Il monito di SVIMEZ per il post-pandemia: senza il Mezzogiorno non ci sarà vera ripartenza
«La pandemia ha avuto un ruolo drammatico ma anche una funzione precisa: riportare la verità delle cose al nostro interno e, soprattutto, all’interno dell’Unione europea». Esordisce così Adriano Giannola, l’attuale Presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, introducendo il Rapporto SVIMEZ 2021, tenutasi presso Palazzo Altieri di Roma, alla presenza – tra gli altri invitati – della Ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna e del Direttore SVIMEZ Luca Bianchi. «Il dramma del Mezzogiorno che è sotto gli occhi di tutti – continua il Presidente durante il suo intervento – va letto all’interno di un dramma nazionale: il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza è infatti la ripresa dell’intervento straordinario fatto dall’Europa non solo sul Mezzogiorno ma su tutta l’Italia».
RIPRESA A “V” ANCHE AL SUD. Il recente rapporto della SVIMEZ, aggiornato (dopo luglio) per analizzare le ricadute economiche e sociali della pandemia nella geografia degli attuali divari territoriali, mostra già come il PNRR sia stato pensato per l’intero territorio – seppur con i suoi tradizionali squilibri – e non soltanto per una parte dello stesso. «Noi come SVIMEZ – afferma con decisione Giannola – cerchiamo un po’ di dare un’idea di che cosa voglia dire trasformare queste risorse in opportunità di rinascita per l’Italia, la stessa che adesso deve rinascere dalle ceneri di quella evidenza di cui la pandemia ci ha costretto a prenderne atto». Tale sfida, però, non solo è aperta a tutti ma risulta ancora in corso, avendo come obiettivo – contrariamente a quanto avvenne per la crisi del 2008-2013 – quello di evitare la creazione di un percorso di nuova divaricazione tra il Mezzogiorno e il Centro-Nord. Ecco così spiegato il motivo per cui, sintetizzando l’intero volume sull’economia e sulla società del Mezzogiorno, il Direttore Bianchi invita a partire direttamente dai dati del 2020, rivelatori già a monte di «una ripresa a V, un rimbalzo nel 2021» pure per quel «tessuto connettivo del Mezzogiorno resiliente» allineato adesso con il Nord del Paese.
I DATI STIMATI. Nonostante una difficoltà complessiva molto forte, sulla base delle nuove previsioni del modello econometrico SVIMEZ appare significativa anche la crescita del PIL nel prossimo triennio: partendo dal 2021 con un 6,4% annuo, nel 2022 continuerà ad aumentare (per quanto a ritmi ridotti) su scala nazionale (+4,1%) e con il Centro-Nord (+4,2%) e il Mezzogiorno (+4%) sostanzialmente allineati, per vedere un incremento (+2,4%) più accentuato al Centro-Nord (+2,6%) piuttosto che al Sud (+1,9%) nel 2023 e presentare un differenziale Nord/Sud intorno a mezzo punto percentuale (+2% nel Centro-Nord e +1,5% nel Sud) nel 2024. Questo potrà però verificarsi, secondo il Direttore, solo a patto che «il Sud verrà investito da un fenomeno di trasformazione più che di adattamento, incoraggiato da questo nuovo mix di investimenti e riforme».
IL RUOLO DEL PNRR. Sebbene, in prospettiva di una ripresa economica, da molte parti si guardi al PNRR come imprescindibile volano, secondo SVIMEZ il Piano Nazionale non pare comunque sufficiente – da solo – a garantire una prospettiva di vera e propria ripartenza. È vero, il suo contributo è notevole, ma il quadro non si presenta ancora omogeneo: «è fondamentale – ripete, infatti, Bianchi – per accelerare il tasso di crescita del Paese, ma non basta per creare convergenza tra Centro-Nord e Mezzogiorno». A questo guarda il già tracciato sentiero delle prossime manovre economiche, sostenuto da un «“cambio di passo” delle politiche indotto dall’emergenza economica e sociale causata dalla pandemia» e indirizzato a spezzare quella «spirale perversa tra disarmo delle politiche nazionali, stagnazione economica e aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali» che (già prima del COVID-19) ha allontanato l’Italia dall’Europa e il Mezzogiorno (più una parte del Centro) dal Nord. Non dimentichiamoci poi che, tramite lo stesso PNRR, andrebbero anche vinte tutte quelle sfide legate ad una «riduzione dei divari di cittadinanza» (in termini di sanità, di formazione scolastica, di mobilità) supportando l’assorbimento delle risorse del Sud, favorendo la progettualità delle Amministrazioni decentrate del Mezzogiorno o, ancora, rafforzando la P. A..
LA SFIDA PER IL FUTURO. Il quadro prospettatosi davanti è sicuramente ricco perché caratterizzato da straordinarie opportunità, ma solamente un forte coordinamento degli interventi e un superamento delle contrapposizioni territoriali potrà renderlo concreto e realizzabile. «Credo che – conclude Bianchi – ci siano gli spazi per riaprire nel nostro Paese una discussione chiara e condivisa sull’esigenza che il grande piano di infrastrutture sociali, reso anche possibile dal PNRR, sia accompagnato da interventi volti alla perequazione delle risorse ordinarie». E questa non è altro che la grande sfida che ci si presenta innanzi, con la consapevolezza che sarà complesso trovare risposte davvero risolutive se non si metteranno in campo cooperazione e coesione sociali nel giro del prossimo triennio.