I cartelloni teatrali di tutto il mondo stanno subendo rilevanti modifiche con spettacoli annullati, sospesi, rinviati, o addirittura ripensati in virtù delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Il Teatro Stabile di Catania, da sempre punto di riferimento per la città s’impegna a trasformare una difficoltà temporanea in un’opportunità per proporre nuove soluzioni da affiancare alle forme consuete dello spettacolo dal vivo. Questo il caso di Baccanti, uno spettacolo pensato e diretto per essere fruito in sala che si è però avvalso del digitale per connettersi con il pubblico e per sperimentare nuove frontiere artistiche all’insegna dell’integrazione spazio-temporale. Fu proprio la direttrice del teatro, e regista dello spettacolo, Laura Sicignano a dichiarare durante la conferenza stampa della nuova stagione “Energie” che «la perseveranza dell’artista scavalca le montagne» e che «nonostante la miseria, nonostante la peste, nonostante la guerra, il teatro si è sempre fatto». Da qui la scelta di debuttare con il testo euripideo in una sala vuota alla riconquista di uno spazio vitale condiviso e di una vicinanza emotiva con il pubblico. Non a caso il protagonista assoluto della tragedia euripidea è Dionisio, il dio del teatro, delle metamorfosi e della follia, il cui grido risuona forte suscitando tra i fedeli entusiasmo ed estasi.

Echi di questi stati d’animo permeano la produzione di Baccanti che con un cast di 10 interpreti siciliani propone i temi della fragilità umana e delle passioni dell’anima in una chiave eversiva, quasi demoniaca. Donne malefiche, dominate da movimenti convulsi e a tratti mostruosi, invadono lo spazio scenico, sovvertendo l’ordine sociale, politico e morale stabilito da Penteo, re di Tebe (Vincenzo Pirrotta). La reggia, fulcro della scena, non conserva nulla di regale, ospita invece uno scenario desolante, grigio e asettico. La figura umana e la voce che la abita sono soggette a continue trasformazioni: le baccanti da streghe mutano in impeccabili inservienti, Penteo da pretenzioso uomo in smoking in preda dilaniata, Tiresia e Cadmo da vecchi saggi in vecchi amorali, Agave da feroce cacciatrice in madre addolorata, e infine Dionisio (Manuela Ventura), da ambiguo straniero in dio crudele e invincibile. La trance dionisiaca alterna momenti di silenzio a momenti di forte tensione sonora, in cui il delirio assordante è scandito dall’incalzare della musica elettronica (Edmondo Romano) e dal testo, arricchito di citazioni filosofiche e letterarie nell’adattamento e nella traduzione firmati dalla regista insieme ad Alessandra Vanucci. La fruizione in digitale rende invece più difficoltoso ammirare il disegno luci (Gaetano La Mela), le scene e i costumi (Guido Fiorato) che aspettano di essere apprezzate dal vivo nella loro totalità.

Ma, in definitiva, è al presagio pronunciato da Tiresia che vogliamo affidare le nostre speranze per il futuro: «Tutto si trasforma e nulla si annichila. Il tempo tutto toglie e tutto dà. Ogni cosa marcisce e poi rifiorisce». Varrà anche per il teatro? È solo questione di tempo prima che tornino il contatto, il gioco, la relazione e l’incontro?

di Euripide
traduzione e adattamento di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci
regia Laura Sicignano
con Vincenzo Pirrotta
e con Egle Doria, Alessandra Fazzino, Giorgia Coco, Silvio Laviano, Filippo Luna, Franco Mirabella, Silvia Napoletano, Edmondo Romano, Manuela Ventura
scene e costumi Guido Fiorato
movimenti di scena Ilenia Romano
luci Gaetano La Mela

video e suono Luca Serra
produzione Teatro Stabile di Catania

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