Fuga di cervelli, arretratezza, disoccupazione, carenza di laureati: quando si parla di Sud Italia in termini di lavoro ed economia è questo ciò che viene in mente. Negli ultimi 4 anni però sembra che si sia imboccata la giusta strada, stando ai dati forniti da Invitalia a proposito del programma “Resto al Sud”.

Cos’è “Resto al Sud”. Inaugurato nel 2017, “Resto al Sud” prevede un fondo di 1 miliardo e 250 milioni di euro per la nascita di nuove imprese e attività professionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria). Chi avesse tra i 18 e i 55 anni e volesse avviare una nuova attività non di tipo agricolo o commerciale, potrebbe ottenere un contributo massimo di 200000€, con un 50% a fondo perduto e il restante 50% in forma di finanziamento senza interessi da pagare.

La situazione in Sicilia. Ad oggi i progetti approvati sono 8711, con un totale di 454 milioni di euro già erogati e la creazione di 32572 posti di lavoro. In particolare la Sicilia è al secondo posto tra le regioni beneficiarie dei fondi: fino a maggio 2021 dall’isola è giunto il 16% delle richieste presentate a Invitalia, che ha erogato 140 milioni di euro per 1230 investimenti già approvati e altri sono in fase di approvazione. Questo ha creato oltre 4500 posti di lavoro. Palermo, Catania e Messina sono le tre città siciliane che hanno presentato maggior numero di domande. Il 50% delle iniziative è afferente al turismo, il 20% al settore artigianale e la restante percentuale a quello dei servizi.

Picco di domande. Tra gli obiettivi del programma “Resto al Sud” c’è quello di stimolare la resilienza di chi non ha abbandonato la Sicilia e incrementare uno sviluppo di prossimità, che dalle grandi città si diradi ai piccoli borghi e li ripopoli. Negli ultimi due anni, con il boom dello smart working in periodo di pandemia e il conseguente rientro di molti cittadini nelle terre d’origine, “Resto al Sud” ha registrato un incremento di richieste di finanziamenti per l’avvio di nuove attività. Ben 21700 domande risultano in compilazione nella piattaforma e 23000 sono state già presentate, con il picco tra marzo 2020 e marzo 2021.   

Altre agevolazioni, ma poche domande. Al fine di agevolare ulteriormente l’avvio di nuove imprese in Sicilia, la Regione con la legge del 12 maggio 2020, art. 17 n. 9 ha concesso a chi avesse ricevuto il benestare di “Resto al Sud” di presentare domanda per altre agevolazioni. Queste prevedono contributi per le imposte versate alla Regione quali IRPEF, tasse automobilistiche per mezzi immatricolati in Sicilia e sfruttati per le attività avviate e imposte di registro, ipotecarie, catastali e di bollo per l’acquisto di beni immobili connessi allo svolgimento delle attività. Le imprese siciliane però non sembrano molto interessate a usufruire di tali benefici: nel 2020 e nel 2021 solo 6 e 4 attività hanno fatto richiesta per ricevere questi contributi. Questo significa che su una disponibilità di 3,7 milioni di euro solo 37000 sono stati ancora investiti.

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