«Ci sono pochi posti sulla Terra come Catania». Sono le parole del pianista russo Dmitry Shishkin, la stella del pianoforte che, dopo aver portato il suo talento sui palchi di tutto il mondo ed essersi guadagnato il podio nei concorsi pianistici più prestigiosi, afferma di avere instaurato un legame speciale con la città etnea. Il musicista, che stasera sarà protagonista di un recital al Teatro Massimo Bellini – per recuperare la soirée musicale che avrebbe dovuto svolgersi il 29 gennaio – dice di non esser riuscito a resistere al fascino di Catania. Ricorda, ad esempio, quando sentì l’Etna eruttare per la prima volta: «Fu un’eruzione particolarmente potente, che fece notizia in tutto il mondo. La mattina dopo tutti i miei amici, che avevano saputo dell’eruzione, mi inviarono messaggi per sapere se stessi bene, perché nel Paese da cui vengo non ci sono vulcani. Per noi è una cosa eccezionale».

Shishkin racconta di essersi avvicinato a Catania per seguire i passi del maestro Epifanio Comis, docente di Pianoforte al Conservatorio Bellini, nonché direttore dell’istituzione: «Lui mi ha insegnato a sviluppare competenze importanti, come l’interpretazione e la musicalità. L’ho conosciuto a Bruxelles nel 2016, durante il Concorso Regina Elisabetta. Lui venne da me e mi chiese se volessi studiare con lui. Abbiamo ancora un ottimo rapporto, sono molto grato a lui ed è sempre un piacere tornare nella sua città».

L’ultima volta che Shishkin era stato a Catania, lo scorso 10 giugno, l’aveva salutata in gran stile, con l’esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n.3 di Sergej Rachmaninov, pietra angolare del pianismo di ogni tempo, di difficoltà proverbiale. «Suonare sul palco del Bellini è stato più piacevole che suonare in altri palchi – ricorda il pianista – perché è sempre un piacere lavorare con musicisti professionali come quelli della meravigliosa orchestra del Teatro». Il musicista sarà dunque lieto di tornare questa sera nella sala del Sada, dove proporrà un programma che muove le mosse dal Barocco di Johann Sebastian Bach, di cui proporrà Corale in da minore “Ich ruf’ zu dir, Herr Jesu Christ” BWV 639, passando per la trascinante Rapsodia ungherese n. 2 S 244 di Frank Liszt, per arrivare al modernismo di Sergej Prokof’ev, di cui eseguirà la Sonata n.2 in re minore op. 14: «Si tratta di una novità nel mio repertorio, l’ho scelta apposta per il Bellini e non vedo l’ora di condividerla con il pubblico catanese». In scaletta ampio spazio sarà dedicato proprio agli autori. Oltre a Prokof’ev, il musicista proporrà incursioni nel repertorio di Pëtr Il’ič Čajkovskij (Dumka” op. 59, scena rustica russa in do minore e “Scherzo à La Russe” op. 1, n. 1), Aleksandr Skrjabin (Sonata n. 2 “Sonate-fantaisie” in sol diesis minore op. 19) e, naturalmente, Rachmaninov (i Preludi op. 23 n. 1, 3, 5 e i Preludi op. 32 n. 5 , 8, 10, 12). «Cercherò di combinare stili pianistici diversi, che riflettano la mia personalità musicale. Anche se amo i compositori romantici e tardoromantici, non mi piace confinarmi in questo repertorio. Anzi, cerco di spaziare, dal Barocco alla musica contemporanea».

Un’eterogeneità che tenta di imprimere anche nelle sue stesse composizioni, che definisce “sperimentali”: «Cerco sempre di sperimentare con tanti suoni, ad esempio combinando il suono del pianoforte a quelli elettronici, oppure aggiungendo strumenti nuovi. Mi piace anche collaborare con altri compositori per creare qualcosa di unico».

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