Catania Mia!: si chiama così la mostra fotografica, visitabile fino al 21 maggio al Museo Civico Castello Ursino di Catania, che evidenzia con un tocco enfatico l’affinità elettiva tra il capoluogo etneo e un artista e designer del calibro di Ettore Sottsass. Il noto architetto nato a Innsbruck e cresciuto in Italia, infatti, non si è mai separato dalla sua Leica e ci ha lasciato in eredità il suo grande amore per la fotografia in più di centomila negativi, nonché le tracce tangibili di un intimo legame con la Sicilia che, pur essendo forse meno conosciuto rispetto alle innumerevoli opere anticonformiste grazie a cui Sottsass nella seconda metà del Novecento è diventato un punto di riferimento per le avanguardie contemporanee, ha ancora tanto da raccontarci sulla sua figura e sul suo modo di vedere il mondo.

Ettore Sottsass, Via Cardinale Dusmet | Courtesy: Studio Ettore Sottsass, Fondazione Oelle

IL VALORE DELL’INCONTRO. Accediamo quindi all’ultimo piano del Castello Ursino, unico vasto ambiente dove è stata allestita la mostra, e ad accoglierci troviamo innanzitutto una gigantografia che ritrae un anziano Sottsass seduto insieme a una bambina, quasi a simboleggiare il suo rapporto diretto e privo di formalità con il mondo che lo circondava. Dopodiché, è la città di Catania a imporsi come grande protagonista delle 111 fotografie (quasi tutte inedite) selezionate anni fa da Barbara Radice, compagna di vita di Sottsass nonché curatrice della mostra con Iskra Grisogono e con la direzione artistica di Christoph Radl. Gli scatti in bianco e nero sono organizzati in gruppi tematici in cui le stampe, tutte vicine e messe in risalto dalla presenza di cornici molto semplici, evidenziano la sapiente ricomposizione di una memoria svelata. L’intuizione di portare al Castello Ursino una sfumatura poco conosciuta del celebre Sottsass è nata d’altronde «da un incontro personale, come spesso accade nella vita», ha raccontato al Sicilian Post Ornella Laneri, presidente della Fondazione Oelle Mediterraneo Antico ETS, che ha prodotto la mostra in collaborazione con lo Studio Ettore Sottsass e in partnership con l’Assessorato del turismo dello sport e dello spettacolo del Comune di Catania. «Avevo infatti conosciuto Ettore e Barbara a Milano nel 1982, e fra di noi era subito nato un bel rapporto. Oggi, a oltre quarant’anni di distanza, questa mostra è riuscita a rappresentare un trait d’union tra la nostra amicizia e il legame di Ettore con Catania, luogo in cui lavoriamo e su cui siamo felici di proporre il suo sguardo».

LA SICILIA DEL RICORDO. Le diapositive di Ettore Sottsass documentano d’altronde la sua personalità e la grande curiosità per i luoghi siciliani – ricordi affettuosi svelati grazie alla memoria della sua prima moglie. Così, in una prima parete troviamo le immagini legate al mondo religioso catanese, con a seguire diverse scene di vita popolare nelle quali, tra i mercati e il centro storico, è forte il contrasto delle architetture barocche con luoghi in silente abbandono. Proseguendo, arriviamo poi agli scorci delle case borghesi di amici e amiche di Sottsass, in cui l’artista era solito soggiornare insieme alla moglie: istantanee di tavole imbandite, mobilio, calme attese… «Le foto sono state scattate tra Filicudi, dove la coppia aveva una casa, Catania e le zone limitrofe sudorientali, in cui i due venivano accolti spesso da amici e colleghi», ci spiega meglio Carmelo Nicosia, direttore della Fondazione e professore di fotografia dell’ABAC. «Un periodo di piacevoli memorie condivise, quello tra il 1996 e il 2005, molto felice anche per la città di Catania in generale». Non per niente, grazie al commento di Barbara Radice presente nel catalogo della mostra, scopriamo che secondo quest’ultima «da Catania e di Catania molte cose abbiamo imparato e di molte avevamo sempre nostalgia, e forse proprio per poter sempre tornare Ettore ha continuato a fare foto».

Ettore Sottsass, Via Vittorio Emanuele II | Courtesy: Studio Ettore Sottsass, Fondazione Oelle

CATANIA COME CASA ARCHETIPICA. Gli altri gruppi di fotografie esposte al Castello Ursino sono dedicati ai paesaggi portuali e ai borghi marinari del siracusano, per concludersi infine con una sequenza di immagini su alcuni paesi della Val di Noto e sull’architettura del capoluogo etneo. Qui il centro di Catania, visibile dall’alto attraverso le finestre della sala, si presta ad affascinare ulteriormente lo sguardo in un continuo gioco tra passato e presente. Al riguardo, però, va osservato che gli scatti di Sottsass non descrivono solo il suo rapporto personale e intimo con la Sicilia, ma anche l’attenzione sociale e politica che ha sempre avuto per questa terra. Le tradizioni e i modi di vivere della città bianca e nera, infatti, sono stati per lui degli elementi peculiari e dal fascino magnetico, che lo hanno portato a interrogarsi su cosa voleva dire abitare a Catania in quel periodo. «La sua è una fotografia semplice, non sofisticata e molto narrativa – ha infatti evidenziato Nicosia -, avvolta da un’atmosfera alchemica fatta di segni, luce, consuetudine visiva. Con i suoi scatti, insomma, Sottsass ha costruito una narrazione da viaggiatore appassionato di Sud, eleggendo Catania come dimora naturale della sua anima: una casa archetipica restituita con la stupefazione del suo sguardo», e nella quale confluiscono e si mescolano istanze individuali e collettive.

«Non sono e non mi sento un fotografo professionista. Sono andato e vado qua e là per il pianeta per vedere che cosa la gente fa oggi e che cosa resta […]. Queste fotografie sono la memoria di quel tanto amato modo di esistere delle genti del Mediterraneo»

Ettore Sottsass, testo per la mostra fotografica ‘Memorie Mediterranee’, Colonia, 2002

SOTTSASS SECONDO GLI ARTISTI DI OGGI. A riflettere sulla portata della testimonianza di Sottsass sono anche i giovani del team della Fondazione, che hanno osservato le sue diapositive ragionando in particolare sul linguaggio della street photography. Secondo Ivan Terranova, per esempio, artista visuale che per Oelle svolge il ruolo di assistente curatoriale, ci troviamo davanti ad appunti fotografici laterali, veloci, che «osano angolazioni “anomale”. Il lato folk e quello affettivo, colti rispettivamente da turisti e da cittadini locali, qui convivono in un equilibrio ammirevole». Oltre a ciò, è possibile rintracciare alcuni volti noti grazie all’abitudine di Sottsass di vagare fra le vie del centro urbano, immergendosi nel suo panorama architettonico e umano. Una tendenza grazie alla quale – sottolinea Anna Tusa, artista e collaboratrice della Fondazione – emerge la sua attenzione per il particolare e per la materia degli edifici, delle strade, dei mercati, delle luci, delle persone. Il risultato è un insieme di scatti triangolarmente empatici, in cui gli scorci spesso latenti di Catania ci aiutano a capire meglio lo stesso Sottsass, che come ci ricorda Vittorio Piraneo, segretario di presidenza, «non si riteneva un fotografo, bensì un amante della fotografia». Una definizione che fa il paio con l’evocativo commento di Barbara Radice, per la quale «forse si appartiene davvero soltanto a quello che si ama».

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