«Di solito quando si decide di cambiare ambito lavorativo, si ha paura di risultare incoerenti o di aver fallito. Non fare un lavoro affine ai propri studi sembra infatti dare poco senso alla propria formazione e farci pensare di aver sprecato il nostro tempo… Ma la verità è che la vita è un insieme di esperienze in divenire, perfino quando ci sembra difficile ascoltarci e andare incontro a nuove opportunità». A parlare così è Francesca Tito, classe 1994, che si definisce una catanese d’adozione pur avendo trascorso la sua vita in diverse città, prima di trovare il suo posto in Sicilia.

IMPARARE A CONOSCERSI GRADUALMENTE. Quando la incontriamo per saperne di più sulla sua storia, infatti, ci spiega di essere nata in Toscana e cresciuta a Napoli, anche se si è poi laureata in Relazioni Internazionali a Bologna e ha passato parecchi mesi addirittura in Giordania. Spostarsi e abbracciare le occasioni che ci prospetta la vita, quindi, sono dei presupposti che per Francesca Tito valgono non solo dal punto di vista professionale, ma anche da quello personale: «Non conviene fissarci su certi obiettivi, se ci rendiamo conto che non ci rappresentano», osserva a questo proposito, «motivo per cui io ho temporeggiato rispetto all’idea di trovare un posto fisso o di comprare casa. Piuttosto, preferisco chiedermi: come sto oggi? Come mi sento in questo periodo? Per poi prendere una decisione definitiva solo quando sto bene e credo di essere nel posto giusto; altrimenti, è sempre meglio darsi tempo e imparare a conoscersi». Una consapevolezza che non a caso l’ha accompagnata nel corso degli anni, e che l’ha resa una cittadina non solo di tante regioni italiane, ma anche e soprattutto del mondo.

«Negli anni Settanta gli studenti del Regno Hashemita arrivavano in Italia senza sapere niente del nostro Paese, ma provando un forte desiderio di ambientarsi: un po’ com’è successo a me durante il mio soggiorno in Giordania»

A TU PER TU CON LA GIORDANIA. Ad Amman, in particolare, ci spiega di aver svolto un tirocinio presso l’Ambasciata italiana: «Ad accogliermi ho trovato una città lontana geograficamente e culturalmente dalla nostra realtà, e segnata peraltro da seri conflitti sociopolitici. Vivere lì ha significato abituarmi a dei luoghi non sempre sicuri, ma anche incontrare tanti miei connazionali che avevano raggiunto delle associazioni locali per dare una mano in Siria e in Libano. Io mi sono occupata di progetti legati alla cooperazione internazionale, all’organizzazione di eventi e al lavoro di grafica, partecipando a numerosi incontri delle Nazioni Unite e dell’UE». Ma ad averla messa più in contatto con la popolazione del posto è stata senza dubbio la stesura de L’Italia vive dentro di noi, un testo pensato per raccogliere le memorie di diversi giordani che avevano studiato nel nostro Paese, e la cui stesura è stata affidata proprio a Francesca Tito. «Incontrando e intervistando gli interessati, ho raccolto la testimonianza di chi negli anni Settanta partiva dal Regno Hashemita per raggiungere l’Italia, senza sapere niente delle nostre tradizioni e tuttavia provando il forte desiderio di ambientarsi e capire meglio la nostra cultura, al punto che col passare dei mesi la permanenza in Italia ha lasciato in loro un segno indelebile, un po’ com’è successo a me durante il mio soggiorno in Giordania».

DAL MEDIO ORIENTE ALLA SICILIA. Dopo questa significativa esperienza, la giovane è rimpatriata per potersi laureare e trovare un’occupazione a Bologna, come da programma originario. «Tornare a casa dopo aver vissuto all’estero, confrontandomi poco dopo con l’impatto della pandemia, mi ha però spinta a pormi sempre più domande», ci confessa a questo punto, e ancora una volta ha dunque preferito evitare di sprofondare nell’immobilismo, dandosi la possibilità di cambiare il suo futuro: «Mi sono trasferita a Catania insieme al mio compagno di origini sicule, per cercare lì una nuova occupazione. Si è trattato di una scelta radicale, dovuta al fatto che avevo bisogno di uno stile di vita meno frenetico e di vivere a contatto con la natura, se possibile vicino al mare. Così, mi sono allontanata dall’idea di lavorare per sempre dentro un ufficio e ho puntato tutto sulla comunicazione digitale, facendo posto anche alla mia passione per l’arte».

«Vorrei presentare il capoluogo etneo in una maniera che lo renda attrattivo non solo agli occhi di chi non la conosce, ma anche a quelli di chi ci abita da sempre, per far riappassionare i catanesi ai loro posti del cuore»

UN IMPATTO DISPERSIVO. Portando con sé ciò che aveva già imparato al centro-nord e in Giordania, Francesca Tito a quel punto ha constato la difficoltà di inserirsi nel tessuto culturale del panorama etneo. «La prima impressione che ho avuto è stata di trovarmi in un luogo dal fascino decadente, in cui gran parte degli eventi viene ancora sponsorizzata appendendo locandine qua e là, secondo una pratica ormai un po’ vintage. Rispetto a una città come Bologna, quindi, in cui ti vengono gettati addosso eventi di ogni tipo e perfino troppo spesso, il contesto di Catania è più complesso sia dal punto di vista dell’organizzazione istituzionale sia per quanto riguarda il vero e proprio network comunitario. Richiesta e offerta non si incrociano facilmente, se non per le serate di clubbing, e confrontandomi con tanti giovani siciliani sull’argomento ho avuto conferma del fatto che non ero la sola a percepire una certa dispersione comunicativa, anche se le iniziative locali in verità erano sempre state molto numerose, e non mi restava altro che scoprirle».

CATANIA CULT COME RISPOSTA AL GAP. La percezione di Francesca Tito su Catania si è allora definita a piccoli passi, un mese dopo l’altro: «Ho realizzato che avevo tanto da sperimentare, e che le singole persone o realtà del territorio portano avanti ogni sorta di attività: è stata una bella sorpresa, specialmente nel periodo post-Covid che ha fatto tornare in città studenti ed ex studenti desiderosi di vivere al massimo la dimensione urbana». Proprio in questo contesto la giovane ha poi deciso di aprire la pagina Instagram Catania Cult, in cui occuparsi della calendarizzazione degli eventi culturali catanesi: dai concerti al teatro, dalle mostre alle passeggiate naturalistiche, dai cineforum alle presentazioni di libri. «Il mio obiettivo è presentare la città in una maniera che la renda attrattiva non solo agli occhi di chi non la conosce – sottolinea -, ma anche agli occhi di chi ci abita da sempre, per far riappassionare i catanesi ai loro posti del cuore». Una rubrica nata dall’esigenza personale di entrare in contatto con Catania, quindi, ma che a oggi è diventata un atto di reazione e di cambiamento con cui Francesca Tito coinvolge centinaia di giovani del capoluogo etneo.

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