Quanto è accurata la previsione sul futuro roseo del settore azzardata dal governatore della regione Musumeci durante la Borsa Internazionale del Turismo a Milano? Diversi sondaggi e statistiche sembrano dargli ragione ma le criticità da risolvere non mancano

Durante l’inaugurazione dello stand siciliano alla Borsa Internazionale del Turismo lo scorso 10 febbraio a Milano, il presidente della Regione Sicilia si è espresso con toni entusiastici sul futuro del turismo nell’isola, definendo il 2019 «un momento magico». Effettivamente,  quanto è emerso dal Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019 presentato nella stessa cornice milanese da Roberta Garibaldi dell’Università di Bergamo per il Touring Club Italiano sembra dare credito alle affermazioni di Musumeci. Stando ai dati ufficiali, la Sicilia sarebbe in prima posizione fra le regioni preferite dagli italiani in termini di turismo enogastronomico, collocandosi con il suo 15% davanti a Toscana (14%, prima in classifica nel 2018) ed Emilia Romagna (11%), e svettando nelle classifiche delle singole città con Palermo al quinto posto, preceduta da Napoli, Roma, Firenze e Bologna. Ma è proprio vero che i trend sono in crescita rispetto agli anni precedenti?

NON SOLO MARE E CULTURA. Ci viene in aiuto in merito l’intervento del dott. Pietro Vento, che abbiamo incontrato in occasione della premiazione di “Best in Sicily 2019”, svoltasi il 17 febbraio al Teatro Massimo Bellini di Catania. Durante la presentazione, al pubblico in sala sono state mostrate alcune info-grafiche molto indicative, estrapolate dalle analisi condotte di recente da Demopolis. Secondo i sondaggi, il 76% degli italiani è interessato a una maggiore informazione sui temi del cibo e dell’alimentazione, che si confermano ancora più attuali se si tiene conto del fatto che negli ultimi 24 mesi il 66% della popolazione totale ha seguito programmi di cucina in tv e il 41% ha partecipato a degustazioni enogastronomiche o a manifestazioni legate al cibo al vino (percentuale, quest’ultima, che cresce al 54% in Sicilia).

I dati presentati al BIT dall’Università di Bergamo

In tale contesto, non stupisce che la Trinacria affascini non soltanto per le proprie bellezze naturalistiche e architettoniche, ma anche per l’eccellenza della tavola. Dopotutto, nello studio presentato alla BIT la regione è la terza per numero di aziende agricole con vite e per numero di frantoi, e la quarta nella penisola per numero di prodotti agroalimentari certificati (80% attuale contro il 70% nel 2016 dichiarato da Assovini Sicilia): ben 33 i prodotti agroalimentari a Indicazione geografica (17 Dop, 14 Igp e 2 Stg) e 3 i vini a Denominazione (24 fra Docg e Doc). E infatti, se si chiede agli italiani cosa viene loro in mente pensando a un viaggio nell’isola, Demopolis rivela che il 75% parla del mare, il 68% del suo patrimonio storico-culturale e il 60% del buon cibo e buon vino.

DATI A CONFRONTO. Un confronto con i risultati alla stessa domanda pubblicati nel 2009, peraltro, evidenzia la stabilità delle prime due preferenze (il 76% parlava del mare e il 65% del patrimonio storico-culturale) e un netto aumento della terza, che dal 41% di un decennio fa è salita di quasi 20 punti percentuali.  In termini di ristorazione in senso stretto, per di più, sempre secondo il Rapporto 2019, due anni fa in Sicilia risultavano attive 22048 imprese (il 7% del totale complessivo nazionale, contro le 15mila del 2015 riportate dall’Ansa) e 858 aziende agrituristiche (4%, con il +10% nell’occupazione dei giovani e il maggior numero di imprese guidate da under 35 nel Paese), mentre le principali guide del settore per l’anno in corso annoverano ben 36 ristoranti siculi nella fascia di eccellenza (4%, contro i 28 del 2017 dichiarati dall’Osservatorio del Turismo Enogastronomico).

Reale e attestata, dunque, una crescita della regione contenuta ma costante, con picchi significativi nell’anno in corso e che stanno superando in ogni ambito i record registrati in precedenza. Lo ha confermato ancora una volta anche un’indagine di Demopolis, da a cui è emerso che il 72% dei visitatori dell’isola ne apprezzano i centri storici e il patrimonio culturale, mentre il 67% gradisce l’offerta enogastronomica. Non a caso, nel primo semestre del 2018 la spesa dei viaggiatori stranieri sull’isola è cresciuta del +15,9%, stando a quanto affermato su Economia Sicilia.

I dati relativi all’incremento delle strutture ricettive durante il biennio 2016-17 (Osservatorio turistico Regione Sicilia/Istat)

Meno apprezzate, invece, le strutture ricettive, che hanno convinto solo nel 52% dei casi: nonostante il numero di strutture totali dal 2007 al 2017 sia aumentato addirittura dell’80% (+10% solo fra il 2016 e il 2017, fa notare l’Osservatorio Turistico della Regione Sicilia), evidentemente c’è ancora del lavoro da fare, in particolare per garantire un’offerta completa e di qualità erogata da esercizi che risultino in tutto e per tutto a norma di legge. Ultimo in graduatoria, infine, il gradimento della rete dei trasporti interni, che arriva a stento al 25% e che testimonia così come la rete regionale rimanga il tasto dolente di un settore altrimenti molto promettente.

IL VER­DET­TO

L’enogastronomia si impone come settore trainante su cui scommettere nel prossimo futuro, come rivelano i sondaggi e i dati relativi all’imprese . Un vero e proprio «momento magico», quindi, come lo ha definito Nello Musumeci, rispetto al quale tuttavia la Sicilia continua a dovere effettivamente «scontare tantissimo ritardo in termini di infrastrutture».

Pubblicato: 21.02.2019 | Origine: 10.02.2019 | Fonte Dichiarazione

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