Donatella Finocchiaro: «La mia Giuseppina Florio una donna moderna ossessionata dal riscatto»
Quando un romanzo di grande successo viene trasposto sullo schermo, la prima domanda che sorge spontanea nella mente dei lettori è: quanto sarà fedele all’originale? D’altro canto, si sa che, a volte, la libertà registica non sia sempre ben digerita. Eppure, può accadere che questo genere di approccio si riveli illuminante rispetto ad alcuni elementi rimasti sullo sfondo delle pagine di carta. È il caso del personaggio di Giuseppina Florio, la matriarca della famiglia partita da Bagnara Calabra e diventata una delle più influenti dell’isola, nella serie di Disney+ I Leoni di Sicilia, tratta dall’opera letteraria di Stefania Auci. Ad interpretarla è l’attrice catanese Donatella Finocchiaro, apprezzatissima interprete nostrana che tra cinema e teatro ha già collaborato con giganti del calibro di Giuseppe Tornatore (Baarìa), Emma Dante (Le sorelle Macaluso) e Roberto Andò (con la recente pellicola La stranezza). «La mia Giuseppina – ha spiegato l’attrice – è ormai una donna matura la cui esistenza è segnata dall’amore negatole in gioventù (l’interpretazione di Giuseppina in questo piano temporale è affidata a Ester Pantano) dal cognato Ignazio. Il rifiuto subito è compensato dalla sete di potere da cui è continuamente tormentata. Se fosse vissuta oggi, Giuseppina sarebbe stata un’imprenditrice risoluta e di successo».
Uno dei tratti caratteristici della sua personalità, infatti, è l’ostinazione. La stessa con cui dedica tutta sé stessa alle cure del figlio Vincenzo (interpretato da Michele Riondino): «Nell’800 – prosegue Finocchiaro – in un contesto fortemente patriarcale, il riscatto della donna passava anche e soprattutto dalla volontà di crescere dei figli di successo: la sua austerità nella rigida educazione impartita, è frutto del suo amore materno e della sua volontà di rivincita».
Attraverso Vincenzo, insomma, Giuseppina si rivela una vera matrona capace di influenzare pesantemente le vicende dell’intera famiglia. «L’ossessiva ricerca di una moglie di famiglia all’altezza del nome dei Florio per il figlio motiva l’odio nei confronti della sua amante borghese Giulia Portalupi (Miriam Leone). Si tratta di un altro risvolto della sua spasmodica ricerca di riscatto sociale: lei che per il nome dei Florio ha rinunciato all’amore, non può permettere che adesso questo nome si perda per mancanza di eredi maschi e di sangue blu». Il proposito, tuttavia, si rivelerà comunque portatore di una certa amarezza: «Questa vita votata al sacrificio – conclude l’attrice – alla fine non ottiene soddisfazione. In punto di morte la donna raccomanda al nipote di godersi amore e felicità, a differenza sua».