Negli ultimi anni la sua voce ha incantato i più prestigiosi teatri internazionali al punto che oggi è senza dubbio una delle interpreti più apprezzate e versatili del panorama lirico. Lei è Gilda Fiume e dopo il suo debutto come Leonora ne Il Trovatore di Verdi al Teatro Donizetti di Bergamo, la sua carriera è stata in continua ascesa. Il soprano sarà tra i protagonisti del concerto-evento di apertura della 48esima edizione del Festival Internazionale “Notomusica” che si terrà domenica 9 luglio presso la scalinata della cattedrale di Noto e che vedrà esibirsi l’orchestra della Filarmonica della Scala diretta dal Robert Trevino. Un concerto sinfonico, che riserverà anche un omaggio a Maria Callas nel centenario della sua nascita. Il soprano campano (che proprio in questi giorni ha debuttato come Violetta nella prima della Traviata all’Arena di Verona) interpreterà infatti le famose arie “Casta Diva e “Oh! Quante volte” tratte da Norma e da I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini.

Come si è preparata ad una serata che la vedrà cantare alcune delle arie che il pubblico associa così da vicino alla Divina?
«Si tratta di un’enorme responsabilità con la quale cerco di venire a patti a poco a poco, cercando di viverla in modo leggero. Naturalmente è del tutto normale che il pubblico faccia paragoni. Domenica canterò “Casta Diva” e, ascoltandomi, nessuno potrà fare a meno di ricordare lei in quel ruolo. Credo comunque che invece di lasciarsi schiacciare dai confronti con i grandi del passato, sia più proficuo lasciarsene ispirare. Per questo, cercherò di renderle omaggio con tutto il cuore e regalare al pubblico la mia personale versione di questo personaggio, sperando che verrà apprezzata».

Sembra quasi che si chiuda un cerchio. Il suo debutto infatti la vide calcare il palco del Teatro di Bergamo, lo stesso che ospitò diverse volte la Callas. Rispetto ad allora come sono cambiate le cose per i palcoscenici meno blasonati?
«In termini di risposta del pubblico, la mia esperienza nei teatri di “provincia”, parola che intendo in modo assolutamente positivo, è sempre stata eccezionale. Al contrario di quanto accade in quelli più prestigiosi, che attirano un pubblico maggiormente trasversale, le realtà più piccole sono capaci di proposte artistiche di primo livello che richiamano chi è un vero appassionato di Opera. Non è un caso, infatti, che anche cantanti molto importanti non disdegnino affatto essere coinvolti nelle stagioni offerte da queste realtà ritenute, a torto, secondarie».

Tuttavia anche i grandi palcoscenici esercitano un fascino particolare. In proposito, dopo il suo debutto l’anno scorso nella Carmen, non solo l’Arena di Verona la vedrà nuovamente nei panni di Micaela ma anche in quelli di Violetta nella prima della Traviata. Come ha reagito alla notizia, visto anche che sarà l’occasione per celebrare il centenario dell’Opera Festival? «Prendere parte alla performance dell’anno scorso, con la storica produzione di Zeffirelli e la registrazione televisiva, è stata un’esperienza straordinaria e vedermi affidata una recita anche in questo anno così speciale mi ha fatto moltissimo piacere. Quando, qualche settimana fa, mi è stato chiesto se volessi interpretare il ruolo di Violetta ho provato un’emozione indescrivibile. É un ruolo di assoluto prestigio e, per di più, si tratta ancora una volta di una produzione di altissimo livello firmata da Franco Zeffirelli».

E dire che la sua carriera era iniziata da ambiti totalmente diversi come il rock e il soul. Come è avvenuto il passaggio all’Opera lirica?
«In effetti da ragazza, almeno fino ai 13 anni, amavo interpretare grandi voci femminili come Mina, Whitney Houston e Giorgia. Da adolescente avevo iniziato un mio percorso nella musica leggera, mettendo su un gruppo che si esibiva nelle piazze. Poi, su suggerimento di mio padre, grande appassionato di musica classica, ho deciso di approfondire gli aspetti legati alla tecnica vocale e da lì, dopo essermi innamorata del Laudate Dominum di Mozart intorno ai 16-17 anni, ho capito che non avrei voluto fare altro se non canto lirico. Così ho lasciato tutto e, sebbene avessi già 23 anni, mi sono messa a studiare tecnica lirica fino ad iscrivermi al conservatorio».

Proprio a proposito dell’importanza del percorso di studio, durante la sua carriera ha potuto contare sul supporto di stelle indiscusse del bel canto come Renata Scotto e Mariella Devia. Un privilegio non da poco, specie in un’epoca, questa, in cui la figura del maestro appare un po’ in crisi.
«Quando ho finito il conservatorio mi sono rivolta subito alla signora Scotto, che all’epoca era all’Accademia di Santa Cecilia. È una grandissima cantante e interprete e ho carpito da lei ogni segreto che è stato possibile apprendere. Poi ho conosciuto la Devia, con cui studio ormai da nove anni. Quando ci siamo conosciute, lei era già nella parte finale della carriera e si è potuta dedicare a me in maniera intensa. Anche il fatto di interpretare dei ruoli di cui lei stessa è stata protagonista mi ha aiutato molto. Credo che anche quando la propria carriera è ormai avviata, c’è sempre bisogno di un punto di riferimento che conosca bene la tua voce e ti dica sempre come migliorare».

Al momento, i ruoli importanti non le mancano di certo. Guardando al futuro, invece, ce n’è qualcuno in particolare che le piacerebbe interpretare?
«
Ci sono delle novità in cantiere che, tuttavia, non posso ancora svelare finché non saranno annunciate le rispettive stagioni. In generale, ho una particolare predilezione per le regine donizettiane, vale a dire la Stuarda, la Bolena e la Borgia. Sono chiaramente impegnative, ma dopo la Norma mi sento pronta per interpretarle al meglio. In questi ruoli potrei debuttare anche domani».


Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email