Il primo è l’eroe tv dei due mondi (terrestre e digitale), il barese fa record d’incassi con il film “Tolo Tolo”, i palermitani stravincono le “Star Wars” natalizie al cinema. Sono l’immagine di un Meridione che piace e conquista simpatie. Liberato dal trito e ritrito codice della mafia, è un Sud diverso, ironico, colto e popolare, moderno e antico allo stesso tempo. E non è più Napoli la capitale culturale di questo Regno delle due Sicilie

Fiorello eroe televisivo dei due mondi (quello terrestre e quello digitale) sulla scia della straordinaria performance con VivaRaiPlay; Ficarra e Picone trionfatori delle “Star Wars” natalizie, sbancano il botteghino e sbaragliano il cinema hollywoodiano con il film “Il primo Natale”; Checco Zalone recordman con “Tolo Tolo”, incassa in un solo giorno quasi 9 milioni di euro (un dato migliore persino rispetto a “Quo vado?”, il suo film del 2016 che incassò alla fine circa 65 milioni di euro).

Sono l’immagine di un Sud vincente, che piace e conquista simpatie. È un Meridione liberato dal trito e ritrito codice della mafia, nuovo, diverso, ironico, colto e popolare, moderno e antico allo stesso tempo. E non è più Napoli la capitale culturale di questo Regno delle due Sicilie. Sono Palermo, Bari, Messina.

“Sicilianamente pirandelliano, uno nessuno e centomila”, come è stato scritto, Fiorello ha sdoganato la sua terra e il suo dialetto nel mondo dello spettacolo alla stregua di Andrea Camilleri in letteratura

Fiorello in Viva Rai Play
Fiorello e il suo show Viva Rai Play

Protagonisti di questa rivoluzione culturale sono artisti freschi e simpatici. Che hanno saputo amalgamare le proprie radici con modelli di altre provenienze. “Sicilianamente pirandelliano, uno nessuno e centomila”, come è stato scritto, Fiorello ha sdoganato la sua terra e il suo dialetto nel mondo dello spettacolo alla stregua di Andrea Camilleri in letteratura. Fiorello è l’italiano perfetto: sa fare molte cose benissimo, magari senza 10 in pagella, ma con una sfilza di 8. E una faccia da ex compagno di classe che piace a tutti, sempre. La “Fiorello generation” non ha età, non ha barriere sociali, non ha connotazioni socioeconomiche, è un modo di affrontare la vita: una canzone, una risata, un approccio alla comicità. È un fenomeno trasversale. Che riesce a mettere insieme Mike Bongiorno e Walter Chiari. Assomiglia a entrambi, perché come loro è bravo nel farci credere di improvvisare davanti alla telecamera, quando invece propone numeri già collaudati.

“Il primo Natale” affonda le radici nella fiaba alla Roberto Benigni e Massimo Troisi di “Non ci resta che piangere”, ma anche nei cinepanettoni dei Boldi e De Sica di “A spasso nel tempo”

Ficarra e Picone sembrano due corpi da cartoon, amabilmente imbranati alla Stanlio e Ollio, ma con la flemma tipica dei palermitani e del maestro Pino Caruso. Per loro stessa ammissione, il film “Il primo Natale” affonda le radici nella fiaba alla Roberto Benigni e Massimo Troisi di “Non ci resta che piangere”, ma anche nei cinepanettoni dei Boldi e De Sica di “A spasso nel tempo”. Salvo e Valentino giocano con il bello e il brutto del nostro Paese e, come nel caso di Fiorello, la loro comicità non è mai volgare, offensiva, grossolana, banale, irrispettosa. Gag e battute “rubate” nei bar, che costituiscono l’economia della Sicilia, s’intrecciano con una poetica misurata e gentile e con il racconto della Natività in una struttura più complessa e stratificata rispetto ai loro precedenti film.

Zalone è una nuova maschera della commedia dell’arte in continua metamorfosi: prende e assorbe tutto bulimicamente per rovesciarlo nella dimensione dello sberleffo

Checco Zalone - Tolo Tolo
Checco Zalone in “Tolo Tolo”

Checco Zalone fa camminare a braccetto Adriano Celentano e Lino Banfi, ma nel suo ultimo film “Tolo Tolo” li fa accompagnare da Ettore Scola e Alberto Sordi. Sdogana la volgarità, il politicamente scorretto, la Puglia. È una nuova maschera della commedia dell’arte, ma mentre le maschere tradizionali sono fisse su un’unica parte, condannate a un unico tono, quella di Zalone è in perenne metamorfosi, prende e assorbe tutto bulimicamente per rovesciarlo nella dimensione dello sberleffo. Senza dimenticare le buone letture, come “Se questo è un uomo” di Primo Levi, dove si legge che «la convinzione (che ogni straniero è nemico) giace in fondo agli animi come una infezione latente» pronta a venire a galla nei momenti di difficoltà. «Come con la candida», chiosa Zalone che non può evitare la battuta.

Il Sud che piace è quello che non c’è più, è quello che abita la credenza dei ricordi, è quello del presepe e dei cannoli di Ficarra e Picone, sono i buoni sentimenti e l’umanità

Il Sud dei nostri quattro eroi è un po’ vintage: «il suo incanto, la sua magia, è nella sua dimensione di favola riferita a un tempo trascorso o immaginario», scrive Marcello Veneziani. Gli show di Fiorello come le gag di Zalone evocano modi di dire, di fare, di cantare di un tempo. E il sentimento come la comicità che suscitano, nascono proprio nello stridore tra quelle espressioni di una volta e il nostro modo di vivere oggi. Il Sud che piace è quello che non c’è più, è quello che abita la credenza dei ricordi, è quello del presepe e dei cannoli di Ficarra e Picone, sono i buoni sentimenti e l’umanità. Magari con un pizzico di cinismo, che è tipico del meridionale. Ma sempre per sdrammatizzare. Perché, al Sud, non ci resta che ridere.

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