Basta guardare l’applicazione meteo di uno smartphone per conoscere la qualità dell’aria della propria città e rendersi conto che raramente è buona: polveri sottili (PM10, PM2.5) e biossido di azoto (NO2) prodotti dal traffico veicolare, dagli impianti di riscaldamento e dalle industrie generano effetti nocivi sulla salute degli esseri viventi.

Stando al rapporto Mal’aria 2023 pubblicato da Legambiente, le principali città italiane stentano ad abbassare il livello di inquinanti presenti nell’atmosfera – e se è vero che al Nord c’è una percentuale più alta di polveri sottili, è anche vero che al Sud, con un occhio di riguardo verso la Sicilia, non sono bassi i livelli di NO2 a causa dell’alto numero di veicoli di categoria Euro 3 ed Euro 4 ancora in circolo. Il report attesta, infatti, che Catania e Palermo, le due principali città metropolitane della Sicilia, hanno un livello di biossido di azoto rispettivamente pari a 34 e 35 µg/mc (microgrammi su metro cubo) e rientrano tra le 12 città più inquinate da questo agente. Benché oggi il limite annuale sia di 40 µg/mc, entro il 2030 bisogna arrivare a 20 µg/mc ed entro il 10 µg/mc, obiettivi attualmente irraggiungibili. Le due metropoli hanno solo 7 anni per far scendere i livelli di oltre il 40% (44% Palermo, 41% Catania) e perché questo avvenga è necessario intervenire prima di tutto sulla mobilità.

INQUINAMENTO VEICOLARE E RIMEDI LONTANI. In Sicilia mancano zone a basse emissioni (LEZ: Low Emission Zone), che limitano la circolazione di veicoli molto inquinanti da Euro 2 a Euro 6 diesel: in tali aree la circolazione dei suddetti mezzi è interdetta o concessa solo previo costoso pedaggio. Di conseguenza, la presenza di veicoli che non rispettano la normativa Euro 6 è molto bassa in città come Milano, che ha sottoposto a regime 136 kmq lungo i confini comunali. Al contrario in Sicilia, secondo i dati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) nel 2022, persino il trasporto pubblico locale (TPL) è ancora obsoleto: a Catania il 44% del TPL è di categoria pari a o inferiore a Euro 4 e solo il 31% Euro 6b. Meglio Palermo e Messina, dove il 73% e il 76% dei mezzi di trasporto pubblici sono Euro 6b. Non dissimile la situazione per il parco auto in circolazione, dato che la maggior parte delle automobili nelle tre città metropolitane della Sicilia sono a benzina o gasolio e di tipo Euro 3. A questo si aggiunge che il tasso di motorizzazione a Catania, Palermo e Messina è tra i più alti d’Italia, con il picco di 792 vetture ogni 1000 abitanti nel 2020 nel capoluogo etneo. È evidente la correlazione tra l’alto numero di auto private in circolazione e la scarsa offerta di trasporto pubblico: a Palermo, Messina e Catania non si raggiungono i 2000 posti-km/abitante tra autobus, tram e metropolitana (dove presenti). Ora si attende che la situazione migliori grazie ai fondi del PNRR destinati ai Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (PUMS) in base al livello di inquinamento e al numero di abitanti. La Legge 9/11/2021 n. 156 vieta la circolazione di veicoli per il trasporto pubblico Euro 2 dall’1 gennaio 2023 ed Euro 3 dal prossimo anno: pertanto si rende necessario un ammodernamento del TPL con l’acquisto di bus a zero emissioni. Le risorse destinate a Catania ammontano a €78.468.909,00, quelle per Palermo a €88.799.368,00 e quelle per Messina a €55.619.632,00: molto meno dei quasi 250 mln destinati a Milano, ma proporzionati ai livelli di inquinamento nell’aria.

C’È TANTO DA PEDALARE. Non parliamo solo di trasporto pubblico, ma anche di mobilità sostenibile, per esempio di piste ciclabili: il Sud Italia è ancora indietro, in Sicilia le ciclabili di Palermo, Messina, Catania e Ragusa sono il fanalino di coda della penisola. Laddove Torino e Milano, capolista, hanno 149,9 e 161,3 km di piste ciclabili per 100 kmq, nell’isola solo Palermo raggiunge i 10km di ciclabile, Catania sfiora i 4 e mezzo (fonte: PGMC, Piano Generale della Mobilità Ciclistica). A compensare, in parte, il ricorso ai monopattini elettrici introdotti nel 2021 in molti comuni dell’isola: nella classica di sharing elaborata dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, Palermo si colloca al quinto posto della Top10 delle città che hanno a disposizione il servizio di condivisione mezzi proprio grazie ai monopattini. La situazione potrebbe migliorare con i fondi stanziati dal D.M. n. 344 del 10/8/2020 che ha stanziato 137,2 milioni per la circolazione ciclistica stradale: di questi circa 2 mln sono stati destinati a Palermo e Catania, uno a Messina. Altre risorse ancora contribuiranno a far crescere la rete ciclabile, mettere a disposizione più biciclette e più stalli e migliorare il collegamento tra le due ruote e la mobilità pubblica. A tal proposito la Rete Ferroviaria Italiana e il MIMS hanno sviluppato una serie di indirizzi strategici per l’intermodalità delle stazioni ferroviarie della Città metropolitana di Catania al fine di migliorare i collegamenti urbani e regionali.

UN SOLE CHE SCALDA. Al di là dell’inquinamento veicolare, gran parte delle emissioni è generata anche dagli impianti di riscaldamento ormai obsoleti o collocati in abitazioni che disperdono il calore. Da qui il ricorso ai vari interventi di riqualificazione energetica incentivati da bonus come Ecobonus e Ristrutturazioni 110%, che consentono l’installazione domestica di fonti energetiche rinnovabili. La Sicilia potrebbe puntare molto sull’energia solare: essa è seconda solo alla Lombardia come potenziale fotovoltaico ipotizzato di 12000 megawatt (The European House Ambrosetti). A tal proposito è notizia fresca che la 3Sun gigafactory di Enel a Catania completerà nel 2024 la realizzazione della più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Europa con una tecnologia unica al mondo. Un incremento produttivo che consentirà di passare dall’attuale capacità di 200 megawattora a circa 3 gigawatt l’anno. Non resta che concretizzare tutti questi interventi al più presto, visto che il tempo a disposizione sembra diminuire sempre più in fretta.

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