C’è una volontà di riscatto nello sguardo compassionevole che Nuzza (Manuela Lo Sicco), Anna (Leonarda Saffi) e Bettina (Italia Carroccio) posano su Arturo (Simone Zambelli), il protagonista dello spettacolo “Misericordia” scritto e diretto da Emma Dante, che dal 29 febbraio al 3 marzo sarà in scena alla sala Verga del Teatro Stabile di Catania. Dopo la morte della madre Lucia, le tre donne, ultime fra gli ultimi, accolgono il neonato venuto al mondo prematuramente a causa delle continue percosse del padre e cercano di donargli una vita migliore di quella che il destino ha scritto per lui. «Nell’opera lo snodo drammaturgico principale – spiega la Dante – è l’amore incondizionato di questa famiglia non convenzionale, che riesce a costruire un progetto di vita legato al sostegno reciproco e alla cura. Tre madri che crescono un ragazzino menomato, nato dalla violenza subita da una donna di vita come loro, che muore subito dopo il parto».

Nel testo si affrontano molti temi cari all’autrice: la morte, la diversità, la sopraffazione, la solitudine, sullo sfondo di una Sicilia ai margini. «La disperazione – aggiunge la regista – spesso si trova in luoghi impensati. Non sono mai stata interessata al ceto sociale quanto a ciò che sta dentro l’umanità e la disumanità delle persone. Mi è venuto naturale approcciare questo tema attraverso la favola». Non sono affatto casuali, quindi, i riferimenti a “Pinocchio”, a partire dal cattivo di questa fiaba odierna, Geppetto, il padre di Arturo che per mestiere fa il falegname. Al romanzo di Collodi, tuttavia, si rifà anche il viaggio di formazione del personaggio interpretato da Zambelli. «Questo giovane con disabilità – sottolinea Dante – nasce appunto difettoso: non parla, ha un deficit psicomotorio importante così quando alla fine le madri decidono di salvargli la vita togliendolo dalla povertà e mandandolo in un istituto, Arturo compirà un gesto sorprendente, si vestirà da solo, con quello stesso abito che Pinocchio nelle pagine di Collodi indossa per andare a scuola. Attraverso l’amore, queste mamme riescono a trasformare un burattino di legno in un bambino vero». 

Era il 2021 quando “Misericordia” venne portato in scena per la prima volta, a distanza di due anni il dramma è stato riadattato per il grande schermo.  La pellicola ha ottenuto diversi premi fra cui il Grand prix per miglior film e miglior attore al Tallinn Black Nights Film Festival, dove si è svolta la première. Unico punto di contatto fra i due linguaggi è Zambelli (nel film, accanto a lui, recitano Simona Malato, Tiziana Cuticchio e Milena Catalano). «Non sempre il corpo, il volto, l’espressività di un’attrice di teatro funziona al cinema – spiega – quindi è stato naturale optare per delle protagoniste diverse mentre Arturo nel suo silenzio è un personaggio strampalato, fuori da ogni canone per cui poteva interpretarlo solo Simone, che viene dal mondo della danza». 

La regista palermitana non è certamente nuova all’utilizzo di mezzi espressivi diversi per raccontare la medesima storia. Già le sue precedenti prove sul grande schermo – “Via Castellana Bandiera” e “Le sorelle Macaluso” – erano nate sotto altre forme, quella di romanzo e di pièce teatrale rispettivamente. «Cinema e teatro sono come il sole e la luna – chiosa – il film ha questa luce fortissima proveniente dalla montagna e dal mare di Trapani mentre in teatro c’è l’oscurità, il palcoscenico vuoto. Luce e buio raccontano due punti di vista completamente diversi ma complementari». 

Nel frattempo, la Compagnia Sud Costa Occidentale – fondata da Dante nel 1999 – è in prova con il prossimo spettacolo, “Re Chicchinella” che dall’8 al 23 marzo sarà in scena alla sala Melato del Piccolo Teatro di Milano. Si tratta di un apologo sull’ipocrisia e l’avidità che insieme a “La scortecata” e “Pupo di zucchero” chiude il viaggio all’interno dell’opera “Lo cunto di li cunti” di Gianbattista Basile. «Ho sempre trovato il linguaggio e la poetica di Basile molto visionari, perfettamente in linea con il mio teatro quindi non potevo non sceglierlo come punto di partenza per narrare mondi magici e fatati».

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