ma è anche la storia di una donna che a quarant’anni decide di rimettersi in gioco, sperimentarsi e trovare nuovi stimoli. Il mondo dei fumetti non è sempre stato, infatti, la sua passione, è un campo in cui si è cimentata qualche tempo dopo il suo trasferimento a Parigi. «Da ragazza leggevo qualche fumetto – aggiunge l’artista – ma non ero appassionatissima. Ho ripreso a leggerli quando sono arrivata nella capitale francese e, sposando un fumettista, sono stata sommersa da interi volumi di autori francesi contemporanei». La vita da disegnatrice – continua – arriva però quasi per caso. A Parigi volevo continuare a scrivere. Ho cominciato a muovere i primi passi verso questo mondo quando mi sono ritrovata alle prese con una sceneggiatura a fumetti e davanti all’esigenza di ricercare un disegnatore per i miei testi. Studio così storia dell’arte e spinta da amici editori e giornalisti, sperimento il mio talento nel campo del disegno. Nel 2011 busso alle porte di Libération proponendo un blog di avventure di un’italiana a Parigi». Blog che si trasforma in un libro e dopo il successo su Libération, viene accolto sul sito di Le Monde, dove l’artista passa dai racconti di chef stellati italiani a quelli dei ricercatori. «Il progetto inziale che ho illustrato su Libération è stato appunto legato al tema dell’integrazione, accendendo i riflettori sugli ostacoli affrontati da una giovane italiana emigrata in Francia: trovare lavoro, ottenere un alloggio, costruire relazioni. Un nodo cruciale vissuto ancora oggi da chiunque decida di trasferirsi qui».

UNA CITTÀ ACCOGLIENTE? «Da quando vivo a Parigi – aggiunge Fiamma – ho visto arrivare ondate sempre più imponenti d’italiani, spesso plurilaureati, tanti ricercatori e dottorandi. I francesi sono soggiogati dall’esotismo, un amore tutto intellettuale che ha radici nel XVIII e XIX secolo, ma nella vita quotidiana si rivelano piuttosto conservatori e campanilisti». Motivo per cui Fiamma non definisce Parigi una città del tutto accogliente. «La ricerca di alloggio diventa spesso proibitiva, ma anche da un punto di vista editoriale, la situazione non è semplicissima. Certo il mercato (soprattutto del fumetto) è molto più vasto di quello italiano e lo Stato promuove ancora la cultura e la lettura, politica abbandonata da tempo dall’Italia, se davvero è mai esistita».

RIPARTIRE DAI FUMETTI. La Francia, si sa, è per eccellenza la patria dei fumetti, trovare sbocchi editoriali, seppure con difficoltà, può non essere impossibile come succede invece in Italia. Ma possono ancora oggi gli stessi fumetti rappresentare uno strumento per avvicinare i più giovani alla lettura? «La lettura, è evidente, comincia a scuola e lo Stato deve impegnarsi a promuoverla con programmi adeguati – conclude Fiamma -. La classe politica dovrebbe comprendere l’importanza cruciale dell’istruzione e della ricerca per il Paese, non credo che i nostri governi, almeno negli ultimi vent’anni, abbiano compreso questo valore. Il fumetto è un elemento della galassia letteraria, dal momento in cui esiste un lettorato vasto per la letteratura, ne esiste uno per il fumetto. Constato ad ogni mio post su Le Monde che i miei lettori sono adulti, di livello socio-culturale alto, informati, e questo contraddice l’attuale pregiudizio italiano che assegna il fumetto all’infanzia o a una nicchia di fanatici appassionati. Bisogna dunque cambiare questo paradigma e valorizzare il fumetto come risorsa prima di tutto educativa».

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