A stare sul banco degli imputati durante l’evento organizzato dall’INDA , in vece della regina spartana, sarà l’attrice Viola Graziosi, la quale ne vestirà i panni anche ne Le Troiane, in scena per le rappresentazioni classiche nella città della fonte Aretusa

Reati di Alto Tradimento e di Intelligenze con lo Straniero a Scopo di Guerra: è questo il capo d’imputazione per cui Elena di Troia, interpretata da Viola Graziosi ne Le Troiane di Euripide in scena fino al 23 giugno al Teatro Greco di Siracusa, salirà sul banco degli imputati per l’edizione 2019 di Agòn, il processo simulato ai personaggi degli spettacoli inseriti dal 2009 nel programma delle rappresentazioni classiche dell’istituto Nazionale del Dramma Antico.

L’evento, in programma venerdì 21 giugno alle 21, è organizzato dal Fondazione Inda, The Siracusa International Institute for Criminale Justice and Human Right, Associazione Amici dell’Inda e Ordine degli Avvocati di Siracusa.

Come vuole la tradizione dopo il dibattito la giuria popolare, costituita dal pubblico che seguirà il processo, esprimerà il proprio giudizio di condanna o assoluzione nei confronti dell’imputata, in scena insieme a Gherardo Colombo a sostenere l’accusa, Vittorio Manes come legale difensore, Livia Pomodoro, Giuseppina Paterniti Martello e Loredana Faraci nella giuria. Interverranno anche le attrici Maddalena Crippa, che veste i panni di Ecuba ne Le Troiane di Euripide e Laura Marinoni, che interpreta Elena in Elena di Euripide.

«Personalmente direi che Elena è vittima, più che artefice, della guerra di Troia – commenta Viola Graziosi. Ha una sua colpevolezza, ma non si può arrivare a incolparla della guerra di Troia».

Colpevole perché ha tradito, ma di un tradimento personale. «Non credo che abbia agito per altre regioni se non per una pulsione di cui è stata vittima, per via degli dei, del fato, del destino che l’hanno resa frenetica, per usare le parole di Ecuba, come a volte la passione amorosa può fare. Lavorando su un personaggio come Elena si vanno a ricercare le ragioni per comprendere la sua umanità e poterlo anche difendere. Penso che non sia un’eroina e non è senza peccato. La scintilla scattata all’incontro con Paride e la sua scelta sono state state prese dagli uomini come pretesto per far scoppiare la guerra».

simula

Ma perché portare Elena di Troia a processo di fronte a un pubblico del 2019? «Fa un’esperienza personale di autocritica e consapevolezza che può essere condivisa da tutto il pubblico – dice l’attrice romana. È un aspetto che trovo molto moderno a cui Euripide era arrivato già secoli fa: l’uomo non è tutto d’un pezzo e forse solo se facciamo questa esperienza possiamo tentare di essere maggiormente attenti. Si cade, ci si accorge e si chiede scusa. Cosa niente affatto banale».

Se poi l’uomo che tradisci in scena è anche tuo marito nella vita reale, tutto assume un significato ancora più importante. «Il fatto che l’attore che interpreta Menelao sia il mio vero marito mi ha portato a interrogarmi maggiormente su Elena e a cercare di comprenderla all’interno di un rapporto d’amore più che sul piano esclusivamente personale. E sono arrivata alla conclusione che la coppia formata da Elena e Menelao è più reale e duratura di quelle mitiche alla Romeo e Giulietta, perché l’amore è anche conoscenza dell’altro, dei suoi limiti e delle sue debolezze».

Elena, una donna accusata principalmente dalle donne, che invece di creare una guerra come gli uomini dovrebbero sostenersi e comprendersi. «Elena è la donna moderna che rischia la sua libertà e la sua autonomia, sbaglia, riconosce l’errore e chiede scusa. E dobbiamo cercare di dare valore al gesto del singolo».

Non sarà facile di fronte a una platea di 5000 persone che voteranno e si schiereranno, ma Viola Graziosi ce la metterà tutta per far capire che Elena non abbassa la testa perché dà valore alla vita. «Proprio nel momento storico in cui il primo male che viviamo è quello del non capire più il valore della vita stessa, che va onorata fino all’ultimo respiro. E non posso non onorare chi lotta per la vita e invitare a superare questa forma di giudizio che abbiamo, soprattutto noi donne, nei confronti delle donne».

 

 

 

 

 

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