«In “Occhio a li turchi”
la commedia dell’arte
prende vita al fossato
del Castello Ursino»
Lo spettacolo andrà in scena sabato 10 e domenica 11 giugno, alle 21, nella singolare location. La regista, Marzia Ciulla di “Gammazita”: «Nel testo teatrale personaggi positivi e negativi tornano a essere tutti sullo steso livello»
Amori travolgenti, avventure emozionanti, sogni tra terra e mare e battaglie che tolgono il fiato animeranno il fossato del Castello Ursino, nella centralissima piazza Federico II di Svevia a Catania, tra le mura antiche della città e le maschere e i costumi di scena della commedia dell’arte.
Arlecchino, Colombina, Pantalone e tutti gli altri torneranno al centro della scena sabato 10 e domenica 11 giugno, alle 21, nello spettacolo gratuito Occhio A Li Turchi, diretto dall’attrice e regista nissena Marzia Ciulla e promosso dall’associazione culturale Gammazita in seno alle attività formative annuali del Festival Internazionale di Arti di Strada di Catania Ursino Buskers.
Siamo nel 1500 e la storia ruota attorno alle vicende amorose di un corsaro calabrese appartenente alla flotta ottomana, che tra mille peripezie cerca di realizzare il sogno di sposare la sua amata.
«Lo spettacolo chiude il quarto laboratorio di commedia dell’arte – racconta a Sicilian Post Marzia Ciulla durante le prove generali -. In scena ci sono nove allievi che hanno conosciuto questa commedia nel corso del laboratorio e hanno deciso di mettersi alla prova e sperimentare le proprie capacità». Chi per la prima volta, chi invece forte dell’esperienza maturata negli anni scorsi. A fianco a loro la stessa Marzia Ciulla insieme a Niall Dowling, ex alunno che oggi sostiene il progetto, accompagnati dalla musica dal vivo di Pasqualino Cacciola, Roberto Fuzio e Dario Pruiti, che si scateneranno a suon di tamburelli e chitarre.
Un momento dello spettacolo
Lo spettacolo è il momento culmine non solo del laboratorio, ma anche di tutta una serie di iniziative portate avanti dall’associazione culturale. Dalle visite al pozzo di Gammazita, durante cui è stata raccontata la storia di Catania in varie sfaccettature, alla canzone di Rosa Balistreri che narra del rapimento di una ragazza da parte dei turchi. «Il canovaccio di questa storia è nato da una serie di coincidenze – racconta la regista – e in pieno stile commedia dopo fraintendimenti e momenti di tensione alla fine si ristabilisce l’ordine delle cose, senza vincitori o vinti. I personaggi positivi e negativi tornano a essere tutti sullo stesso livello».
Oltre a condurre gli spettatori alla scoperta di storie e scorci inediti della Catania antica, la piece invita anche a una riflessione. «A Catania “turco” significa straniero e lo spettacolo rielabora in maniera divertente la paura atavica verso chi viene da lontano, cercando di smontare la questione e ristabilire l’ordine. Proprio come accade nella commedia».