Formare nuovo pubblico e musicisti: perché il jazz invade cantine e vigneti in Sicilia

La voce dolcissima e malinconica di Chet Baker e gli arrangiamenti essenziali di standard come My Funny Valentine e There Will Never Be Another You sono la perfetta colonna sonora per un vino dal corpo persistente ma morbido, come un Nebbiolo, il signore dei vini piemontesi. Mentre potreste sorseggiare un Nero d’Avola ascoltando un disco notturno come The Nightfly di Donald Fagen. L’abbinamento tra jazz e vino non è una novità, di abbuffate etiliche ne è piena la storia degli artisti jazz. Ma le ragioni di questo connubio trovano riscontri anche nella ricerca scientifica, secondo la quale tentare di abbinare vino e musica può avere un senso addirittura fisiologico e il matrimonio tra vino e jazz è forse quello più felice.

UN CONNUBIO NATO NEL FRIULI. D’altro canto, che stessero bene insieme si capiva già dalle varie iniziative jazz&wine sparse per ogni dove. Da almeno una ventina di anni, infatti, l’abbinamento trasversale fra jazz e vino è un binomio molto in voga. Dal friulano Cormons Jazz & Wine all’omonima manifestazione che si svolge nella patria del Brunello passando per Zola Predosa, le degustazioni si vanno ritagliando uno spazio sempre più autonomo nei festival jazz. Generalmente si tratta di vini del territorio e non a caso questi incontri si svolgono in zone particolarmente vocate.

Nel Friuli, a Cormons, è nata anche una associazione Italia Jazz & Wine «per valorizzare il jazz, i nuovi talenti e l’innovazione del linguaggio musicale, introducendo un elemento di forte novità nel rapporto con il territorio ed in particolare la produzione vitivinicola che costituisce una eccellenza italiana». Una iniziativa che ha subito incontrato il successo del pubblico tant’è che è stata promossa una rete fra cantine che coinvolge sette regioni con una importante produzione di vino (il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Lombardia, le Marche, l’Abruzzo e la Campania), diventate sede di eventi che esaltano il connubio tra jazz e vino.

Da alcuni anni anche la via del vino che attraversa le campagne alle falde dell’Etna comincia a riempirsi di melodie e dissonanze

GLI ANTESIGNANI IN SICILIA. Tra le antesignane in Sicilia c’è la “Signora del vino”, José Rallo, che ha unito la sua passione per il jazz, la musica brasiliana, con quella per i vini delle sue cantine, e dal 2002 organizza Donnafugata Music&Wine, un’esperienza live multisensoriale che abbina ad ogni vino un brano musicale, il cui andamento ritmico accompagna le sensazioni della degustazione. L’intero repertorio del Donnafugata Music&Wine è finito anche su Spotify. Lo scorso marzo è uscito anche il terzo album, Rebirth, «con il quale proponiamo un repertorio di 11 brani che spaziano dal jazz alla musica brasiliana con un omaggio alla Sicilia, al vino e alla letteratura», spiega José Rallo. «Ci è piaciuta l’idea di abbinare anche la lettura di un brano tratto da Il Gattopardo e una poesia di Neruda a due inediti strumentali».

Purtroppo, invece, il vino non ha aiutato il Marsala Jazz Festival a rinascere, pur essendo stato uno degli elementi del successo. Vicende politiche hanno chiuso l’esperienza e il tentativo di riportarlo in vita lo scorso anno con il “Sea & Wine Jazz Fest” non è stata un’idea vincente.

Festeggia vent’anni il prossimo 28 luglio a Taormina il Blues & Wine Festival, il circuito enogastronomico-musicale ideato da Joe Castellano tra gala in hotel e resort, feste nelle cantine (chiamate “soul party”) e grandi eventi nelle piazze. Quest’anno, dopo la festa per il ventennale sulle terrazze del Grand Hotel S. Pietro di Taormina, il primo “soul party” si terrà l’indomani, il 29, nelle Cantine Patria di Castiglione di Sicilia. Il festival proseguirà fino a dicembre tra frantoi, ristoranti, hotel e parchi culturali.

LA VIA DEL VINO DELL’ETNA SI RIEMPIE DI SUONI. Da alcuni anni anche la via del vino che attraversa le campagne alle falde dell’Etna comincia a riempirsi di melodie e dissonanze. Diverse cantine aprono alla musica e, da tre stagioni estive, in quella Murgo, nella tenuta di San Michele a Santa Venerina, si trasferisce il Monk, locale catanese, per tenere una vera e propria rassegna: Jazz in Vigna. «È un’idea nata durante la pandemia parlando con Pietro Scammacca, della famiglia proprietaria della cantina Murgo», racconta il musicista Giuseppe Privitera, una delle “anime” del Monk. «Prima facevamo qualche isolato evento, la pandemia ci ha convinti a organizzare una rassegna». E così è stato. Con ottimi risultati per entrambi. Ogni appuntamento musicale porta in vigna trecento persone, facendo registrare il “tutto esaurito”, come in quello conclusivo di sabato 30 luglio con il pianista e trombettista Dino Rubino. «Il pubblico è composto dai frequentatori del locale, ai quali si aggiungono quelli del Murgo. Che poi, a loro volta, ci seguono al Monk, tant’è che la scorsa stagione abbiamo dovuto replicare per tre volte ogni concerto», sottolinea Privitera. «Jazz e vino è una formula che funziona benissimo, che contribuisce a creare nuovo pubblico per il jazz ed a sostenere le aziende del territorio».

