Giuseppe Pennisi, uno degli ideatori del progetto: «I risultati sono incoraggianti. Stiamo collaborando con un’università del Texas per portare gli umanoidi nelle scuole americane, ma in Italia siamo ancora lontani dal realizzare questo progetto»

Una sfida sociale per aiutare i bambini autistici nell’apprendimento. Si chiama Behaviour Labs, la start up innovativa, lanciata nel 2012, che ha sviluppato roboMate, una piattaforma di Learning Management System che migliora le prestazioni cognitive dei bambini con disturbi dello spettro autistico attraverso l’interazione con un robot.

«L’idea è nata perché a casa – afferma uno degli ideatori Giuseppe Pennisi – ci sono dei casi di autismo, così insieme ai miei cugini (Dario e Marco Lombardo ndr) abbiamo sviluppato la piattaforma, che testata dal Cnr di Messina, si è rivelata produttiva. I bambini interagendo con i robot riescono a mantenere più a lungo la concentrazione perché li considerano come degli amici».

Attualmente roboMate è in uso presso centri di ricerca, cooperative sociali, e terapisti. L’Asp di Catania, che nel 2016 ha acquistato due piattaforme robomate e relativi robot umanoidi per la terapia dell’autismo all’interno del loro centro di neuropsichiatria infantile, ha organizzato recentemente un laboratorio teatrale, che ha visto la partecipazione dei bambini del centro di riabilitazione e di alcune scuole per dare inizio a dei progetti di inclusione sociale. «È stato messo in scena il musical Il Mago di Oz, i bambini coinvolti nello spettacolo hanno interagito con i loro compagni, partecipato con dei ruoli nello spettacolo, prestando, per esempio, la voce al robot Nao che rappresentava l’uomo di Latta».

Entusiasti dei risultati che i robot registrano sui bambini affetti dal disturbo, sono soprattutto i genitori – racconta Pennisi – che notano come i loro figli siano capaci di seguire le attività predisposte. «Per loro la preoccupazione più grande è che i loro figli, senza il loro continuo sostegno, non possano avere una vita autonoma».

Behaviour Labs non è stata pensata solo per i centri di riabilitazione, ma anche per le scuole. Tuttavia la necessità di personale qualificato unito al costo del software e dei robot ne impediscono l’approdo nelle istituzioni pubbliche. «Stiamo collaborando – spiega ancora Pennisi – con un’università del Texas per portare gli umanoidi nelle scuole americane, ma in Italia siamo ancora lontani dal realizzare questo progetto».

 

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