Cinquantatre anni fa tre ladri si intrufolavano nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo e con un rasoio tagliavano via dalla sua cornice la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi. Così ebbe inizio la rocambolesca storia di uno dei capolavori più tormentati del Caravaggio, in cui fanno la loro comparsa anche il Maxiprocesso del 1992 e una promessa di restituzione mai mantenuta del pentito Giovanni Brusca. Oggi quella storia, che continua a destare persino le attenzioni dell’FBI, si arricchisce di un nuovo, e questa volta positivo, capitolo. Lo scorso 24 dicembre, nell’Oratorio di San Lorenzo, infatti è stata inaugurata una reinterpretazione firmata dall’artista genovese Vanessa Beercroft, in omaggio alla tela caravaggesca. L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto NEXT, promosso dall’associazione Amici dei musei siciliani, che sin dal 2010 ha visto numerosi artisti – tra cui Alessandro Bazan and Fulvio Di Piazza – cimentarsi nell’impresa di realizzare delle opere che non solo richiamassero quella dell’artista lombardo nell’iconografia ma anche nelle dimensioni, dal momento che le copie devono adattarsi perfettamente allo spazio lasciato vuoto dai ladri in seguito al misfatto. Un criterio al quale ha deciso di attenersi anche la Beecroft, artista già nota per le sue performance tra teatro e scultura (l’ultima delle quali a palazzo Abatellis a Palermo) e i suoi tableau vivant, ma che si è ritrovata a suo agio anche nel lavoro su tela: «Con la mia Natività, voglio rispettare l’iconografia di Caravaggio – ha raccontato la Beecroft – Ho quindi scelto di lasciare il Divino nella luce e di mettere in ombra le figure umane di quest’opera d’arte». 

La tela sarà visitabile nella sua attuale collocazione dietro l’altare fino all’8 gennaio, per  poi essere esposta in altri locali fino al 17 ottobre 2023, in ricordo dell’ultima data in cui la Natività originale poteva ancora essere ammirata dai siciliani. Qualora, tuttavia, non vi trovaste nei dintorni di Palermo, esiste un’altra possibilità di ammirare un ricordo del grande quadro andato perduto. A Catania, infatti, precisamente presso il museo del Castello Ursino, si trova l’unica copia quasi coeva del dipinto realizzata dal poco noto artista Paolo Geraci, che compose la tela soltanto 30 anni dopo l’originale. 

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