La fine del percorso universitario rappresenta certamente per ogni studente il coronamento felice di tanti anni di impegno e sacrifici. Ma anche uno snodo cruciale che può dare adito ad ansie e timori. L’ingresso nel mondo del lavoro, infatti, si rivela spesso una giungla in cui è difficile orientarsi. E, un po’ a sorpresa, questo vale anche per i laureati e i dottori di ricerca in materie scientifiche. Così, tra inglesismi un po’ invasivisivi come soft skills e job interview, e percorsi di studio che spesso non danno giusta rilevanza alle competenze effettivamente richieste nel mondo del lavoro, l’approdo in un’azienda che faccia al caso proprio rischia di diventare complesso. A tal proposito, un recente studio di Nature mostra addirittura come i livelli di stress, ansia e depressione dei laureati e dottori di ricerca siano più alti rispetto a quelli di una normale popolazione. Non sapendo cosa li attenderà, 1 laureato su 2 appare timoroso e ansioso riguardo al suo futuro. 

Nonostante, dunque, l’Italia abbia alle spalle una tradizione di eccellenze nell’ambito scientifico, oggi è acclarato il gap che esiste tra formazione e esperienza sul campo. E proprio da questo dilemma comincia anche la storia di Alessio Travaglia, dottore di ricerca all’Università di Catania: «Poco dopo la laurea, anche io mi sono chiesto quali possibilità potessi avere come scienziato, cosa ricercasse un’azienda in giovani laureati con una formazione scientifica come la mia o come si ottenesse un primo lavoro gratificante. Discutendo con altri colleghi con un’esperienza simile, è nata l’idea di Scientists 2 Industry, una start-up pensata in Italia da scienziati per scienziati con lo scopo di aiutare giovani in possesso di un titolo nella transizione dal mondo accademico a quello aziendale». Una realtà per scienziati, quindi, pensata per venire incontro alle esigenze degli scienziati.

Alessio Travaglia, founder Scientists 2 Industry

Attraverso il percorso denominato “Bridge – Master program” non solo si possono normalizzare le proprie ansie e paure, ma si inizia proprio dal comprendere quali siano le sostanziali differenze tra l’università e la carriera aziendale. Se il curriculum è sempre stato un grande cruccio dopo la laurea, S2I ne esemplifica alcuni modelli da utilizzare in base al contesto d’uso e al tipo di presentazione che si vuole dare della propria persona, aiutando lo scienziato a capire quali sono i suoi punti di forza, cosa porta in azienda e come può gestire un’intervista di conoscenza. Sebbene rivolta alle cose che più si trascurano e tralasciano tra quelle fondamentali, l’attenzione è poi rivolta anche al network tra pari, ai siti web e ai gruppi di comunicazione a partire dai quali cercare un lavoro, agli strumenti (la cover letter o il sommario delle qualifiche ne sono un esempio) necessari per potersi muovere con serenità, al lavoro in team, al linguaggio scientifico e al famigerato colloquio di lavoro ora analizzato in tutte le sue fasi.

Passi necessari, che ha dovuto compiere con fatica anche Alessio, ricercatore 27enne: «Anche se adesso dirigo lArea scientifica in un’azienda americana che si occupa di Neuroscienze, non riesco a smettere di pensare a tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare per arrivare fin qui. So bene quanto sia difficile avviare correttamente la propria carriera in azienda, soprattutto quando non si vuole rimanere in accademia o semplicemente si vogliono esplorare le opportunità fuori dall’università».

Perché la vera sfida non è trovare lavoro. Ma trovare quello giusto.

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