Con la sua solarità e i bei tratti mediterranei la catanese Ester Pantano ha convinto il regista Michele Soavi del fatto che anche un’isolana potesse essere giusta per interpretare un personaggio che sulla carta nasce a Bassano del Grappa. L’attrice, già interprete in molti polizieschi come Il commissario Montalbano, La mossa del cavallo, Imma Tataranni, ha messo a segno un altro successo vestendo i panni della protagonista femminile nella nuova fiction Rai, Màkari, ispirata ai racconti di Gaetano Savatteri.

Che cosa ha in comune con Suleima, laureanda in architettura a Firenze, che d’estate lavora in questo incantevole borgo marinaro per mantenersi agli studi?
«Con lei ci sono tantissime affinità come l’essere indipendente, il riuscire a mantenersi da sola e il pensare a se stessa. Suleima non dimentica i suoi obiettivi solo perché nella sua vita è arrivato Saverio anzi riesce a trovare il giusto equilibrio tra il vivere questo sentimento e la propria realizzazione personale».

Con Saverio Lamanna, interpretato da Claudio Gioè, scatta un colpo di fulmine. Le è mai capitato nella vita di essere travolta da un sentimento così intenso?
«Sì, ero più piccola e c’era anche una differenza di età. Come nella serie, non subisco il fascino di quest’uomo più grande e dal background diverso, piuttosto lo tratto da pari. Credo che la forza e la determinazione di Suleima possano essere quasi d’ispirazione a Saverio, che dopo aver perso il lavoro torna in Sicilia per ritrovare se stesso».

Com’è Ester Pantano nella vita di tutti i giorni?
«La caratteristica che mi contraddistingue è che sono un’entusiasta, una folle, uno dei soprannomi che mi porto dietro da sempre è No limits. Ho una grande fortuna, sono molto in ascolto con me stessa quindi quando sbaglio me ne assumo la responsabilità senza scaricare la colpa sugli altri. Non subisco neanche le scelte altrui e qua ritorniamo a Suleima, con la quale sento una grande vicinanza. Sono anche una grande motivatrice, mi piace molto spronare le mie amiche a fare di più dando loro tutto il mio sostegno».

Foto di Lucia Iuorio: Total look FENDI; Stylist Valeria Amery Palombo; Hair & Make up Cinzia Carletti

Una rarità. Nell’immaginario collettivo di solito le attrici sgomitano per ottenere il ruolo da protagonista.
«Avendo praticato molto sport nella vita non mi arrabbio mai con l’avversario. Il momento in cui combatto è quando vado a fare un provino. Anche durante le selezioni per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia mi sono ritrovata a sistemare il trucco a una ragazza che poi è diventata una delle mie migliori amiche. Mi dispiacciono tutto quest’odio e questa becera rivalità».

A cosa crede siano dovuti?
«A com’è organizzata la nostra società. Difficilmente si combatte con un uomo, perché sai già che sarà il tuo capo oppure ricoprirà un ruolo diverso dal tuo quindi molte donne pur di ottenere quei pochi posti liberi sono disposte a calpestare le altre. Anche sui set spesso ci si snatura, diventando più mascoline nei modi e negli atteggiamenti per evitare fraintendimenti. Per fortuna sono in atto dei cambiamenti, mi auguro così che presto si riesca a deporre le armi e a vivere nel pieno rispetto di tutti».

Otto anni fa si è trasferita a Roma, dove ancora oggi vive, per studiare recitazione. È stata una scelta obbligata o una necessità?
«È stato assolutamente un obbligo. Non c’era un luogo in Sicilia che mi garantisse quel tipo di formazione, lo dico con grande dispiacere. Roma è una città stupenda, ricca di storia ma anche la Sicilia ha molto da offrire, per questo credo che sia giusto decentralizzare il mondo del cinema e delle serie, soprattutto da quando le produzioni si sono spostate al Sud. Sono orgogliosa di essere siciliana ed è per questo che non voglio essere costretta ad allontanarmi dalle mie radici, dalla mia cultura, da un luogo in cui sto bene per non perdere il lavoro».

La Sicilia di Màkari alterna scorci incantevoli a un territorio brullo. Anche in lei coesistono due anime: una forte l’altra più emotiva, che agli occhi degli altri appare come negativa.
«Spesso c’è questo giudizio. È come dire il colore nero non lo voglio, quando senza di lui non apprezzeremmo tutti gli altri. Mi emoziona vedere l’abbraccio fra un papà e il suo bambino, ho pianto quando è nata Sofia la figlia dei miei migliori amici. È stato potente vederla nutrire dal seno di sua madre ma non per questo sono triste o depressa. Chi sostiene il contrario è solo bloccato».

Forse è la nostra società che ci costringe a essere sempre al meglio, allontanando da noi dolore e tristezza.
«L’unico trauma che ho avuto nella mia vita è stato quando se ne è andata mia nonna. Avevo undici anni ma lo ricordo come se fosse ieri. Nonostante il mio disappunto, ho cercato di proteggere il mio mondo interiore, così quando sono tornata a scuola non l’ho detto a nessuno. Non volevo che la compassione nei miei confronti sminuisse il dolore che stavo provando. Oggi non ci si prende più neanche il tempo per fare le condoglianze in privato, piuttosto si preferisce scrivere un messaggio sulla bacheca di chi ha postato il necrologio. Beh, tutto questo mi disorienta».

Foto di Lucia Iuorio: Total look FENDI; Stylist Valeria Amery Palombo; Hair & Make up Cinzia Carletti

A proposito di famiglia, insieme alla sua mamma è socia e gestrice del cinema King di Catania. Come sta vivendo questo momento così difficile per le sale?
«Avendo anche lavorato alla cassa e al bar so che chi viene al King lo fa con consapevolezza. Spesso dopo la proiezione si apre un vero e proprio scambio con chi sta al botteghino, cosa che purtroppo in un multisala non avviene perché lì è tutto più veloce. Credo quasi paradossalmente che quando torneremo alla normalità, i piccoli cinema avranno una maggiore frequentazione perché la gente va lì per scelta e non per trovare l’intrattenimento vago e generico».

Da spettatrice crede sia possibile sopperire alla mancanza di cinema attraverso le piattaforme online?
«L’esperienza in sala è insostituibile. È un momento totalizzante nel quale il fruitore vieni completamente investito dalla grandezza dello schermo, mentre il PC o il televisore fanno sì che la tua realtà prevalga sull’immaginario ricreato dal regista e dagli attori. Le piattaforme sono il riflesso di questa nostra società dove lo spettatore medio è affetto da un grave disturbo d’attenzione o di contro diventa bulimico verso qualcosa che neanche sceglie, ma nella quale rimane incastrato».

Ha più volte dichiarato che le piacerebbe lavorare con Xavier Dolan e Michel Gondry. Cosa le piace di queste due registi?
«Li amo, come adoro anche molti registi italiani. Fanno parte del sogno, d’immaginari che sono al di fuori di te. Uno dei miei artisti preferiti è Wong Kar-wai, sono andata a studiare alla Beijing Film Academy, dove ha insegnato regia, solo per potermi complimentare con lui. Sono molto attratta dalle altre culture, per me quei racconti sono magici. I tempi, i costumi, l’identità fisica di un attore cinese sono tutti aspetti dai quali si può solo imparare».

In questo periodo è molto impegnata sul set. A cosa sta lavorando?
«Stiamo girando la seconda serie di Imma Tataranni, quindi molto presto mi rivedrete nei panni di Jessica Matarazzo. In questa nuova stagione ci saranno tanti colpi di scena e grazie alle conferme avute dal pubblico siamo ancora più entusiasti».

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