A più di settant’anni dall’uscita dell’epistolario firmato da Luisa Cambi, una nuova edizione critica che per la prima volta raccoglie il corpus completo delle lettere inviate e ricevute dall’artista catanese

Diacronia del mutamento lessicale, visione singolare dell’opera in musica, consapevolezza dei propri mezzi nonché degli stili e dei generi musicali del suo tempo, tratti peculiari della personalità, fitte reti interpersonali, queste informazioni e molto altro racchiude in sé la nuova edizione dei Carteggi belliniani, raccontando in oltre seicento pagine la breve ma intensa vita del compositore catanese.

Quali sono le novità di questo lavoro epistolario? Attraverso un approccio interdisciplinare e metodico il volume curato dalla prof.ssa Graziella Seminara, docente di Drammaturgia musicale, presenta in forma compatta, integrata e in successione cronologica, le lettere inviate e ricevute dal compositore catanese per l’utilizzo delle quali sono stati riservati specifici criteri e modalità riguardo per esempio l’attenzione al testo. La novità sta quindi nell’aver reso unitaria e completa una corrispondenza belliniana, passata sotto ad un accurato vaglio che ha permesso per esempio la cernita tra le lettere falsarie del compositore e quelle autentiche, che si offre agli studiosi musicali in veste di un più efficiente punto di ricerca rispetto alle edizioni passate di cui l’antecessore più eminente è l’Epistolario firmato da Luisa Cambi nel 1943.

La figura e l’attività di Vincenzo Bellini, ormai da anni oggetto di studio della Fondazione e del Centro di Documentazione per gli Studi Belliniani che propongono l’approfondimento e la valorizzazione dei suoi lavori mettendo in contatto numerosi studiosi, è nota al grande pubblico soprattutto per opere in musica quali la famosa Norma e l’altrettanta nota I Puritani, rinnovata annualmente sui cartelloni internazionali, ma si ricorda che egli scrisse un totale di dieci melodrammi tutti tra il 1825 e il 1835, componendone uno l’anno, e che nonostante alcuni di essi non vengano riproposti sulle scene operistiche con la medesima assiduità non sono da considerarsi minori rispetto ai primi due citati. Infatti, nonostante la apparente esiguità dei componimenti da lui messi in scena, causata tra l’altro dalla sua prematura morte, rispetto a quelli trasposti e tramandati da Gioachino Rossini, l’attività di Vincenzo Bellini è da considerarsi di taglio estremamente innovativo. Rielaborando e facendo così proprie le lezioni dei suoi antecessori e contemporanei, e aggiungendo a ciò una assoluta consapevolezza della novità che recava con sé la sua visione soggettiva e ambiziosa, ha saputo creare un nuovo stile definito dalla critica dell’epoca ≪declamazione cantata, o canto declamato≫ il quale essendo basato sull’armonia, sull’aderenza di parola e musica, ha qualificato la sua musica con il titolo di musica filosofica. L’effetto che voleva ottenere attraverso questo metodo compositivo era per lui imprescindibilmente connesso all’effetto ≪sulle tavole≫, cioè all’effettiva messinscena dell’opera in musica poiché era il filtro del cantante-attore a protrarre tale risultato al pubblico e non solo, ma l’effetto continuava oltre le parole e oltre la musica, espandendosi in quel silenzio che lasciava ammaliato il pubblico delle prime rappresentazioni delle sue composizioni.

Ciò si evince dalle missive belliniane inviate ai parenti, al suo fraterno amico Florimo, agli impresari, ai librettisti con i quali lavorava gomito a gomito – in particolare Felice Romani – dando un’occhiata più da vicino alla mente, all’uomo che ha saputo cogliere i cambiamenti di un’epoca. Proprio sull’uomo Bellini si ritrovano alcune lettere che lasciano trasparire l’immediatezza e la spontaneità delle comunicazioni che egli teneva con i suoi destinatari, soprattutto verso le persone a lui più care. Inoltre, emerge anche un Bellini in prima linea contro gli attacchi di pirateria musicale, ai tempi in cui ancora il diritto d’autore non era in vigore.

La nuova edizione dei Carteggi belliniani va elogiata per l’accuratezza e la dedizione con cui la vita epistolare di Vincenzo Bellini è stata raccolta, vagliata e ordinata, dando la possibilità di usufruirne nel modo più immediato e diretto.

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