Da Monet a Renoir:
a Catania 200 opere
per capire il percorso
degli impressionisti
Il movimento artistico che ha cambiato la storia dell’arte è approdato nel capoluogo etneo. In mostra a Palazzo della Cultura olii, disegni, sculture, foto e ceramiche che svelano i “percorsi segreti” degli artisti e la genesi di alcuni capolavori
[dropcap]«[/dropcap][dropcap]N[/dropcap]el loro percorso, gli impressionisti erano soliti lavorare en plen air e hanno sempre cercato di fissare nella tela due cose: la sensazione della luce e dell’aria. Catania è una città che vive di luce e, in questo senso, ci è sembrata particolarmente adatta a ospitare la mostra, poiché aiuta a comprendere questa esigenza». Motivano così gli organizzatori, la scelta del capoluogo etneo per ospitare “Impressionisti a Catania”, la mostra inaugurata ieri a Palazzo Platamone e visitabile fino al 21 aprile 2019. L’allestimento si presenta come una full immersion nei “percorsi e segreti” del movimento artistico che tra Ottocento e Novecento cambiò per sempre la storia dell’arte, esponendo quasi 200 lavori della maggior parte dei suoi massimi esponenti. Da Pissarro a Degas, da Monet a Renoir, passando per Manet, quella allestita a Catania è una mostra corposa, che si propone non solo di mostrare alcuni dei capolavori della storia dell’arte più noti al grande pubblico (sebbene, in questo senso, gli olii presenti non siano moltissimi), ma principalmente di rappresentare il percorso creativo degli artisti attraverso disegni e incisioni, fondamentali per comprenderne le evoluzioni e le capacità pittoriche.
L’ALLESTIMENTO. «Ciò che in particolare colpisce ogni qualvolta si contempla un’opera degli impressionisti – spiega il curatore Vincenzo Sanfo – è sicuramente quel forte senso di nostalgia che al di là della seduzione, emanata dai loro dipinti, ci porta all’inconscia riflessione di un mondo ormai perduto e di cui questi artisti sono stati cantori principali». Una sensazione, questa, sottolineata da un allestimento che conduce il visitatore per mano, attraverso le sale del Palazzo della Cultura, guidandolo con scelte cromatiche e di allestimento efficaci. Durante il percorso non mancano poi di certo i pannelli espositivi che narrano le vicende dell’opera o la vita dei pittori, ma se non siete sazi e volete ricevere più informazioni potrete fare ricorso alla tecnologia: nel primo pannello vi è infatti un QR code che vi rimanderà al sito della mostra con le biografie degli artisti.
IL PERCORSO. Nelle prime sale si viene accolti da un dominante rosa scuro, che non solo risalta le opere di Delacroix, Ingres, Gericault e Courbet, ma che idealmente marca la loro appartenenza al pre-impressionismo. Poi si giunge alla fotografia, con il fotografo Nadar, presente in mostra con un’immagine che ritrae il cantastorie Aristide Bruant. Man mano che ci si addentra tra le sale i colori cambiano: un rosa più tenue contorna le opere di Renoir e Cezanne, due grandi maestri cui sono rispettivamente dedicate delle piccole sale: protagoniste le bagnanti, soggetti prediletti per entrambi gli artisti, qui raffigurate in diverse acqueforti e litografie. Procedendo, meraviglia la presenza di due donne: Mary Cassatt e Berthe Morisot, sono protagoniste in quegli anni non solo grazie alla loro bellezza ma anche per il loro talento. A celebrare Monet, insieme a diversi pastelli e disegni, un olio che ritrae le sue celebri Ninfee. Di Gauguin, il maestro dell’esotico, oltre alla xilografia si può ammirare un vaso in legno, che richiama idoli lontani. A concludere il percorso degli impressionisti due dei più grandi Degas e Manet, entrambi fuori e allo stesso tempo centri gravitazionali del movimento. Del pittore delle ballerine si può ammirare un piccolo quadretto di vita quotidiana, dove una giovane ragazza è intenta a vendere un mazzolino di fiori. Di Manet molto interessanti insieme al “reportage” di Le barricade, che racconta un momento turbolento della storia francese, anche il piccolo olio su tela e l’acquaforte che mostrano la genesi di una delle opere più celebri del pittore il bar au Follies Bergère. Infine due sono le sale interamente dedicate ai post impressionisti (qui le pareti diventano verdi e i colori esplodono) come Giraud, Northcote, Von Perfall e Laurent.
Il percorso idealmente si chiude con un pannello dedicato al futuro: Picasso, perché come racconta ancora il curatore Sanfo è «colui che raccoglierà il testimone delle sperimentazioni grafiche degli impressionisti, soprattutto del loro anelito alla libertà creativa». Da quel momento nulla sarà più come prima.