L’opera del celebre artista, già presente in svariate parti del mondo, approda nella città etnea e lancia a tutta la comunità un messaggio di responsabilità. Affinché temi impellenti come quello ecologico non restino solo parole e riflessioni, ma diventino azione pratica in cerca di un nuovo equilibrio

Una presenza forte che inneggia alla rinascita e all’azione, una chiamata alla quale tutti sono invitati a rispondere. Il messaggio che l’installazione dell’artista biellese Michelangelo Pistoletto, “Il Terzo Paradiso”, lancia alla comunità è forte e intenso e ci rende tutti responsabili. Dopo l’inaugurazione dell’evento organizzato dalla Fondazione OELLE Mediterraneo Antico, avvenuta sabato 8 giugno sotto un sole cocente presso il Molo di Levante del Porto di Catania, l’opera sarà presente fino al 15 luglio presso la fON Gallery di Catania che ripercorre tutti i passaggi che hanno visto impegnati studenti, professori, pescatori e cittadini di tutte le età.

NATURA E ARTIFICIO. Michelangelo Pistoletto è uno degli artisti italiani più apprezzati e conosciuti al mondo. Il Terzo Paradiso è il suo ultimo progetto, partito nel 2003 con un manifesto ben definito dall’artista che ne spiega l’essenza: il primo paradiso è quello naturale in cui gli esseri umani vivevano pienamente integrati con la natura; il secondo è quello artificiale, in cui i progressi della scienza e della tecnologia hanno portato sì tanti benefici, ma parallelamente hanno anche consumato il mondo naturale, arrivando a una situazione di emergenza che richiede un nuovo equilibrio. Questo equilibrio è esplicato nel Terzo Paradiso, in cui l’umanità è chiamata a rinascere in una nuova fase della sua storia. Il simbolo scelto, che è stato anche riprodotto in tutti i continenti con più di 900 eventi realizzati, è una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito, in cui ai due cerchi già presenti ne viene aggiunto un terzo centrale, figlio appunto dell’unione tra i due estremi. «Dal 2003 a oggi c’è stato un progresso – spiega l’artista – allora si parlava di utopia, nel senso di “non luogo”. Avevo acquisito un luogo a Biella che è diventato poi la Cittàdellarte, dove è nato il simbolo del “Terzo Paradiso”. Adesso da Cittàdellarte sta diventando “Civiltà dell’arte”, un luogo vero, reale, che cresce e raccoglie tutte le persone che sentono il bisogno di partecipare a un cambiamento effettivo della società, una rigenerazione fatta insieme partendo da questo simbolo».

Foto gentilmente concessa dalla Fondazione OELLE

IL MARE E LA PLASTICA. Nelle sue realizzazioni in giro per il mondo, Il Terzo Paradiso ha sempre richiesto un’apertura tale da invitare tutti a partecipare. A Catania l’opera è stata realizzata con rifiuti plastici provenienti proprio dal nostro mare e che richiamano l’attenzione su un tema molto dibattuto e attuale: l’inquinamento dei mari e l’importanza fondamentale del Mediterraneo nei flussi sociali e culturali. La Fondazione OELLE Mediterraneo Antico, insieme agli studenti dell’Accademia di Belle Arti e a volontari di ogni età, si è impegnata a procurare i materiali e a diffondere l’iniziativa, facendo sì che l’opera prendesse vita. Una chiamata alla responsabilità comune, così come ha ribadito lo stesso Pistoletto: «Creare insieme diventa necessario, perché ci troviamo di fronte a delle realtà straordinariamente gravi, che ci rendono responsabili. Dobbiamo usare la libertà della creazione, la libertà dell’arte per andare verso una responsabilità comune».

DALLE IDEE ALL’AZIONE. Il valore del lavoro di Pistoletto sta proprio nel proporsi come motore e stimolo per un cambiamento, che non si limiti alle parole, alle critiche, alle riflessioni, ma che sfoci nell’azione di ognuno di noi verso una nuova era. «Bisogna adesso imparare a passare dalle idee all’azione – sottolinea l’artista. Prima non lo sapevamo, ma adesso sappiamo che il mondo artificiale deve essere ricondotto verso l’equilibrio con la natura». La presidente della Fondazione OELLE Ornella Laneri ha invece puntato l’attenzione sulla duplice importanza della presenza a Catania dell’opera: «La presenza del Terzo Paradiso ha un doppio valore: il primo è quello di trovarsi nel Mediterraneo. Ho sempre creduto fortemente che la Sicilia debba e possa essere il ponte che collega l’Europa col Mediterraneo sia in senso culturale che turistico e sociale. Il canto d’accoglienza del maestro è un canto che io definisco mediterraneo. Il secondo è quello di richiamare l’attenzione su un argomento che a livello mondiale deve essere affrontato».

Dettaglio dell’installazione. Foto gentilmente concessa dalla Fondazione OELLE

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