Il report “Trends and predictions”: addio Facebook e X. L’IA sarà ancora più centrale

  • Un nuovo report del Reuters Institute rivela una crescente apprensione tra i media leader riguardo alle prospettive per il prossimo anno. Quasi due terzi di loro esprimono preoccupazione per il crollo delle conversioni (referral) dalle piattaforme social.
  • Fino al 48% dei manager intervistati ritiene che eventuali accordi di licenza con piattaforme di IA comporterebbero poche risorse finanziarie per gli editori, mentre il 35% pensa che la maggior parte del denaro andrebbe ai grandi editori.
  • In termini di revenue stream, i lettori sono ancora la priorità assoluta per la maggior parte degli editori intervistati e molti segnalano un numero di abbonamenti in leggera crescita o stabile nonostante le difficoltà economiche e lo “stress da sottoscrizione” (subscription fatigue).

Questi sono alcuni dei risultati di Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2024 (Tendenze e previsioni su giornalismo, media e tecnologia 2024), report annuale pubblicato dal Reuters Institute for the Study of Journalism. Il rapporto, scritto dal Senior Research Associate Nic Newman, si basa su un sondaggio condotto su 314 CEO, direttori e digital leaders provenienti da 56 paesi. Di seguito sono riportate le conclusioni salienti dell’indagine:

Gli editori si preoccupano di un forte calo delle conversioni (referral) dalle piattaforme

Quasi due terzi (63%) dei media leader intervistati esprime preoccupazione per un significativo calo del traffico proveniente dalle piattaforme social. I dati forniti dal provider di analisi dati Chartbeat per questo rapporto indicano che il traffico verso i siti di notizie proveniente da Facebook è sceso del 48% nel 2023, mentre il traffico da X (già noto come Twitter) è diminuito del 27%.

Di fronte a questi sviluppi, gli editori stanno rivedendo le proprie priorità. Fino al 77% del campione afferma che il prossimo anno si concentrerà maggiormente sui propri canali diretti (es. sito web ndt), mentre circa un quinto (22%) prevede di ridurre gli investimenti (su quelle piattaforme ndt). Una percentuale simile (20%) prenderà in considerazione l’utilizzo di piattaforme alternative di terze parti. Riguardo alla produzione di contenuti informativi, la maggioranza degli intervistati indica l’intenzione di produrre più video (+64 netto), newsletter (+52) e podcast (+47), tuttavia molti prevedono di mantenere invariata la quantità di articoli focalizzandosi sulle poche aree residue di crescita sia per il pubblico sia per gli inserzionisti.

In merito alle piattaforme, gli intervistati dichiarano di voler puntare meno su Facebook e X destinando, invece, maggiori risorse a WhatsApp (+61) e Instagram (+39) in seguito all’introduzione da parte di Meta dei “Canali Broadcast”. Rimane forte l’interesse per le piattaforme video come TikTok (+55) e YouTube (+44), mentre Google Discover sta emergendo come una fonte di conversioni (referral) più rilevante, sebbene soggetta a fluttuazioni.

«Raggiungere il pubblico online sta diventando sempre più difficile poiché Facebook sta uscendo dal mercato delle news mentre X sta diventando meno accogliente per gli editori. Il grande timore è che in futuro queste difficoltà possano riguardare anche il traffico dai motori di ricerca, poiché i risultati basati sull’IA forniscono risposte direttamente nell’interfaccia, piuttosto che offrire link a siti di notizie».

Nic Newman, Senior Research Associate e autore del report
Gli editori sono scettici rispetto a possibili accordi con società di IA

Con l’aumento globale dell’attenzione verso le piattaforme di IA e del loro utilizzo, alcune aziende nel mondo dell’informazione mirano a stipulare accordi di licenza con esse. Tuttavia, i news leader intervistati non sono ottimisti riguardo al fatto che eventuali benefici sarebbero ripartiti equamente. Circa la metà di loro (48%) crede che i guadagni sarebbero modesti per tutti gli editori, mentre un terzo (35%) ritiene che la maggior parte del denaro andrà a quelli più grandi.

