Eleonora Bordonaro «Io, infiltrata tra i Giudei alla festa di Dolce & Gabbana»

Partenza ore 5:30 in autobus da San Fratello. Tutti pronti. Divise della Fanfara dei Giudei, maglie verdi con logo dell’Associazione militari in congedo ben in evidenza in giallo. In stiva, le valigie ordinatissime custodiscono gelosamente i preziosi costumi, mentre qui e lì ci sono scatole o sacchi da cui spuntano pennacchi, piume, ogni tanto un fiore. Sono gli elmi, gli almott, quelli sono delicati e in valigia non possono stare. In viaggio prove della melodia del Piave sull’autobus ad un volume mai sentito prima. Scopro che nella Fanfara ci sono suonatori eccellenti. Ce n’è uno che suona così potente che sembra abbia il compressore incorporato, come dicono loro. Un volume pazzesco e poi flicorni, bombardini, e trombe ad un pistone modello 1884 e curnotti, cioè trombe a tre pistoni. Mi sono meravigliata che i vetri dell’autobus abbiano retto a tale volume di polmoni nebroidei.

Ogni tanto modelli giovanissimi a torso nudo e pareo, annoiati, sfilano davanti ai Giudei che commentano: «Ma quosc ni ian mei mangia macaruoi cu sugh di pieura e purpott?»

(Ma questi non hanno mai mangiato maccheroni al sugo di pecora e polpette?)

Arrivati a Marzamemi, un’atmosfera spettrale, terra bianca e transenne. Siamo accolti da efficientissimo ed entusiasta staff milanese/torinese. Vedo anche tanta manovalanza siciliana: imprese di pulizie, molte vengono da Palermo, facchinaggio, tecnici. E mi dico: bene, comunque vada questa cosa, sarà servita a far lavorare della gente, questo non è male. Oltre ai Giudei, erano stati invitati altri tre gruppi folkloristici, i classici bummuli e tamburelli col logo, giummi e gilet. Tutti insieme a cambiarsi, mangiare e provare in uno stanzone enorme. I Giudei non degnano gli altri di uno sguardo, come avessero già capito tutto. Si intuiva una specie di orgogliosa consapevolezza di essere un’altra cosa, un’altra autenticità. Le sarte di D&G intanto bramavano dal desiderio di stirare, rammendare, insomma mettere le mani sui costumi. Niente, i Giudei non le hanno neanche fatte avvicinare. Il costume lo tocca solo la mamma o la moglie. Nessun stupefacente curriculum serve a derogare questa regola. Scherzano tutto il tempo, parlano solo tra loro.  Ogni tanto però qualcuno scappa a vedere il mare o a curiosare oltre le blindatissime prove. Ogni tanto modelli giovanissimi a torso nudo e pareo, annoiati, sfilano davanti ai Giudei che commentano: «Ma quosc ni ian mei mangia macaruoi cu sugh di pieura e purpott?» (Ma questi non hanno mai mangiato maccheroni al sugo di pecora e polpette?). Sghignazzi e risate. Docili, si mettono in posizione sotto il sole per le prove, parate, di nuovo in semicerchio oppure in schiera.

Il portatore di stendardo dei Giudei è l’uomo più fotografato della giornata. Gli si aggrappano modelle vaporose, eccentrici giapponesi e portatori di pigiami griffatissimi.

E così si attendono i Vip che, in un parcheggio, vengono scaricati dai van e caricati tra varie peripezie su dei carretti. L’iconografia siciliana trionfa: pennacchi, bardature, decorazioni, in confronto i colori dei Giudei appaiono sobri. Certamente sono i più eleganti. E davanti a loro sfilano i Vip, che, tranne rare eccezioni, nessuno riconosceva.  Soprattutto all’inizio l’impressione era quella di una festa di paese in cui i notabili si erano vestiti particolarmente a festa. E i commenti in giro erano: boh, saranno ricchi e non famosi.  Il portatore di stendardo dei Giudei è l’uomo più fotografato della giornata.  Gli si aggrappano modelle vaporose, eccentrici giapponesi e portatori di pigiami griffatissimi, cose che noi umani non metteremmo mai per imbarazzo e invece… Poi un momento di stupore ed eccitazione, un urlo si leva: è lui!! è Lewandowski! I Giudei ragazzini si illuminano. Lascerebbero le amate trombe pur di inseguirlo. Ma lui prosegue con la sua bellissima partner e scompare. Io non sapevo neanche chi fosse.

I Giudei proseguono intanto le loro squillanti marce militari tra una Kris Jenner e un calciatore famoso, tutti sorridentissimi, tutti stupiti (ma davvero?) della bellezza di Marzamemi. Intanto, nel percorso che portava i VIP all’area palco, le loro scarpe da milioni di dollari solcavano l’asfalto sgarrupato, i sorrisi smaglianti sono rimasti per sempre immortalati tra impalcature, cancelli “vendesi” e parcheggi più o meno abusivi. Insomma, il paese reale, quello che resterà immutato quando il circo sarà andato via, e che ci piace tanto. Poi la cena iper-decorata, in cui dal tovagliato al vestito dei camerieri, allo sparecchia tavola al banco dei gelati, era tutto un carretto, irradiato da luminarie. Una festa di piazza deformata sotto un filtro pop/glam. Bello, sì, colorato, divertente, sicuramente divertente per gli ospiti. Mi chiedo cosa gli ospiti abbiano capito della Sicilia e dei Giudei, della nostra musica. Probabilmente niente, i Giudei avrebbero potuto benissimo essere figuranti vestiti dalla sartoria ospite. Invenzioni, atti creativi studiati a tavolino.

Eleonora Bordonaro

E invece sono autentici, straordinariamente eleganti e compatti, poetici, antichi e contemporanei. Integrano nel loro costume natura e artigianato. Sono guerrieri che recano fiori e sono animali decorati di paillettes. Tutte le istanze attuali sono contemperate dalla sapienza popolare e istintiva della sartoria sanfratellana: la sostenibilità ambientale, la fluidità, l’adesione alla natura e la raffinatezza della costruzione architettonica. È bene, benissimo, che una griffe renda omaggio all’eccellenza della sartoria tradizionale ma sarebbe ancora meglio se operasse una restituzione, a costo minimo, in termini di formazione, informazione, coinvolgimento produttivo dei talenti di San Fratello. Il resto passa presto.

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