Franca Viola, la prima “donna svergognata” che rifiutò la prassi del matrimonio riparatore
Ben prima che le leggi sancissero per iscritto la dignità e l’autonomia femminile, ben prima che si considerasse naturale punire con l’arresto il reato di stupro, una semplice ragazza di Alcamo, sostenuta dalla famiglia, seppe dire di no. In suo ricordo, ripercorriamone la vicenda e le gesta che hanno cambiato la storia
L’articolo 544 del Codice Penale relativo al reato di violenza carnale recitava: «Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali». In parole povere, chi abusava di una donna poteva “scontare la pena” semplicemente sposando la vittima così da salvaguardarne l’onore, dato che la violenza sessuale era semplicemente un oltraggio alla morale. Sembrerebbe di parlare di una legge medievale, ma così non è se si pensa che in realtà essa fu abrogata solo nel 1981 grazie al coraggio di una donna che, circa vent’anni prima, aveva rifiutato di sposare il suo aggressore.
CHI È FRANCA VIOLA. La donna in questione è Franca Viola, nata ad Alcamo il 9 gennaio 1948 e a soli diciassette anni autrice di un gesto che negli anni ebbe grandi ripercussioni. Fidanzatasi con il mafioso Filippo Melodia, il padre della ragazza revocò il consenso al fidanzamento nel momento in cui il giovane fu arrestato. La famiglia fu vittima di intimidazioni e nel 1965 Franca venne rapita e segregata per otto giorni da Melodia, che abusò di lei. Alla proposta di un matrimonio riparatore i genitori di Franca finsero di acconsentire, mentre in realtà ricorsero alla polizia per far arrestare Filippo. Nonostante le calunnie e le polemiche infatti fu intentato un processo contro Melodia che si concluse con dieci anni di carcere e due anni di soggiorno obbligato a Modena, dove fu ucciso da ignoti.
UN SUPPORTO NON SCONTATO. Se oggi non c’è nulla di clamoroso nel fatto che un uomo colpevole di stupro sia arrestato, lo dobbiamo proprio a Franca Viola, che ha preferito essere una “donna svergognata” e rifiutare il matrimonio riparatore ricevendo tutto l’appoggio della sua famiglia: una vicinanza non scontata, soprattutto negli anni ’60 in Sicilia.
IL REATO DI VIOLENZA SESSUALE. Il caso di Franca Viola ha avuto grande eco in Italia e all’estero: in particolare nel nostro paese esso ha generato la necessità di rivedere il vecchio Codice Penale Rocco e abrogarne molti articoli, come il 587, che prevedeva sconti di pena per un uomo che avesse ucciso la moglie fedifraga o il suo amante. Soltanto nel 1996 però sono state approvate ufficialmente le norme contro la violenza sessuale. La donna non è un oggetto della cui sorte il marito può decidere liberamente, ogni donna ha un corpo e una mente pensante, gode di autonomia. Franca lo ha dimostrato ben prima che la legge fosse posta per iscritto e per il suo coraggio oggi gode di un’alta onorificenza conferitale dal Presidente della Repubblica Napolitano, quella di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito.
Immagine di copertina: Franca Viola in una foto d’epoca