Molti degli editori intervistati scorgono importanti vantaggi nell’uso dell’IA. L’automazione delle operazioni di back-end delle notizie (56%) è ritenuta l’applicazione più significativa della tecnologia, seguita dall’offerta di suggerimenti mirati (37%) e dall’impiego in ambito commerciale (28%). Tuttavia gli editori mostrano ambivalenza in merito all’uso dell’IA per la creazione di contenuti. Oltre metà degli intervistati la ritiene la fonte più rilevante di danno reputazionale.

Solo la metà dei dirigenti intervistati è fiduciosa sulle prospettive del giornalismo nell’anno a venire

Solo la metà (47%) del nostro campione di direttori, amministratori delegati e responsabili dell’area digitale, si dichiara fiduciosa sulle prospettive del giornalismo nell’anno a venire, mentre il 12% di loro esprime poca fiducia. Le preoccupazioni riguardano l’aumento dei costi, il calo delle entrate pubblicitarie, il rallentamento della crescita degli abbonamenti e l’aumento delle minacce legali e fisiche. Tra i motivi per essere ottimisti vi è la speranza che elezioni molto combattute, sia negli Stati Uniti sia altrove, possano portare più traffico, nonostante il rischio che tale incremento possa essere temporaneo e possano anche danneggiare ulteriormente la fiducia nei media.

Gli editori continuano a investire su modelli di abbonamento e membership, con una larga maggioranza degli intervistati (80%) che li ritiene una revenue stream più importante, sia rispetto alle inserzioni tradizionali (digital display) sia a quelle di native advertising. La maggior parte di coloro che adotta un modello a pagamento segnala un leggero aumento o un numero stabile di abbonamenti nell’ultimo anno, nonostante la difficile situazione economica e le sfide legate allo “stress da sottoscrizione” (subscription fatigue).

Le cose potrebbero diventare ancora più complicate quest’anno, dal momento che sempre più piattaforme lanciano servizi premium, che includono offerte senza pubblicità e che puntano sul rispetto della privacy. Il report ipotizza che ciò potrebbe spingere gli editori a offrire in modo congiunto notizie e contenuti non informativi nel tentativo di consolidare la clientela già acquisita. Pertanto, gli abbonamenti probabilmente includeranno giochi, podcast, riviste, libri e persino contenuti di altri editori.

Gli editori scommettono su approfondimenti e soluzioni per combattere l’ elusione informativa (news avoidance)

L’elusione selettiva delle notizie  (news avoidance) e l’affaticamento informativo (news fatigue) rimangono tra le principali preoccupazioni per le società di media che cercano di mantenere vivo l’interesse verso gli eventi in corso a Gaza e in Ucraina. Le strategie che gli editori considerano fondamentali per contrastare queste tendenze includono maggiori approfondimenti di storie complesse (67%), approcci alla narrazione più costruttivi o orientati alle soluzioni (44%) e storie che possano ispirare i lettori (43%). Dalle risposte emerge invece meno interesse nel commissionare storie con un risvolto positivo (21%) o notizie leggere (18%).

Il report prevede che gli strumenti di IA in grado di cambiare il linguaggio usato negli articoli per renderli più rilevanti e maggiormente comprensibili per un pubblico specifico, saranno più diffusi nel panorama dell’informazione del 2024. L’app per la lettura delle notizie sui social Artifact, ad esempio, può riassumere un articolo in diversi stili e adattarlo a pubblici diversi. Bot, app ed estensioni del browser di questo tipo potrebbero diffondersi rapidamente nel 2024, facendo pressione sulle testate giornalistiche affinché implementino funzionalità analoghe. 


Il report Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2024

L’indagine è stata realizzata sulla base delle risposte a un questionario somministrato a 314 news leader tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre 2023. I partecipanti, provenienti da 56 Paesi, sono stati selezionati perché ricoprono posizioni Senior (editoriali, commerciali o di prodotto) presso aziende editoriali tradizionali o native digitali e sono responsabili di aspetti della strategia digitale o dei media in generale. I risultati riflettono questo campione strategico di leader del settore, non un campione rappresentativo.
Il report, supportato economicamente da Google GNI è stato curato da Nic Newman, Senior Research Associate presso il Reuters for the study of Journalism e autore principale del Digital News Report.

Il report esteso è disponibile al seguente link

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