Giovani voci della Sicilia per promuovere i tesori culturali abbandonati
Sono tre le occasioni nel corso dell’anno per poter visitare palazzi, siti archeologici, ville, chiese, che restano chiusi per il resto dell’anno. Sono le giornate Fai di primavera e autunno e le serate organizzate dallo stesso Fondo ambiente in estate. Iniziative che vogliono spostare l’attenzione su bellezze minori, dimenticate, sconosciute, sottovalutate. Con l’obiettivo di riportarle alla luce, di dare inizio a lavori di recupero, restauro, scavi. Trascorse però quelle giornate, o sere, il buio torna ad avvolgere quei palazzi, quelle chiese, quei monumenti. Che finiranno nel dimenticatoio per altri 40/50 anni finché non tornerà il loro turno.
È accaduto per i Santoni del santuario rupestre alla crudele dea Cibele a Palazzolo Acreide, così come per la Scalinata di Melilli, oppure per la Guglia di Marcello, monumento funerario romano realizzato tra il I sec a.C. ed il I sec d.C. che sorge nelle Saline di Priolo, dove una volta passava l’antica via Pompeia e che, secondo i racconti popolari, fu realizzata in onore alla vittoria di Roma su Siracusa. O ancora per il sito archeologico di Santa Panagia, aperto quest’anno dopo averlo salvato quarant’anni fa dalla cementificazione selvaggia e recintato in attesa di scavi e strutture di servizio mai effettuati. Tesori né sconosciuti, né nascosti, ma abbandonati, come quei tanti reperti che giacciono negli scantinati di musei e gallerie.
Per andare oltre alle scampagnate proposte dal Fai, qualche Comune si sta muovendo in modo autonomo per dare visibilità alle proprie bellezze, promuovendole in Italia e all’estero. E lo fa senza affidarsi ai soliti luoghi comuni e banali, come mare, spiaggia e belle donne scollate. Né puntando su sfilate di grandi stilisti o presunte star. Ma, ad esempio, sostenendo l’imprenditoria giovanile, attraverso i cosiddetti “festival boutique” che tendono a creare una sinergia tra musica e territorio per valorizzare monumenti e favorire il turismo in zone escluse dai grandi circuiti.
Il binomio musica e territorio viene applicato in docu-film in cui voci siciliane fanno da colonna sonora alla presentazione di bellezze del territorio. Le cantautrici Miele, Chiara Bruno e Roberta Catalioto sono protagoniste di FemaleTrouble, un dialogo suggestivo tra musica e immagini al Castello della Zisa di Palermo, raccontato da Eliana Chiavetta e realizzato da FraxArt nata a Palermo «neanche un anno fa», spiega Ornella Pellingra, presidente dell’associazione culturale, «per promuovere l’identità, la storia e la cultura giovanile». «Inizialmente volevamo produrre video ed eventi musicali», prosegue Ornella Pellingra. «La pandemia ci ha costretto a cambiare campo d’azione». Dal palco al set. «È stato Nuccio La Ferlita a prospettarci la possibilità di una collaborazione per realizzare uno spettacolo in un luogo di grande rilevanza culturale, mettendo in connessione linguaggi culturali storici con quelli contemporanei». E da questo incontro è scaturito Female trouble, che ha avuto il sostegno della Regione Sicilia. «Un format utile per promuovere il territorio, accolto positivamente da molti operatori culturali e amministratori», interviene Nuccio La Ferlita, uno dei manager e produttori musicali più noti e apprezzati in Sicilia, presidente dell’associazione culturale “Sopra la panca”.
Fra i primi a raccogliere l’idea è stato il sindaco di Melilli, Giuseppe Carta. «Volevo dare visibilità agli sforzi di questa amministrazione per cancellare l’immagine che accomuna Melilli a Priolo come i “paesi delle ciminiere”, mettendo in rilievo le ambizioni culturali della mia città», spiega Carta. «Noi vogliamo diventare la “terrazza degli Iblei”, più vicini a Sortino piuttosto che a Priolo, d’altronde è qui la vera patria del miele, lo dimostra il simbolo seicentesco dell’alveare che campeggia nel Duomo e il nome stesso della città che deriva da “melis”, miele in latino».
Oltre il Duomo, a Melilli ha altre perle alle quali dare fulgore. Come la Cava Pirrera e il Sentiero delle cento scale. La prima dal 1450 ha fornito la pietra per costruire chiese e palazzi del Barocco siciliano in tutta l’isola. Un’industria che dava lavoro a tutti i melillesi che a piedi raggiungevano l’ingresso della cava attraverso un irto e scosceso sentiero delle cento scale da alcuni anni strappato alle sterpaglie che l’avevano invaso. La cava nel 1962 fu chiusa, al suo posto è rimasta una suggestiva città sotterranea e misteriosa, con enormi piloni alti fino a 26 metri che tracciano corridoi ampi che si inoltrano nel cuore dei monti Iblei, estendendosi per circa 2,5 chilometri quadrati.
Sconosciuta in patria, la Cava Pirrera è stata invece adocchiata da Hollywood che in queste grotte la scorsa estate ha ambientato alcune scene di Fortress, film ispirato dal Deserto dei tartari di Dino Buzzati per la regia di Jessica Woodworth e con Jonas Smulders e Geraldine Chaplin. E in questi misteriosi antri si è trasferita per alcuni giorni la stessa squadra che aveva lavorato al video di Female trouble, alla guida del regista Lino Costa, ex chitarrista dei Tinturia, per girare un video che vede alcune popolari voci siracusane – Alfio Antico, Manuela Ciunno, Roy Paci – e la ballerina Giulia Berretta trasformarsi in attori e testimonial del Sentiero delle cento scale e della Cava Pirrera.
«Cerchiamo di promuovere la cultura attraverso la musica», spiega La Ferlita. «È un modo per far conoscere bellezze nascoste della nostra terra e dare visibilità ad artisti emergenti. Attorno al progetto di Melilli, tra l’altro, si è formato un comitato culturale di giovani e studiosi per approfondire le conoscenze storiche».
Ma per rendere più intriganti i musei, noiosi per molti giovani, può essere utile anche un videogioco. Come Anna Belfiore – L’Intreccio dei qānat dove la protagonista dell’avventura, l’antropologa Anna Belfiore, affronta un’avventura tra enigmi e insidie ambientata al Palazzo Reale di Palermo. Frutto di una partnership tra la Fondazione Federico II e D-Service Italia, azienda siciliana specializzata nel settore della realtà virtuale e aumentata, il videogame trasforma in una sorta di Indiana Jones il visitatore del sito, facendogli conoscere tutti i tesori nascosti. Un altro modo moderno per raccontare e attualizzare i beni culturali e le destinazioni turistiche. Affinché questi monumenti non siano natura morta, ma riprendano vita e tornino ad avere un ruolo nella vita quotidiana delle città.