Quando degli amici o dei conoscenti mi chiamano per chiedermi come stia andando in Sicilia, molti iniziano con frasi del tipo: “Povera te, hai appena scelto il momento peggiore per svolgere i tuoi studi all’estero…”. Certo, qualche settimana prima della mia partenza dalla Germania alla fine dell’estate scorsa, io stessa la pensavo così. All’inizio è stato un lungo tira e molla data la situazione critica della pandemia in Italia, la quale preoccupava in particolar modo la mia famiglia. Inoltre, l’ufficio Erasmus mi richiedeva espressamente la compilazione di ulteriori moduli in cui dichiaravo di voler comunque svolgere il mio soggiorno di studi all’estero nonostante i rischi derivati dall’emergenza sanitaria. Dunque, quando mi sono seduta sull’aereo per Catania, il 25 settembre 2020, avevo la testa piena di confusione tra l’entusiasmo per la partenza e l’ansia per la situazione corrente.

Tuttavia, dopo il primo semestre in Sicilia ho deciso di prolungare il mio Erasmus, nonostante non avessi inizialmente previsto di stare un anno intero, ed eccomi qui: seduta al sole sul mio balconcino con una maglietta, un paio di pantaloncini ed un caffè mentre cerco di riassumere l’esperienza finora vissuta come studentessa in mobilità internazionale durante il famoso “tempo della pandemia”.

Per quanto riguarda lo studio, come in Germania, tutte le lezioni universitarie, sebbene inizialmente annunciate in forma mista, si svolgono quasi esclusivamente online. Solo una volta, proprio all’inizio del primo semestre, mi sono recata all’università, prenotando in anticipo uno dei posti disponibili per gli studenti Erasmus, per poi scoprire che il docente era connesso da casa tramite uno schermo posto in aula. Ciò tanto per dare un assaggio di come ho svolto le mie “lezioni in presenza”.

Pertanto, conosco solo il nome e la voce dei miei colleghi italiani dalle lezioni tramite applicazione Microsoft Teams. Purtroppo, essere costretti a costruire relazioni a distanza non è il solo problema innescato dall’insegnamento virtuale. Alle controindicazioni che tutti conoscono ormai bene, la mia esperienza in “versione Erasmus siciliana” mi ha rivelato un ulteriore difficoltà: qui in Sicilia, a volte, anche solo una lavatrice e un asciugacapelli accesi contemporaneamente sono sufficienti a provocare una improvvisa interruzione della connessione wireless in casa. Così, non di rado, insieme alla lezione online, si interrompe in maniera brusca anche la conversazione in corso con il professore.

Nonostante tutto questo, l’Erasmus è stata un’occasione per migliorare le mie competenze linguistiche, conoscere altre culture europee e fare nuove amicizie internazionali. Per quanto riguarda l’uso autentico della lingua, vivere in un appartamento condiviso con coinquilini siciliani è certamente una buona opportunità per fare pratica. A chi volesse una sfida linguistica ancora più grande, consiglio di intrattenere una conversazione con i venditori locali mentre fa la spesa al famoso mercato rionale “La fiera” in pieno centro storico a Catania. In bocca al lupo!

Subito dopo il mio arrivo, le misure di prevenzione al coronavirus, come le limitazioni di contatto interpersonale e il coprifuoco, vietavano già feste e occasioni di aggregazione. Almeno fino alle ultime notti d’estate, il DPCM allora in vigore mi ha permesso comunque di conoscere gli altri studenti in mobilità solamente consumando aperitivi nei tavolini fuori dei bar. Difatti, mentre nell’immaginario collettivo “Erasmus” vuol dire anche andare a divertirsi tutta la notte in discoteche piene di gente, noi dell’era COVID ci siamo adattati alle circostanze, ripiegando su spazi aperti come il porto, la spiaggia o il lungomare. Le famigerate feste in casa sono diventate semplici serate di cucina e giochi internazionali, le cerchie di amici si sono ridotte, ma in esse si instaurano relazioni più intime.

Poco prima di Natale, la delusione per i voli di ritorno a casa cancellati è stata un duro colpo per tutti. Eppure, riflettendoci adesso, il Natale celebrato insieme alla mia nuova famiglia Erasmus è stata un’esperienza ancora più preziosa.

La speranza di un ritorno alla normalità è certamente grande, e tutti ci auguriamo che, con l’aumento delle temperature, nei prossimi mesi il numero di infezioni diminuisca, le misure vengano allentate, gli spostamenti siano di nuovo consentiti, l’università sia nuovamente accessibile e i bar e ristoranti riaprano normalmente. Tuttavia, solo una cosa si può dire con certezza: nessuno tra di noi studenti Erasmus di quest’anno rimpiangerà mai la decisione di essere venuti a Catania, nonostante la pandemia e le sue conseguenze.

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