Il curatore della mostra dedicata al famoso personaggio di Mary Shelley, ha risposto alle nostre curiosità in occasione del festival di Etna Comics

Frankenstein è indubbiamente uno dei personaggi più iconici di tutti i tempi. Ma da dove deriva il fascino per questa creatura dal corpo martoriato da esperimenti al limite della follia? Abbiamo cercato qualche risposta parlandone con Marco Grasso, curatore della mostra su Frankenstein all’interno dell’Etna Comics 2018.

Perché proprio una mostra su Frankenstein?
«Quest’anno ricorre il secondo centenario della prima pubblicazione del romanzo di Mary Shelley, che ha letteralmente influenzato ogni forma d’arte, a partire dal cinema, ma anche il fumetto, il teatro, e spesso anche la pubblicità. E quindi ho ritenuto opportuno omaggiarlo, poiché Frankenstein è stato un romanzo assolutamente precursore e inatteso per quel periodo. Tra l’altro ricordiamo che è stato scritto per gioco, in una notte».

Dopo 200 anni la figura di Frankenstein continua ad affascinare. Secondo te perché c’è ancora quest’interesse? Ci sfugge qualcosa?
«Nell’immaginario collettivo Frankestein è il nome della creatura, ma in realtà si tratta di quello del suo creatore. Ciò che più ci sfugge, tuttavia, è la vera natura del “Mostro”, che in realtà non nasce “cattivo” ma lo diventa per via del suo aspetto, che lo rende spaventoso agli occhi della gente. In sostanza lo possiamo considerare un buono arrabbiato.

Il personaggio di Frankenstein viene spesso illustrato con un’aurea triste e malinconica. Si tratta di un’impressione o è proprio così?
«Iconograficamente Frankestein si distingue da un vampiro o da uno zombi proprio per essere un personaggio riflessivo, colto, curioso. Purtroppo la maggior parte delle persone non conoscono questo suo aspetto, ma si fermano all’immaginario che il cinema horror ci ha offerto di lui».

Tra i vari disegnatori che hanno illustrato il personaggio di Frankenstein chi ha maggiormente rispecchiato la sua anima triste e malinconica?
«All’incirca tutte le illustrazioni presenti nella mostra hanno colto in qualche modo quest’aspetto fondamentale della sua figura, mettendo in secondo piano l’aspetto horror, che secondo me in realtà non gli appartiene. Una delle illustrazioni più belle è quella di Paolo Mottura, nel quale si vede Frankenstein intento a regalare un fiore ad una bambina. E’ qualcosa di poetico».

Il tuo film preferito su Frankenstein?
«Tra i miei favoriti non può mancare il Frankenstein del 1931 con Boris Karloff, ma il mio preferito in assoluto è Frankenstein Junior di Mel Brooks. Un film entrato nell’immaginario collettivo grazie alla sua comicità assolutamente geniale e indimenticabile.

In tema di fumetti: pensi sia possibile che il personaggio di Hulk sia stato ispirato da Frankenstein?
«In realtà a parte il verde non hanno molto in comune, tra l’altro il colorito di Frankenstein è stato aggiunto successivamente al romanzo di Mary Shelley e poi ripreso in altre opere».

Hulk Vs Frankenstein. Chi è più forte?
«È difficile rispondere perché a mio parere dopo una bella scazzottata nessuno dei due ucciderebbe l’altro, sono entrambi due buoni».

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