Il pubblico di “Jazz in Vigna”

Giuseppe Privitera, che è docente di educazione musicale, nella tenuta di San Michele ha portato anche una quindicina di suoi alunni di prima e seconda media per una full immersion di cinque giorni in vigna. Non per bere, ma per studiare con Dino Rubino. E, al termine del corso, suonare in apertura di uno dei concerti della rassegna. «È un’esperienza che ci aveva consigliato Paolo Fresu proprio per formare non solo musicisti, ma un nuovo pubblico», spiega Privitera. «Intendiamo replicarla in ottobre e dicembre coinvolgendo lo stesso Fresu e Cafiso».

Giuseppe Mandalari: « Il binomio con il vino serve per avvicinare più gente al jazz e dimostrare che questa non è una musica ostica come si crede»

Tra Milo e Piedimonte Etneo, sempre lungo la via del vino dell’Etna, si svolge da luglio a settembre la rassegna “I Sapori del Jazz” con degustazioni in B&B e concerti nella cantina del barone di Villagrande. Per l’ospite internazionale Noa si aprirà, invece, l’anfiteatro “Lucio Dalla” di Milo. Così come per la Sjm Big Band diretta da Cristiano Giardini (24 agosto) e per la Cesm Orchestra diretta da Carlo Cattano che chiude la manifestazione il 2 settembre.

Giuseppe Mandalari presso Feudo Maccari

Musica, e anche un po’ di teatro, anche nelle Cantine “La Gelsomina” di Presa, sempre ai piedi dell’Etna, con il “Nudalava Festival”, in quelle di Scilio Wines a Linguaglossa, nell’azienda vitivinicola Mondifeso di Pedara. “Bolle in vigna” nelle cantine Nicosia di Trecastagni. E, dopo due anni di sosta forzata, l’azienda Planeta riavvolge il filo rosso con la rassegna di teatro in vigna “Sciaranuova festival” nell’arena naturale della tenuta Sciaranuova, a Passopisciaro, Catania. Sempre Planeta punta su mostre, dj set e cene gourmet nelle sue altre tenute di Noto e Menfi.

ECHI DI JAZZ NEI VIGNETI DEL NETINO. Ci prova anche Sicilian Jazz in Noto che la scorsa settimana ha aperto l’edizione 2022 con uno spettacolo ospitato tra i vigneti del Feudo Maccari. «È stata la prima volta qui, ma da otto anni organizzo spettacoli legati al food all’Antico Mercato di Siracusa», dice il direttore artistico e crooner Giuseppe Mandalari. «Mi piacerebbe adesso fare una rassegna che vada di cantina in cantina». Il binomio funziona, conferma Mandalari, «il pubblico è differente e anche la proposta musicale è differente», spiega. «Non è una platea di appassionati del genere e la musica è più orecchiabile, morbida. Serve per avvicinare più gente al jazz, che vede sempre più ridursi il suo seguito, e dimostrare che questa non è una musica ostica come si crede». In sintonia con la linea seguita ormai da gran parte dei musicisti che stanno rileggendo il mainstream, con suoni eleganti, avvolgenti, melodici, raffinati, romantici, riuscendo a emozionare ed a trasmettere profonda serenità e armonia. Come un bicchiere di vino rosso, appunto.

E il rischio è proprio che questo ammorbidimento trasformi il jazz in musica da sottofondo o d’accompagnamento. Consentendogli appena di essere un po’ frizzante come un Prosecco. Insomma, serate charmant, mondane ed eleganti, dove, però, la musica è poche volte di buon livello e le degustazioni, di vino e cibo, hanno spesso prezzi ingiustificati per la qualità dell’offerta.

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Laureato in Lettere moderne. Giornalista professionista. Ha collaborato con Ciao2001, Musica Jazz, Ultimo Buscadero, Il Diario di Siracusa. È stato direttore del bimestrale Raro! e caposervizio agli spettacoli al quotidiano "La Sicilia". Nel 2018 ha curato il libro "Perché Sanremo è (anche) Sicilia”. Nel 2020 ha scritto “Alfio Antico. Il dio tamburo” pubblicato da Arcana.

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