A soli quattro anni ha iniziato a cantare nel coro di bambini che sua madre dirigeva a L’Avana, Cuba. Tuttavia, Ana Carla sostiene che i suoi ricordi musicali cominciano all’età di due anni quando si svegliava ogni mattina ascoltando la musica di suo padre, Carlos Maza, un pianista jazz che era stato costretto ad andare in esilio in Francia e poi a Cuba a causa della dittatura di Augusto Pinochet. A otto anni ha abbracciato per la prima volta un violoncello, che diventerà il suo compagno d’arte e di vita. «Il violoncello è il mio compagno di vita!», sorride. «Per me è una voce umana, certo non un semplice strumento d’accompagnamento, come ritengono alcuni. Lui ed io siamo due entità complementari, è proprio così!».

Parallelamente, ha preso lezioni private di pianoforte con Miriam Valdés, sorella di Chucho Valdés, il famoso pianista jazz cubano, figlio di Bebo Valdés, anche lui pianista jazz. Poi gli studi a Parigi, infine il trasferimento a Barcellona, dove risiede e dove lo scorso anno ha registrato il suo album di debutto La Flor. Un disco che ha fatto esclamare a Armand Meignan, Presidente di Europa Jazz: «Non so quale sarà il futuro del jazz e della musica sua cugina, ma quello che è certo è che con personalità come Ana Carla non abbiamo nulla di cui preoccuparci: resterà vivo, innovativo e raggiante!».

In La Flor si respira la Cuba in cui Wim Wenders registrava Buena Vista Social Club e Ana Carla Maza muoveva i primi passi sul palco. «Raccoglie tutte le canzoni che fanno parte della mia vita, quelle che canto fin da bambina, così come quelle nate dalle esperienze di viaggio col mio violoncello, interludi nel corso di un viaggio immaginario in America Latina, più volte presentato dal vivo con un menu musicale che può essere modificato secondo l’alchimia che si crea con ciascun pubblico», spiega l’artista che sarà in concerto in Sicilia il 17 novembre al Golden di Palermo, il 18 all’Abc di Catania ed il 19 inaugurerà Nissa Jazz il 19. «Sul palco, riservo sempre una parte all’improvvisazione. Quando suono da sola, lascio spazio alla mia spontaneità ed aspetto di sentire l’eco di quella del pubblico, in modo da poterci riunire, far in modo che i cuori vibrino all’unisono. Cerco sempre di ascoltare molto il pubblico».

In Sicilia si esibirà in quartetto, accompagnata da Roger Mas (pianoforte), Marc Ayza (batteria), e Luis Guerra percussioni. Ana Carla canta e suona con estrema perizia il suo violoncello, pizzicandolo, carezzandolo, stuzzicandolo con l’archetto, passando con destrezza da un registro ad un altro, da una spiaggia caraibica a una nebbiolina parigina. «Con uno strumento occidentale, ho avuto una formazione classica, ma, parallelamente, quel che dominava in casa erano le note blues di mio padre jazzofilo e le armonie corali care a mia madre. Si è trattato di un primo “mélange” che è divenuto onnipresente nella mia vita e cui si sono aggiunte influenze europee e sudamericane. Ora ho cominciato ad esplorare anche l’area africana, i ritmi maloya del Madagascar».

Con il quartetto Ana Carla Maza ha registrato l’album Bahía, in uscita il prossimo febbraio: un tributo al quartiere dell’Avana dove è cresciuta, nel quale combina jazz, musica classica e i colori dell’America Latina. Tango, huayno, cuban son o bossa nova si uniscono per disegnare un mondo di sensibilità e speranza. «Quello che mi piace del jazz è che non ci sono barriere, non ci sono divieti. Ed è così che vedo il violoncello, che puoi suonare come un basso jazz degli anni Cinquanta o come un arco di un concerto classico».

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