Fabrizio Villa e il potere della fotografia: «Un vero scatto sa arrivare al cuore della gente»

«Cinque fotografie sembrano poche, ma per me sono tante per una mostra fotografica. Sono cinque ritratti collettivi, che io considero paesaggi umani, in cui invito l’osservatore a cercare nella moltitudine di colori e dettagli, i volti e le forme individuali. Sono visuali alte sulla gente, che poi si incastonano all’interno di un panorama». La prospettiva del fotoreporter Fabrizio Villa è totalizzante e spesso inedita: si allontana dal soggetto per osservarlo nella sua complessità. È evidente nella mostra People – a cura di Aurelia Nicolosi e Mirilina Giaquinta – inaugurata sabato primo febbraio presso lo spazio Ko Art Unconventional Place di Catania, dove resterà fino al 27 febbraio.

PRESTIGIO E SODDISFAZIONE. «Tra le immagini esposte ci sarà Chef all’Opera, la foto degli chef scattata al Teatro Massimo Bellini – svela subito il fotogiornalista, specializzato in fotografia aerea, che da oltre trent’anni anni intreccia con il suo lavoro testimonianze di eventi legati a disagio sociale, immigrazione, guerra con storie d’attualità, fenomeni naturali, ritratti di protagonisti del nostro tempo -. Probabilmente è la foto più celebre – continua Villa – visto che ha suscitato l’interesse del New York Times, che l’ha segnalata come una delle immagini più significative del 2019». Un riconoscimento che Villa ha accolto con molta sorpresa e soddisfazione, perché «non è una delle mie tante fotografie, perché c’è anche la mia città, e questo mi ha fatto sentire orgoglioso: se emerge anche Catania sono più contento. Non me l’aspettavo – aggiunge – il New York Times è uno dei giornali più autorevoli del mondo e da lì passano tutte le immagini più importanti. Ci sono foto editor che fanno un lavoro veramente importante ed essere scelto tra i fotografi più significativi per me è un bel riconoscimento». Ma le foto di Fabrizio sono apprezzate non solo da grandi nomi – basti pensare a quotidiani e periodici internazionali come Corriere della Sera, Repubblica, Panorama, Famiglia Cristiana, Sport Week, Sette, Il Venerdì di Repubblica, Vanity Fair e The Times – ma anche dalle tante persone che ogni giorno, sui social, esprimono il loro gradimento. «Per noi giornalisti la cosa più importante è arrivare alla gente, è l’essenza del nostro lavoro, e ogni riconoscimento del singolo è fondamental

TRA IMMAGINE E PAROLA. Ma è più difficile parlare alla gente attraverso un solo scatto? «Sicuramente ci vuole molta sintesi e una mentalità giornalistica per rendere quante più informazioni possibili importanti dal punto di vista visivo. La frase “Un’immagine vale più di mille parole”, poi, è alquanto relativa. La foto è importante, ma se non viene descritta e raccontata a parole non può diventare completa, anche se ci sono sicuramente delle immagini che si commentano da sole». E oggi, in un momento in cui la professione giornalistica  vive un periodo di difficoltà sotto diversi punti di vista, Fabrizio Villa sente di rivolgersi agli aspiranti colleghi. «Questo mestiere è difficile perché è diventato molto competitivo e c’è molta offerta. Non è la macchina fotografica a fare la differenza: ci vogliono conoscenza, cultura e curiosità. Bisogna studiare, vedere tante mostre, tanto cinema, e prendere a modello dei fotografi importanti. Io ho iniziato così».

“Tutti al mare”, immagine scattata da Fabrizio Villa a Polignano e presente nella mostra “People”

UNO SGUARDO AL DOMANI. Lo stesso Villa, a breve, si metterà in prima persona al servizio dei giovani. «A febbraio comincia il mio primo corso di fotografia, voglio iniziare dalle basi comunicando le conoscenze indispensabili per cimentarsi con la fotografia. Mi piacerebbe organizzare dei workshop di fotogiornalismo per studenti e aspiranti giornalisti. Ormai anche chi scrive deve saper fare fotografie e mi entusiasma trasmettere ai più giovani la bellezza di questa nostra professione, complicata sotto tanti punti di vista, ma sempre affascinante e ricca di soddisfazioni».

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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