Attraverso un post su twitter, il fondatore di “Possibile” Giuseppe Civati, ha affermato quanto sia importante ricordare che, ancora oggi, il nostro è un paese in cui sono più gli italiani che vanno a vivere all’estero, rispetto a quanti stranieri arrivano in Italia. Siamo sicuri che sia realmente così?

Uno degli argomenti centrali nel dibattito pubblico di questi ultimi giorni è l’avvio della conferenza intergovernativa che a Marrakech, in Marocco, è chiamata ad adottare il cosiddetto Global Compact, un quadro di principi per una gestione più ordinata e regolamentata delle migrazioni internazionali.

Sulla scia del dibattito seguito all’annuncio del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che l’Italia non firmerà il Global Compact, l’ex deputato del Partito Democratico e fondatore di Possibile Pippo Civati ha twittato che è importante ricordare come l’Italia sia – ancora oggi – un Paese di emigrazione più che di immigrazione.

Abbiamo verificato se l’affermazione è corretta o no.

ITALIA FRA EMIGRAZIONI E IMMIGRAZIONI. Negli ultimi anni, il saldo fra emigranti che se ne vanno dall’Italia ed immigrati che arrivano nel nostro Paese rimane positivo. Ciò vuol dire che in Italia arrivano più persone di quante non se ne vadano. Secondo i dati delle Nazioni Unite, il saldo positivo è andato rimpicciolendo rispetto agli anni precedenti, come si rileva dalla seguente tabella [1] con numeri espressi in migliaia.

Tab. 1: Saldo tra emigrati e immigrati Italia (in migliaia) – Fonte: United Nations

Scendendo nei particolari, l’ultimo bilancio demografico nazionale pubblicato dall’Istat a giugno 2018, e riferito al 2017, sintetizza così gli andamenti migratori in Italia:

– Sono arrivati in Italia più stranieri di quanti italiani siano andati a vivere all’estero. Nello specifico, l’anno scorso le iscrizioni all’anagrafe italiana di cittadini stranieri hanno superato di 188.330 unità le cancellazioni dall’anagrafe di cittadini italiani che si sono trasferiti all’estero;

– Sono aumentate di circa il 14 per cento rispetto all’anno prima, salendo a 343.440 unità, le iscrizioni nell’anagrafe italiana di persone provenienti dall’estero, di cui quasi l’88 per cento stranieri, cioè persone che non sono emigranti italiani di ritorno;

– Le cancellazioni di cittadini italiani dall’anagrafe per espatrio all’estero sono risultate sostanzialmente stabili, intorno alle 114.000 unità per gli italiani. Sono poi più di 40.000 gli stranieri che se ne sono andati dall’Italia l’anno scorso;

– Le acquisizioni della cittadinanza italiana da parte di residenti stranieri sono state 146.605 l’anno scorso, registrando una battuta d’arresto rispetto agli anni recenti.

Tab. 2: Saldi tra iscritti e cancellati all’anagrafe italiana – Fonte: Istat

I DATI UFFICIALI DICONO TUTTO? È possibile, però, che i numeri ufficiali non esprimano del tutto la realtà migratoria italiana.
Secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2018 del centro studi Idos, i flussi effettivi in uscita dall’Italia nel 2017 potrebbero essere stati più elevati rispetto a quelli registrati dalle anagrafi comunali. Idos avverte infatti che i dati degli emigranti italiani in uscita dal Paese sono probabilmente sottodimensionati, «se si considera che molti, nel trasferirsi all’estero, trascurano di effettuare la cancellazione anagrafica, non essendo obbligatoria».

Nella versione 2017 del suo dossier, riferita al 2016, Idos stimava che in realtà i flussi effettivi in uscita erano ben più elevati rispetto a quelli registrati dalle anagrafi comunali, come risulterebbe dagli archivi statistici dei Paesi di destinazione, specialmente della Germania e del Regno Unito. Secondo Idos, le cancellazioni anagrafiche rilevate in Italia rappresentano appena un terzo degli italiani effettivamente iscritti nelle anagrafi di altri Paesi dopo la loro partenza.

Idos ritiene quindi che i dati dell’Istat sui trasferimenti all’estero dovrebbero essere aumentati almeno di 2,5 volte. Ciò vorrebbe dire che, nel 2016, si passerebbe da circa 114.000 a 285.000 cancellazioni dalle anagrafi comunali di italiani trasferitisi all’estero, «un livello pari ai flussi dell’immediato dopoguerra e a quelli di fine Ottocento».

Se si applicasse tale criterio ai dati del 2017, il numero presunto di italiani espatriati sarebbe – come per il 2016 – stimabile intorno alle 285.000 unità. Anche prendendo per buona tale stima, però, gli espatriati italiani risulterebbero comunque meno numerosi rispetto agli arrivi degli stranieri nel nostro Paese, stimabili nel 2017 a circa 302.000.

Seguendo la logica di questi flussi “sommersi”, inoltre, bisognerebbe probabilmente rivedere al rialzo anche la stima degli stranieri in arrivo in Italia. Sembra plausibile infatti che, seppur piccola, una quota di migranti arrivati nella Penisola sfugga alla registrazione o conteggio da parte delle autorità. Se ciò fosse, il saldo fra emigranti ed immigrati aumenterebbe ulteriormente a vantaggio di questi ultimi.

INOLTRE… Come mostra la tabella sottostante [2], elaborata su dati delle Nazioni Unite, il saldo migratorio italiano ha smesso di essere negativo a partire dagli anni Settanta. Da quel decennio, insomma, ci sono stati stabilmente più ingressi nel nostro Paese rispetto alle uscite, con l’unica eccezione della fine degli anni Ottanta.

Tab. 3: Saldi migratori dell’Italia dal 1950 ad oggi (dati in migliaia) – Fonte: United Nations

Diversa la situazione nei decenni precedenti agli anni Settanta, quando l’Italia è stata in effetti un Paese di robusta emigrazione – e ai massimi livelli mondiali. Come ricorda l’enciclopedia Treccani: «l’Italia è stato uno dei più grandi Paesi di emigrazione; tanto che si calcola che in un secolo, tra il 1876 e il 1976, 26 milioni di persone abbiano lasciato il Paese: un fenomeno di proporzioni tali da essere definito the largest exodus of people ever recorded from a single nation».


IL VER­DET­TO

Giuseppe Civati ha dichiarato sul proprio profilo Twitter che, ancora oggi, l’Italia è un Paese di emigrazione più che di immigrazione.

I dati più recenti (relativi al 2017) mostrano come l’Italia sia, da decenni, un “importatore netto” di migranti. La documentazione ufficiale sottolinea, infatti, come le emigrazioni di abitanti del Belpaese rimangano nettamente inferiori rispetto all’immigrazione dall’estero. Le stime non ufficiali dell’emigrazione non registrata portano, al massimo, i due numeri ad avvicinarsi molto.

Giuseppe Civati a me­ri­ta un “Pinocchio andante”

Pub­bli­ca­to:05.12.2018 Ori­gi­ne:03.12.2018 Fon­te di­chia­ra­zio­ne

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