“Human Learning”: storie e riflessioni sul tempo delle IA e delle guerre
Il 2023 è stato, in maniera indiscutibile, l’anno delle Intelligenze Artificiali (IA). Mai come adesso, infatti, è diventata diffusa la percezione che dialogare o chiedere ausilio ad una macchina sia parte integrante della nostra normalità, al punto che il confine tra queste due dimensioni si è fatto sempre più labile, talvolta persino drammatico. Perché, mentre il mondo era intento ad interrogarsi sui risvolti etici di questo balzo tecnologico, il non umano ha assunto un volto ulteriore: quello del dis-umano e delle sue innumerevoli articolazioni nel nostro vivere quotidiano. Questo è, a nostro avviso, uno dei temi cruciali del nostro tempo. Ad esso abbiamo quindi deciso di dedicare un’uscita speciale di Sicilian Post attraverso la quale, con l’apporto di alcune firme autorevoli, ci siamo interrogati su cosa possa ancora definirci propriamente umani.
Tra i contributi presenti nelle pagine di Human learning, quello firmato dal sociologo Derrick de Kerckhove e dalla direttrice di Media 2000 Maria Pia Rossignaud si sofferma sulla portata epocale degli ultimi sviluppi legati alle IA, evocando una umanità futura che si appoggia sempre più all’enorme bagaglio di conoscenze custodito da strumenti tecnologici. Innovazioni che, certo, non sono prive di potenziali rischi. Come quelli segnalati da Giovanni Zagni, direttore del portale di fact-checking Pagella Politica, che si sofferma sul preoccupante fenomeno dei deepfake e le sue ricadute sulle nostre democrazie. Parallelamente a questo imponente e futuristico avanzare, tuttavia, l’umanità sembra aver riportato indietro le lancette della propria storia, tra scenari di guerra alle porte dell’Europa e dualismi di civiltà tornati tragicamente in auge. Nel suo contributo, il reporter de La Stampa Domenico Quirico, si interroga sui limiti – e sulle colpe – del modello occidentale, incapace di tenere fede ai valori di pace e di diritto in cui, pure, professa di credere.
Ma la rivista, tenendo fede al nostro intento di raccontare delle storie toccate con mano, vi porterà anche alla scoperta di vicende poco note, come del campo di concentramento di Ferramonti, in Calabria, raccontata dal docente dell’Università di Reggio Calabria, Salvatore Di Fazio. O, ancora, il dramma Darién Gap, giungla a Sud di Panama che da anni è teatro di un drammatico fenomeno migratorio fotografato da Federico Rios Escobar, intervistato dalla curatrice Tiziana Bonomo. Senza dimenticare una riflessione sul potere che la comicità ha di veicolare messaggi profondi e condivisi. Per questo abbiamo voluto che a chiudere il numero di quest’anno fosse l’intervista della giornalista del Corriere della Sera Ornella Sgroi al duo Ficarra e Picone e al regista Francesco Amato, in sala proprio in questi giorni con un film che si domanda come possa l’umanità meritare un’altra possibilità.