Rula Jebreal a Catania:
«A noi donne il compito
di cambiare la storia»

Quotidianamente la cronaca rende noti casi di femminicidi, stupri e violenze a danno delle donne. Ultimo tra tanti il presunto omicidio di Saman Abbas, la giovane pakistana che ha rifiutato di sottostare ad un matrimonio combinato e per la cui scomparsa si sospetta fortemente delle persone a lei più vicine. Una vicenda che secondo Rula Jebreal, recentemente intervenuta ad un incontro organizzato da Taobuk presso l’ex Monastero dei Benedettini a Catania, rappresenta l’ennesimo grido di allarme che rischia di restare inascoltato.  «La sua – ha affermato la giornalista e scrittrice da tempo in prima linea sul tema dei diritti delle donne – è una famiglia di criminali che deve trascorrere il resto della vita in carcere. Le donne che cercano aiuto vanno ascoltate e credute, non colpevolizzate ulteriormente per essere state vittime di violenza».  

IL DOVERE DI INDIGNARSI. «La lotta per la parità di genere – ha proseguito la Jebreal – non riguarda solo le donne: deve essere piuttosto una preoccupazione di tutta la società affinché le giovani di oggi non subiscano le stesse discriminazioni subite da me e dalle altre donne che mi hanno preceduto». Secondo l’Ocse, in tema di parità di genere, il nostro paese ha ancora parecchia strada da fare: in Italia, ad esempio, una donna su due non lavora e la disparità salariale è notevole. «L’assenza di donne nelle Task Force della sanità è un dato decisamente indicativo. Queste disparità comportano perdite per l’intera nazione, dal momento che i Paesi più progrediti si rifiutano di investire nel nostro a causa del nostro ritardo sulla questione delle pari opportunità» denuncia la Jebreal.

LA STORIA DA RISCRIVERE. «Il cambiamento è possibile, ma dobbiamo volerlo. Se non si inizia a cambiare la storia dai paesi democratici, in cui nessun dittatore minaccia di ucciderti se alzi la voce, la storia non cambierà mai. Le donne devono riscrivere le leggi stabilite dagli uomini». Parole stimolanti quelle della Jebreal, rivolte soprattutto alle giovani presenti in aula, più o meno coetanee di sua figlia (25 anni). Tra le donne che hanno fatto silenziosamente la storia Rula Jebreal ricorda Maria Federici, democristiana che fu tra le poche a prendere parte ai lavori dell’Assemblea Costituente nel 1946. Fu lei a battersi per l’approvazione dell’articolo 51, che in teoria garantisce a tutti i cittadini l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, senza distinzioni in base al sesso. 

DEMOCRAZIA E SICUREZZA. I diritti garantiti dalla Costituzione italiana, tuttavia, non sono scontati: «Andrebbero esportati in quei paesi ancora a regime dittatoriale, come è avvenuto con le primavere arabe. Io ho collaborato con delle attiviste tunisine per far conoscere loro le nostre leggi, perché imparassero a lottare per ottenere un “loro articolo 51”». D’altra parte, diffondere la democrazia è una sicurezza per tutti e solo in un paese libero si possono combattere disinformazione e ignoranza, alla base dei fenomeni di odio, razzismo e violenza.

EDUCARE CONTRO LA VIOLENZA. Spesso, sottolinea la Jebreal, la violenza fisica vera  e propria scaturisce da fenomeni apparentemente meno eclatanti, come l’uso di un linguaggio irrispettoso e aggressivo. «La società tende ormai a considerare tollerabili le molestie verbali, così come le piccole violenze quotidiane, ma non è così che deve essere.  La violenza è violenza, tutte ne siamo vittime.  Si pensi alle minacce di stupro ricevute da Laura Boldrini o addirittura dall’anziana Liliana Segre». I dati Istat sono eloquenti: in Italia nel 2019 ogni 72 ore una donna è stata vittima di femminicidio: «Non c’è violenza tollerabile, la neutralità di fronte alle ingiustizie contro le donne è essa stessa misoginia. Si pensi a quando si giustifica una molestia perché una ragazza portava una gonna troppo corta o era ubriaca. Nello stato di ebbrezza non può esserci consenso e la punizione per un bicchiere di troppo deve essere un po’ di mal di testa il giorno dopo, non uno stupro. Bisogna invertire la rotta – ha concluso la scrittrice – e invece di normalizzare la violenza educare gli uomini». 

L’EVENTO AL MONASTERO DEI BENEDETTINI

L’incontro, organizzato da Taobuk, ha preso le mosse dalla presentazione del nuovo libro della Jebreal: “Il cambiamento che meritiamo. Come le donne stanno tracciando la strada verso il futuro”. Hanno presenziato erano presenti il Magnifico Rettore dell’ateneo catanese Francesco Priolo, la direttrice del Dipartimento di Scienze Umanistiche Marina Paino, la delegata del Rettore per le pari opportunità Adriana Di Stefano, il direttore artistico e presidente di Taobuk Antonella Ferrara e la giornalista Rosa Maria Di Natale in qualità di moderatrice.

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Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

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